7. Il blasfemo esorcista non collabora

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Era soffocante. Malgrado l'aria derelitta che le riempiva i polmoni di polvere a ogni respiro, nel frangente di tempo in cui era rimasta sola con Emily e Keiran, il salotto le era quasi parso accogliente; un luogo caldo e tranquillo. Quel fragile equilibrio si era tuttavia infranto con il ritorno dei ragazzi. Con loro, un'atmosfera tesa e impregnata di paura era discesa nella sala come un velo opprimente, ricoprendo ogni angolo, ogni dettaglio. Si era avviluppata al suo corpo, facendole formicolare la pelle con fastidiosa insistenza. Da allora, Alex si sentiva accaldata, nonostante il freddo che s'insinuava attraverso i muri marci della villa. La presenza di altri individui che si muovevano attorno a lei senza uno scopo preciso la faceva sentire accerchiata e intrappolata. Il bisogno di uscire da lì, dapprima solo una sensazione irritante, si fece sempre più intollerabile.

Strinse i pugni, cercando di calmarsi. Alla fine, c'erano pur sempre delle buone notizie nell'aria.

Una pecorella aveva smarrito la strada per l'ovile.

E i lupi l'avevano ghermita nelle loro fauci.

Fremette. Le sue mani ebbero un leggero spasmo. Protetta dal cappuccio della mantella, Alex si ritrovò a sorridere. Gli eventi si erano messi in moto; il gioco era iniziato e chiunque fosse il loro avversario aveva già attuato la propria mossa. Mentre loro...

Voltò lo sguardo colmo di disappunto. Seduta al suo fianco sull'imbottitura logora del divano, Emily continuava a rigirare tra le dita il cellulare di Leyla con gesti meccanici. Ormai non lo guardava nemmeno; si limitava a osservare il vuoto davanti a lei, lo sguardo vacuo. Sarah, in equilibrio sul bracciolo, si limitava ad accarezzarle la schiena e a scrutarla con apprensione.

«Dove l'avete trovato?» mormorò Emily, la voce flebile.

Ren, impegnato in un'accesa discussione con Mark per riuscire a ricostruire i fatti, si bloccò. I ragazzi si voltarono entrambi nella sua direzione. Persino John e Dakota, rimasti in disparte accanto al caminetto, si azzittirono e attesero una risposta.

«Al primo piano, vicino la zona del dormitorio» rispose Mark, l'espressione colpevole che gli ammorbidiva i lineamenti del volto. «Non faceva altro che lamentarsi, per cui l'abbiamo preceduta e un attimo dopo puff... sparita. Siamo subito ritornati indietro e abbiamo trovato il suo cellulare per terra.»

«Mi dispiace» aggiunse in fretta Sarah. «Eravamo sicuri che fosse dietro di noi.»

«Forse si è solo infilata in una stanza per smaltire la sbornia» meditò Gregory, ma Mark scosse il capo. «Abbiamo guardato ovunque, ma non c'era alcuna traccia della sua presenza.»

Alex si lasciò sfuggire un sospiro. Proprio non si capacitava della loro preoccupazione. Senza Leyla, le loro probabilità di uscire da quella casa infestata si erano alzate di molto, quindi perché angosciarsi tanto invece di elaborare un piano di fuga?

«Beh, andate a cercarla con una bottiglia di vodka alla fragola» commentò alla fine, esasperata da quegli sproloqui. «Se la lanciate in aria magari lei comparirà all'improvviso prendendola in bocca.»

I ragazzi si bloccarono. Improvvisamente al centro dell'attenzione, Alex si accorse dello sguardo esterrefatto che Emily le rivolse. «Alex! Leyla non è un cane.»

In tutta risposta, si limitò a ricambiare il suo sguardo con un sopracciglio alzato in modo plateale.

Emily strinse le labbra, per poi scuotere il capo. «Sei davvero scorretta quando fai così...»

«Little Bunny! Così mi offendi!» sbottò lei. «Quando mai sono stata corretta?»

«Ok, ora basta!» Ren si mise in mezzo, posizionandosi davanti a Emily con un'espressione scura in volto. Sentendosi minacciata dalla sua presenza, la ragazza sembrò sprofondare ancora di più sul sofà.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora