4. Una chiacchierata tranquilla

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«Sei sicura?»

«Sì, sto bene qui.» Per evidenziare tale esclamazione, Alex alzò il libro che aveva selezionato dalla raccolta della casa senza troppa convinzione: una vecchia copia de La Tempesta di Shakespeare. Ritornata al suo posto e impaziente di poter ignorare gli altri con la scusa di quella lettura, lanciava ben poche occhiate al gruppo, nonostante avesse una buona visuale di ciò che accadeva nella sala grazie alla sua posizione. Non l'aveva scelta a caso. Poteva anche trovarsi lontano dal chiarore del fuoco, essendo così costretta a stringere gli occhi per poter leggere le pagine che sapeva già a memoria, ma tale disagio era un prezzo che pagava ben volentieri per la vicinanza alla porta. Se le cose fossero andate male, avrebbe potuto tranquillamente scappare, abbandonando i ragazzi al loro destino. Per cui non si fece scrupoli a posare il libro sul tavolino, trattenendo appena un colpo di tosse per la nuvola di polvere che sprigionò.

Udì Emily sospirare, ma la ragazza decise saggiamente di dedicarsi agli altri. Erano stranamente quieti; un bel passo avanti rispetto al caos che si era protratto fino a quel momento, che le permise di notare subito lo strano comportamento di Keiran. Continuava a lanciare occhiate a Ren, come se si aspettasse una qualche reazione da lui per il suo rifiuto di partecipare al gioco. Il giovane lo ignorava in silenzio, limitandosi a osservarla per conto suo quando non intratteneva Dakota.

Le venne spontaneo chiedersi da quando la sua opinione fosse diventata un caso di rilievo nazionale.

«Molto bene, venite tutti sul tappeto e sedetevi in modo da formare un cerchio. Mi raccomando, durante la seduta non dovrete mai romperlo o...»

«Fammi indovinare» esclamò Mark, interrompendo Emily. «Se il cerchio dovesse spezzarsi, gli spiriti richiamati sarebbero liberi di vagare per il nostro mondo e ucciderci tutti. Lo sappiamo. Tutti noi abbiamo visto almeno un film horror nella vita.»

Con la coda dell'occhio, Alex vide Keiran scuotere amaramente il capo. Lui e Sarah si erano accomodati nella poltrona accanto al fuoco e Sarah... Stava già iniziando a prendere appunti. Probabilmente Emily glieli avrebbe chiesti in seguito, in modo da aggiornare la sua storia.

«Oh, andiamo! Non è mai morto nessuno per una cosa del genere. E poi sono solo bambini. Cosa potrebbero farci?» sentenziò Dakota, posando una mano sulla coscia di Ren.

«Uccidervi, magari?»

Non era riuscita a trattenersi e si era ritrovata a fare il verso a Mark. Inutile dire che ebbe tutti gli occhi puntati addosso.

«Come sei fatalista.»

«Considerando il contesto direi di sì. E tecnicamente non sono bambini, ma fantasmi. E non so quale dei due sia peggio... Forse i bambini.»

Una risatina spezzò l'atmosfera tesa che si era creata, tanto che Ren dovette ricomporsi, ignorando le occhiate stizzite che ricevette a favore di Alex, ritornata nel dimenticatoio.

«In ogni caso sarò io a rivolgere le domande agli spiriti, quindi non parlate a vanvera, non servirà a nulla.» Emily lanciò uno sguardo al gruppo per richiamare l'attenzione e quando il cerchio fu formato annuì soddisfatta. Prese il sacchetto e rovesciò il suo contenuto al centro, rivelando una dozzina di dadi. Al posto dei numeri, sulle facce erano state trascritte le lettere dell'alfabeto con un pennarello nero. Li prese in mano e guardò uno a uno i presenti.

«Molto bene, direi d'iniziare.»

«Ma sei sicura che quei cosi siano affidabili?» le domandò all'improvviso Leyla, facendole scivolare un dado dalle dita. «Non sapevo che foste così sciattoni da non potervi permette una tavola Ouja come si deve.»

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora