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Usciamo dall'albergo, ed il marciapiede ci accoglie, freddo e grigio, ma allo stesso tempo come una distesa infinita di possibilità.
Io e Christian camminiamo uno di fianco all'altro per un po', mentre io mi meraviglio della magnificenza di tutti questi grattacieli, e dei negozi ad ogni angolo della strada.
Pasticcerie dalle vetrine invitanti, ristoranti alla moda e boutique eleganti.
«Dove vuoi andare?», mi domanda, fermandosi in mezzo alla strada, rischiando di scontrarsi con una signora anziana.
«Mi scusi», le dice, ma la signora non si volta e continua per la sua strada.
Torna a guardare me, aspetta ancora una risposta.
«Non lo so».
«Non vuoi dirmelo», mi corregge, e forse ha ragione.
Ho sempre faticato troppo nel dire cosa realmente provavo o desideravo, come se ogni volta potesse essere la cosa sbagliata.
«Dove vuoi andare?», ripete, facendo un passo verso di me.
Vorrei essere in grado di sorreggere il suo sguardo, di dirgli la verità senza temere ad ogni istante di poter cadere, di poter essere derisa o rimproverata.
Vorrei soltanto.
Ma non faccio mai nulla per ottenerlo.
Forse è il momento di cambiare.
Di fare qualcosa.
«A Central Park», ammetto, mentre aspetto una sua reazione.
Un suo qualsiasi cambiamento che mi faccia capire che ciò che ho detto è per qualche strana ragione, che non ho colto, sbagliato.
Ed invece Christian mi sorride.
«Proprio lì dove volevo essere», dice, ma dubito della sua sincerità, anche se non dubito del fatto che gli faccia piacere andare.
«Ad una condizione però», dico io, alzando gli occhi al cielo di un azzurro così debole da sembrare quasi grigio.
Christian mi scruta incuriosito.
«Quale?».
«Anche se inizia a piovere non torneremo indietro, voglio vedere Central Park, almeno in parte, e non voglio che sia la pioggia ad impedirmelo», spiego, mentre sento una strana euforia impossessarsi della mia lingua, della mia voce, fino a farle tremare.
Voglio stare con Christian, passare questa giornata con lui più di qualsiasi altra cosa, ed ora che ho avuto il coraggio di ammetterlo, almeno a me stessa, non mi sembra che le cose siano meno terribili, ma almeno posso godere del loro lato migliore.
E non riesco a credere di aver pensato quelle cose di lui, ieri sera, di essere stata sul punto di morire di freddo, per una stupida idea che mi ero fatta in quell'istante.
Mi vergogno di me stessa, e ancora più di prima, per tutti gli errori che continuo a compiere, come se quelli già compiuti non potessero bastare.
Ma ora non voglio ripensare alla mio essere così indegna delle attenzioni di Christian.
Voglio vivere, almeno oggi.

«Andiamo allora», Christian mi prende per mano e mi guida fino ad un taxi.
Raggiungiamo Central Park in pochi minuti, ed io so già che non riusciremo a visitarlo tutto, ma non mi importa.
Mi basta già averlo visto.
Iniziamo a passeggiare mano nella mano, come una coppietta di fidanzatini, e la cosa mi eccita e terrorizza allo stesso tempo.
Non voglio essere la sua ragazza, cioè, non so se voglio, ma sicuramente avrei paura ad esserlo.
Nonostante Christian sia sempre gentile.

«No!», esclama, di punto in bianco, fermandosi al centro del sentiero che stavamo percorrendo.
Lo guardo confusa.
Ha un'espressione in volto, un misto tra gioia e incredulità.
«Le mele caramellate, non le avevo mai viste dal vivo, ti prego, Golden, dimmi che anche tu hai sognato almeno una volta di provarle», mi spiega, indicandomi il chiosco a pochi metri da noi.
Lo guardo ancora sorpresa, non in grado di capire da dove sia uscito questo Christian ancora così bambino, ancora più adorabile.
«Perché se non è così... dovrò riconsiderare i miei sentimenti», continua, abbassando il tono della voce, rendendolo più profondo, facendomi quasi credere alle sue parole.
Davvero parla di sentimenti?
«Allora?», mi osserva, attende che io dica qualcosa, ma non so proprio cosa dire.
Ho soltanto voglia di ridere.
Ed è quello che inizio a fare.
«Non ridere di me».
«Non sto ridendo di te...», cerco di mentire, ma non so proprio di cos'altro dovrei ridere, in questo momento.
«Dopo che le avremo assaggiate, capirai quanto male hai fatto a non averle desiderate prima», continua, riafferrandomi la mano e trascinandomi verso il chiosco.
Ne prende una e poi torna a guardarmi.
«A te l'onore del primo morso», mi informa, porgendo la mela verso di me.
Il caramello che la ricopre è lucido e tremendamente invitante, ma non voglio dargli questa soddisfazione.
E non riesco a smettere di ridere.
«E se non mi piace?», domando, con tono di sfida.
«Significa che ne mangerò di più io», risponde, con tono ingenuo.
Continua a tenere la mela nelle vicinanze della mia bocca, e so che prima o poi dovrò morderla.
«Mi sento Eva, e sappiamo già che questa cosa non andrà a buon fine», rispondo, prima di dare un morso.
«Se cadrò in un sonno profondo, poi non credo basterebbe il tuo bacio per risvegliarmi», parlo mentre mastico il boccone succulento.
Il caramello è dolcissimo e sa di cannella, e la mela è ancora meglio.
Mentre lo mando giù rifletto su cosa ho appena detto, e mi stupisco da sola del modo in cui sia semplice scherzare con lui.
«Uh», sospira lui.
«Sicura che non basterebbe il mio bacio? Forse ho fatto l'errore più grande della mia vita», aggiunge, riferendosi al mio ipotetico sonno senza fine.
«Non saprei...», rispondo, non riuscendo ad aggiungere altro, mentre mi lecco le labbra appiccicose a causa del caramello.
Christian mi si avvicina, i suoi occhi sono ad un battito dai miei.
«Non posso provare, vero?», domanda, con un'espressione così innocente da farmi intenerire ad un punto in cui non credevo fosse così semplice sentirsi patetici.
Ha negli occhi l'espressione di quel bambino che sa già di aver chiesto troppo, eppure chiede lo stesso, perché è ciò che desidera, e non lascerà andare ciò che vuole senza prima aver insistito per conquistarlo.
Ma io non so come rispondere a questa espressione.
Mi sento spiazzata.
Faccio un passo indietro, ed abbasso lo sguardo.
Non sono pronta.
Non sono pronta per ricevere un bacio da lui.
Non sono pronta per essere baciata da nessuno.
E il pensiero di come si stato semplice, in passato, lasciarmi andare ad un'attrazione, mi mette i brividi.
«Sarà meglio che tu non cada in questo sonno profondo allora...», conclude, tornandomi accanto e cingendomi le spalle con un braccio.
«Ne vuoi un altro morso? Prima che inizi a mangiarla io? Non so se riuscirei a fermarmi dopo averla assaggiata...», riflette, osservando la mela infilzata nello stecchino di legno.
«Ma se non l'hai mai neanche assaggiata, come puoi dire di non resisterle?», gli domando, e all'istante mi viene in mente ciò che mi ha detto lui.
È attratto da me, nonostante non mi conosca.
Allora è un vizio, farsi attrarre da ciò che non si conosce.
Christian si ferma e si volta verso di me.
«Mi conosco, so come sono fatto, e queste mele sono il mio sogno sin da quando ero bambino, anche se non avessero il sapore che mi aspetto, le amerei comunque, perché le ho ricoperte d'oro, riempite di significato ed in fine poste nel gradino più alto delle mie priorità», dice con fare pomposo, prima di scoppiare in una risata anche lui.
Dopo poco torna serio però, e si concentra su di me.
«Non le immagino con un sapore preciso, le immagino soltanto buone, come qualcosa che di sicuro mi piacerà, e non potrebbe essere diversamente perché mi piacciono già. È come quando vedi un libro e te ne innamori, prima ancora di conoscerne la trama o di saperne il titolo. Ti innamori del suo odore, ti innamori della sua forma, ti innamori del suo colore e persino del carattere con il quale è stampato. Ti innamori della sua copertina, ti innamori del modo in cui riempie lo spazio che occupa, ti innamori del suo peso, ti innamori della sua grandezza, premonitrice della sua complessità. E non ti importa più cosa c'è scritto dentro, lo ami già, e sei disposto a farti portare ovunque esso voglia, anche lì, proprio lì dove non volevi andare, perché con quel libro è diverso...», sappiamo bene entrambi che non sta parlando più del motivo per il quale va matto per queste mele senza neanche averle assaggiate, e la cosa mi mette in imbarazzo.
Cerco di distogliere lo sguardo, ma lui mi riafferra il viso per il mento, e delicatamente riporta i miei occhi nei suoi.
«Le sue pagine profumano di nuovo e si lasciano girare con l'impazienza di scoprire cosa accadrà. Perché tu non sai cosa accadrà, cosa quel libro ti nasconde, ma non ti importa, perché potrebbe nascondere ogni cosa, anche la più terribile, e neanche questa potrebbe oscurare il fascino che esercita su di te.
E allora decidi di acquistarlo, di non amare soltanto il suo aspetto, ma anche ciò che porta dentro, con sé, perché sai che se è così bello fuori, non può che esserlo anche dentro», non so più cosa dire, ma ancora peggio, non so neanche cosa pensare.
Di sicuro non ho più voglia di ridere.
Ma devo farmi venire in mente qualcosa.
E subito.
O finirò per non parlargli più.
«Tutte queste cose per una semplice mela...», osservo io, distogliendo lo sguardo, incurante del suo disappunto, questa volta
«Sai che non mi riferisco soltanto alla mela, e sai anche che non è semplice», dice, e il suo tono è così delicato e caldo, che vorrei abbracciarlo.
Ma non lo faccio.
Tengo le mani a posto, e spero dica qualcosa.
«Allora? L'ultimo morso? Prima che finisca», mi ricorda.
Sì, giusto, è di questo che stavamo parlando.
«Mmmm...», faccio finta di pensarci, quando invece so benissimo di volere un altro morso di quella mela.
Alla fine annuisco, con il volto un sorriso malizioso di cui non vado affatto orgogliosa.
Christian mi porge di nuovo la mela, ed io mangio l'ultimo boccone.
Dopo di che riprendiamo a camminare.
Christian mi stringe ancora per le spalle e dopo qualche metro, mentre io sto ancora gustando il sapore lasciato in bocca dalla mela, mi volto verso di lui, per chiedergli se le sue parole erano tutte fantasie o no.
Ma la mela è già finita.
Non credo ai miei occhi, eppure lo stecchino di legno è vuoto.
Io ho fatto a malapena in tempo a mandare giù il boccone e gustarmi un po' il sapore dolciastro e appiccicoso che lascia in bocca, che lui se l'è divorata.
«Ti avevo avvertita», mi rinfaccia, con una luce negli occhi che mi piace.
Così leggera e spensierata, che mi fa domandare come possa passare da una conversazione tanto profonda, come quella di pochi attimi fa, ad una battuta così leggera.
Ma mi piace.
«Ne vuoi un'altra?», domanda, riprendendo a camminare.
Ci siamo ormai allontanati dal chiosco, non vale la pena tornare indietro, per una semplice mela al caramello.
«No», rispondo, con una leggera sfumatura di tristezza nella voce.
«Va bene, mi aspetti per qualche istante?», mi domanda, allontanandosi, ma deciso a non partire fino a quando non gli consegnerò la mia promessa.
Lo guardo interdetta.
Gli ho detto di non volerla...
«Mi aspetti?», insiste.
«Sì, come vuoi, io resto qui, ti aspetto», rispondo, rassegnata, mentre lo vedo tornare indietro a grandi falcate, con un sorriso adorabile in volto.
Avrei voluto che Roger non fosse esistito, non per me, almeno.
Che non fosse mai entrato nella mia vita, e non mi avesse fatto quello che invece ha fatto.
Al solo pensiero tornano i brividi e le ombre non sembrano più entità tanto astratte, ma qualcosa di reale e tangibile, pronte a portarmi via.
Come potrò fidarmi di Christian, completamente?
O meglio, potrò mai farlo?
Quando lo vedo tornare decido di non volerci pensare, non adesso.
Questa mattinata è fantastica, non voglio rovinarla con le mie preoccupazioni, per loro ci sarà tempo, dopo.
Per loro, e sembra qualcosa di tremendamente terribile, ci sarà sempre tempo, e fino ad ora, io non ho potuto farci nulla.

«Ecco un'altra mela, signora», questa volta me la porge, così che possa essere io a tenerla in mano.
La afferro e me la avvicino alla bocca.
«Dovrai offrirmene due morsi però», aggiunge, prima che io possa addentarla.
Scoppio di nuovo a ridere e gliela porgo, e mi fa ridere questa cosa.
Del modo così semplice in cui si sono invertiti i ruoli.
Gliela lascio mordere più volte, fino a quando non ne rimane più o meno la metà.
«Se non me la togli da sotto il naso rischio di finirla», mi avvisa, ed allora io mi affretto ad allontanarla e a nasconderla dalla sua vista.
Gli do le spalle e faccio finalmente un morso.
Questa sembra ancora più buona.
Riprendiamo a camminare, tra le risate e le battute, mentre il tempo sembra clemente con noi e la natura lascia che le cose accadano.

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Un capitolo moooolto lungo ma che spero non vi abbia annoiato!
Le cose sembrano finalmente tranquille... eheheheh
Vi lascio 2160 baci dreamers e un buon inizio settimana😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Donde viven las historias. Descúbrelo ahora