21. La casa per bambini normali di Mrs. Pennington

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Percepire il tepore del sole sulla propria pelle poteva definirsi come la vera sorpresa della nottata.

Fu questa la prima sensazione che riconobbe una volta libera dall'oppressione del nulla. E mentre ricordi a lei estranei si delineavano, unendosi e plasmandosi in un unico flusso di coscienza, una storia dalle tinte passate e dall'aroma drammatico, Alex si rese conto di un dettaglio fondamentale. Con le palpebre ancora calate e il corpo squassato dai numerosi stimoli esterni che man mano divenivano sempre più concreti, socchiuse le labbra, liberando il respiro che aveva trattenuto fino a quel momento.

Non aveva con sé i popcorn.

Non avrebbero fatto alcuna differenza in quel mondo onirico, questo era certo, ma ormai le era venuta voglia di sgranocchiare qualcosa impregnato di burro fuso mentre osservava le improbabili e contorte memorie episodiche offerte dai marmocchi. O magari dei pancakes. Forse erano più facili da reperire.

Si accontentava di poco. Eccetto dei biscotti all'uvetta della Bestia di Satana.

Una lama di luce le fece stringere le palpebre con più forza, costringendola a prendere una posizione. D'istinto Alex sollevò una mano per proteggersi il viso da quel bagliore irruento, godendo al contempo della sensazione rigenerante che la calura del meriggio le trasmise. Inclinò il capo verso il cielo terso e inspirò a fondo, l'aroma erboso e tiepido dell'aria la pervase. Una brezza gentile le accarezzò i capelli, ondeggiando tra le gramigne che crescevano prolifere in prossimità della dimora e mitigando il tepore con la sua frescura. Così leggera, così profumata e nostalgica.

Così falsa.

Il lieve sorriso che le aveva addolcito i lineamenti fino a quel momento si distese in una linea austera. Soprappensiero, Alex lambì una spiga accanto a lei con le punta delle dita, avvertendone la ruvidezza contro i polpastrelli. Con un gesto secco la spezzò, sbriciolandone i chicchi sotto il suo sguardo accorto. L'uno dopo l'altro caddero ai suoi piedi. Scrollò le spalle con indifferenza. Trovava divertente e meravigliosa la capacità dei sensi d'irretire la mente con percezioni del tutto errate; illusioni create dal cervello per le più piccole interferenze. Bugie innocenti, errori di calcolo. Così semplici da manipolare. E da ricreare.

Ma ugualmente pericolose.

Ormai di cattivo umore per non aver ancora trovato qualcosa di commestibile per verificare l'alterazione del gusto, si accorse quasi per caso dell'allegro vociare trasportato dal vento. Controvoglia si ricompose, dirigendosi verso l'origine di tale eufonia con passo leggero. Dopotutto aveva un lavoro da fare.

Li trovò nel pezzo di giardino situato sul lato sinistro della magione, non molto lontani dal melo dove Christopher, appollaiato sull'altalena, stava leggendo un libro consunto. Ellery e Jasper erano in disparte, intenti a passarsi un pallone di cuoio con aria annoiata e a lanciare occhiate al gruppetto che stava intonando ilare Ring around the rosie.

Alex seguì il loro sguardo e si fermò, concentrata e attratta dalla figura femminile che spiccava tra quei marmocchi. Le sue labbra iniziarono a muoversi da sole; trascinata da quella visione, cominciò a canticchiare anch'essa l'unica versione che riteneva appropriata per quella filastrocca: Shoots and Ladders dei Korn.

Mrs. Pennington emanava vitalità. Cantava e volteggiava assieme ai bambini più piccoli, ignorando i boccoli biondi che le sfuggivano dalla crocchia a ogni balzo e il rossore che le macchiava le guance piene. Non appariva austera, distaccata e stoica come aveva immaginato, o come le circostanze avrebbero preteso dalla sua posizione. Era invece felice, priva di pensieri, e tale serenità sembrava contagiare chiunque avesse attorno. O quasi.

When the children playDove le storie prendono vita. Scoprilo ora