23. No Spoiler

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Piccola nota: Non sono ancora morta... purtroppo. Ma, problemi logistici a parte e io che ho perso fiducia nella tecnologia e nel mondo, non ho ancora perso la voglia di continuare questo parto mentale. Dopotutto mi mancavano i capitoli ignoranti come questo. Ok, Alex e i pirla non avevano una scena insieme da secoli, quindi posso essermi lasciata trasportare. Ma è stato utile per ricollegarsi agli eventi passati. A proposito, ho aggiunto una scena finale nel capitolo precedente. Non era nulla di che, ma servirà per più avanti.

E ora vediamo se mi ricordo come si scrive.







Raccontare ciò che aveva scoperto si rivelò fin troppo semplice: niente giri di parole o indoramenti di pillole non meglio identificate; rimase il più possibile fedele ai fatti a cui aveva assistito e inserì tutti i dettagli che potevano fornire una prospettiva migliore all'intera vicenda. La vita sfarzosa dei Pennington, i piani di Mrs. Pennington per i ragazzi, l'arrivo dei gemelli e di Gallivan... Ogni tassello del puzzle incominciava a posizionarsi al proprio posto, mostrando squarci della verità nascosta tra quelle mura. Certo, aveva censurato qualche piccolezza che la riguardava in prima persona, ma in fondo quegli idioti non avevano bisogno di conoscerle per arrivare al succo della faccenda. No, quello che le risultò difficile fu narrare il tutto mentre cercava di mitigare la fame che l'aveva colta con parte delle scorte di Emily, che si era appostata alle sue spalle per pettinarle e a intrecciarle ancora i capelli arruffati per puro spirito d'iniziativa. Parlare con la bocca piena non rientrava nelle sue prerogative, ma aveva davvero necessità di ricaricare le batterie prima di procedere oltre, indipendentemente dagli sguardi riluttanti che la circondavano. O le volte in cui esagerava con i dettagli cruenti e qualcuno faceva capire il suo disappunto strattonandole a tradimento un nodo tra le ciocche. L'elastico rosa shocking con una clip a forma di stellina sorridente fu un colpo basso.

Quando finì la storia della buonanotte, Alex si accorse che nonostante i suoi sforzi di mantenere un tono leggero, l'atmosfera greve nel salotto era solo peggiorata. E, considerate le condizioni grottesche in cui verteva la stanza rispetto a quando era partita per la sua scampagnata, poteva considerarsi una tragedia. Avvertì Emily allontanarsi, soffocando il gemito che le sfuggì dalle labbra mangiucchiate con le dita. Anche Gregory e gli altri dimostrarono il loro cordoglio abbassando il capo o scuotendolo con disapprovazione, incapaci di quantificare il loro orrore.

Alex si limitò ad accartocciare tra le mani l'involucro delle merendine che aveva appena divorato in una palla, provocando un rumore per nulla consono a ciò che aveva appena svelato. «Allora, avete domande o sono stata chiara?» La lanciò verso uno zaino abbandonato a terra, mancando di molto lo spazio lasciato dalla zip aperta. Scioccò la lingua in disappunto, osservando l'ammasso di plastica roteare nella penombra. Si appuntò di raccoglierlo in futuro dato che il suo fondoschiena stava fin troppo comodo dov'era.

«Quei bambini... è terribile» mormorò Sarah con apprensione. John le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla, ma la ragazza non ci fece caso, continuando a osservare un punto indistinto della stanza, persa nei suoi pensieri.

«Non può essere vero.» Emily tirò sul col naso. Gregory tentò di consolarla, ma lei si limitò a scuotere i ricci scompigliati, gli occhi lucidi. «È così triste. Mrs. Pennington ha dato anima e cuore per questi bambini, li considerava come suoi figli, eppure... Alla fine li ha uccisi.»

«Possiamo concentrarci sul fulcro della questione?» tentò d'intromettersi Alex con una punta di fastidio nella voce, accavallando le gambe con una smorfia di fastidio.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora