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«Come facciamo con gli abiti?», domando, avvicinandomi ai miei indumenti, appesi alla sedia davanti al camino.
Sono ancora umidi e se li indossassi mi prenderei sicuramente quel raffreddore al quale sono scampata la notte scorsa.
Christian controlla i suoi e sono ridotti ancora peggio.
I suoi pantaloni sono strappati lungo un fianco, non può andarci in giro.

«Chiamiamo Fred», afferma, recuperando il cellulare dal pavimento.
«Ci porterà degli abiti, ma soprattutto una macchina», aggiunge, componendo il numero.
Mentre lui parla al telefono non posso impedirmi di guardarmi intorno.
La luce del giorno da nuovi aspetti alle stanze che già conosco.
Entro nella cucina, la stessa che, l'ultima volta che venni qui, mi fece sognare un futuro che non è più possibile, e che anche se fosse ancora realizzabile, io non vorrei più.
Dalle vetrate si vede il giardino, e sembra tutt'oggi lo scenario perfetto per dei bambini che giocano, ma io non vedo altro che gli alberi inariditi dall'inverno e macchie di passato che non riesco ancora ad abbandonare.

Posso distinguere benissimo il punto nel quale io e Roger ci baciammo, e contare i passi che compimmo per raggiungere le mura esterne della casa. Le stesse mura contro le quale mi feci adagiare e baciare.
Questo posto, da testimone fedele, non parlerà mai, ma porterà per sempre con sé ciò che l'uomo gli ha donato con la sua falsa e spesso inutile vitalità.
Una mano mi sfiora la spalla, sobbalzo.
«È... accogliente questa casa, anche nel suo essere così spoglia», sussurra Christian p, facendomisi accanto.
Anche lui volge gli occhi al giardino.
«E immaginare la vita sembra la cosa più semplice al mondo».
Si gira verso di me, negli occhi qualcosa di così profondo da non poter essere raggiunto facilmente.
«Ho sempre immaginato dei figli miei giocare in un giardino così...», continua, tornando a guardare fuori dalle finestre.
Anche io, vorrei aggiungere, ma non lo faccio.
Non so cosa significherebbe per lui.
«Fred non mi ha risposto, così ho chiamato Vanessa», mi avvisa, di punto in bianco, cogliendomi di sorpresa.
«Porterà dei vestiti anche per te», aggiunge.
Lo osservo, confusa, prima di annuire.
Restiamo ancora qualche istante così, poi Christian si allontana.
Ed è come se se ne andasse la seconda possibilità, quella via secondaria che avrei potuto percorrere per arrivare a quell'immagine di futuro che non si può evitare di sognare.
Come si può impedire ad un passero di volare?
Come si può legargli le ali?
Come si può tenere un pesce fuori dall'acqua?
O impedire ad un bambino di sorridere?
Come si può evitare di sognare?
Sarebbe come impedire agli occhi di vedere, alle orecchie di ascoltare, al naso di sentire ed alla bocca di provare.
Sarebbe come non poter vivere.
Ma se tutto ciò che ti fa vivere e sognare, fosse anche tutto ciò che ti ha già ucciso in passato?
Sogno ancora una famiglia, dei bambini ai quali voler bene, una casa in cui poter vivere chi amo... Ma come posso fidarmi ancora dei miei sogni?
Chiudo gli occhi, non volendo più pensare.
Li riapro e mi allontano dalle finestre.

Faccio un giro della casa alla luce del giorno e mi stupisco nel ritrovarla come l'avevo lasciata, e allo stesso tempo completamente diversa.
Non so cosa farne di queste stanze, non so come prendermene cura, e non so neanche se voglio prendermene cura.
Molto probabilmente dovrei contattare l'agenzia immobiliare e spingerli a venderla. Chissà se mi hanno contattato loro senza però trovarmi al vecchio numero...

Apro la porta dell'ultima stanza della casa.
All'interno c'è un odore orrendo di chiuso.
Un grande letto nel lato destro, una poltrona in un angolo, accanto alla finestra, e un vecchio armadio impolverato.
Sembra tutto così lontano...
Ed il passato ancora più vicino.
E fa paura, vedere come le cose siano diverse dagli uomini.
Chissà quante persone sono entrate in questa stanza prima di me, chissà quanti bambini hanno versato le loro lacrime qui dentro e chissà quante volte una madre è giunta in aiuto, pronta a consolarli e stringerli tra le proprie braccia, seduta su quella poltrona accanto alla finestra.
O forse nulla di tutto questo è mai accaduto.

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ