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Ricevo oggi la prima chiamata di mia madre, dopo quattro giorni.
Non le rispondo, so cosa mi direbbe, e non voglio ascoltarla ripetere sempre le stesse sciocchezze.
Dovrei abortire, o convincere Roger a pagare....
Ma non voglio nessuna delle due cose, non completamente.
Cerco di non pensarci e vado a lavoro.
È strano che mi abbia telefonato così presto, ma al mondo non c'è cosa più strana di una cosa che non cambia.

In taxi sento la nausea stringermi il petto, non ho più voglia di respirare, e sento lo stomaco contorcersi.
Non vedo l'ora di arrivare in ufficio ed andare in bagno.
Spero solo di non rimettere nel taxi.
Quando arrivo sento il sollievo invadermi il cuore, ma non è abbastanza forte da far svanire la nausea.
Entro in ufficio e non saluto neanche, vado diretta in bagno.
Faccio come ieri e mi bagno polsi e fronte, e spero che mi passi presto.

Torno alla mia postazione, Claudia è ancora infastidita dalla mia presenza, ed io cerco di ignorarla.
Passa circa un'ora, prima che io venga chiamata dal signor Di Lauro, nel suo ufficio.
Claudia sembra soddisfatta, forse ho fatto qualcosa di sbagliato...
Spero solo di non essere licenziata, al momento è l'ultima cosa di cui ho bisogno.
«Buongiorno, Golden», mi saluta il notaio una volta chiusa la porta.
«Buongiorno», rispondo, titubante.
Non so cosa aspettarmi, Claudia mi ha dato l'impressione di sapere già dove ho sbagliato e di conoscere anche le parole con le quali il signor Di Lauro mi avrebbe rimproverato, di nuovo.
«Vieni, non stare in piedi», lo ascolto e mi siedo di fronte a lui, le mani giunte in grembo.
Il signor Di Lauro mi osserva, poi distoglie lo sguardo, posandolo sullo schermo del computer spento.
«Ieri sono stato bene, a colazione con te, vorrei invitarti di nuovo, per domani mattina», parla con calma, la sua voce è profonda, ed io sono senza dubbio sorpresa.
Tutto mi sarei aspettata, ma non un invito del genere.
Mi fa ricordare che non ho ancora mangiato, stringo le mani.
«No, non vorrei esserle di peso», rifiuto, non sapendo cos'altro dire, tornando a dargli del lei.
Accettare non mi sembra la cosa giusta...
«Ma non saresti di nessun peso, e poi, ti prego, dammi del tu, mi fai sentire vecchio... E per l'invito insisto, mi farebbe piacere se tu mi accompagnassi, iniziare la propria giornata da soli è... malinconico», ribatte, appoggiandosi al tavolo con le braccia.
D'istinto mi tiro indietro e poggio completamente la schiena allo schienale della sedia.
«Non credo di poter essere una buona compagnia, di mattino, mi dispiace...», abbasso lo sguardo sulla mia pancia, e ho l'impressione che lui possa capire anche ciò che non avrei voluto dirgli.
«Per le nausee, dici? Che sciocco, hai ragione, avrei dovuto pensarci...Preferisci arrivare un po' più tardi, a lavoro?», propone, ed ancora una volta mi ritrovo spiazzata.
«No, non serve», affermo, sicura di ciò che voglio, ma incerta sul modo in cui esprimerlo al meglio.
«Come preferisci, sappi che il mio invito resta valido fino a quando vuoi. Passo davanti all'ufficio ogni mattina prima di andare al bar, se ci sarai ne sarò felice, altrimenti vorrà dire che continuerò ad iniziare le mie giornate da solo», conclude con un sorriso troppo rassicurante su quelle labbra che un giorno avrebbero dovuto essere proprio seducenti.
Distolgo lo sguardo e anche io accenno ad un sorriso.
Mi alzo dalla sedia, ansiosa di uscire da questa stanza, mi sento come oppressa.
Ho l'impressione che improvvisamente l'ufficio del signor Di Lauro sia stato riempito di vapore, non riesco a respirare e le goccioline di acqua calda mi si appiccicano addosso, mischiandosi velocemente al sudore.
È qualcosa di molto simile alla... paura.
Mi richiudo la porta alle spalle e spero di non dover rivedere il notaio prima di domani.

Almeno di una cosa sono contenta però, il ghigno sul volto di Claudia sembra scomparso, credo abbia appena compreso che non era per delle lamentele che il signor Di Lauro mi aveva chiamata nel suo ufficio.
Mi risiedo dietro la mia scrivania e vedo che sul cellulare ci sono altre due chiamate perse, sempre di mia madre, prima o poi dovrò risponderle.
Lo faccio all'ora di cena, dopo dodici chiamate nel corso della giornata.
«Finalmente! Golden, non so che fine tu abbia fatto, e non rispondere al telefono è proprio da sfacciati!», mi rimprovera subito, la voce agitata e il suo solito tono saccente.
«Cosa c'è?», domando, già stanca del suo ritorno nella mia vita.
«Dopo tutti questi giorni di silenzio, mi domandi cosa c'è?! Hai pensato a quello che ti ho detto, hai preso una decisione?», sembra più scossa lei di me, confusa, anche.
«Non voglio ascoltarti, mamma, ho bisogno di stare da sola», cerco di concludere la chiamata il prima possibile.
«Golden, non fare la stupida e ascoltami, torna a casa, io e tuo padre ti aspettiamo, e siamo pronti ad aiutarti... Abbiamo già contattato un medico, ma non rimane troppo tempo...», ribatte, ora più adirata che confusa.
«L'hai detto a papà!», esclamo, anche io arrabbiata, non avrebbe dovuto, avrei dovuto dirglielo io!
«Perché? Non avrei dovuto? È tuo padre, ed io sono tua madre, dovresti ricordartelo, essere un po' più riconoscente nei nostri confronti, dovresti portarci un po' di rispetto! Hai pensato alle conseguenze che le tue scelte avranno?! Ci stai pensando?», dovrei riagganciare adesso, ma non ce la faccio.
«Lui cos'ha detto?», immagino la faccia di mio padre, di fronte alle parole di mi madre, deve essere prima sbiancato e poi si sarà seduto, completamente sconvolto e incredulo, probabilmente si sarà sentito tradito.
Ma qualsiasi cosa i miei genitori pensino di me, non potranno mai sapere la verità, e non dovranno mai saperla!
«Cosa vuoi che abbia detto? È deluso, deluso da te, non ci credeva, e anche lui vuole che tu ti liberi di quel marmocchio che porti nel petto, non è parte della famiglia, i Finnigan non lo saranno mai!», è solo per questo allora?
Perché il padre di mio figlio si chiama Finnigan?
E non posso credere che anche papà la pensi così.
«Deve dirmelo lui che devo abortire, e poi...», non so cosa dire, non è vero che non voglio farlo, ma non sono sicura neanche di volerlo fare.
«Mamma, non voglio più ascoltarti!», ti prego riaggancia...
«Ed invece lo farai, devi tornare!», non mi importa più di nulla, sono io a riattaccare, e sono pronta a non risponderle più.
Vorrei che tutto fosse andato diversamente, che ogni cosa avesse preso il verso giusto, ma sarebbe potuto essere migliore?
Se avessi potuto scegliere cosa fare della mia vita, nel farlo mi sarei sentita entusiasmata? O le mie giornate sarebbero state colmate solo dalla noia e dalla banalità delle cose prevedibili?

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Ultimo capitolo della settimana... Come vi sono sembrati? Vi sta piacendo questa storia? O non vi ha preso e farei meglio a non continuare?

Intanto vi avviso che sto scrivendo qualcosa di nuovo e già un'altra idea bolle in pentola! Non vedo l'ora di portarle qui!

Intanto vi do i miei 1180 baci e vi auguro ancora buon a domenica!😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Where stories live. Discover now