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«Ho parlato con i miei», esordisce Roger, mentre salgo a bordo della sua auto, prima ancora di salutarmi.
«E?».
«Prossima settimana, casa tua», risponde, prima di posarmi un bacio sulla bocca.
«La prossima settimana?», non so perché, ma mi sembra troppo lontano, e allo stesso tempo ne sono felice perché avrò il tempo di preparare i miei, e di prepararmi io.
«Sì, è troppo presto?», troppo presto? Ma se tra poco più di un mese ci sposiamo!
«No, affatto, il tempo passa in fretta», dico io, accomodandomi meglio sul sedile, prima che lui metta in moto.
«Giusto», conclude, partendo.

Non abbiamo una meta precisa per questo pomeriggio, probabilmente non andremo da nessuna parte, o ci fermeremo soltanto in qualche negozio, ma non importa, ciò che conta è che Roger resti con me.
Quando torno a casa dovrei subito parlare con mia madre, o con mio padre, ma non ci sono, devono essere andati a qualche appuntamento di affari o non, ed ormai non ci faccio più caso.
Vado nella mia stanza e mi siedo sulla panca della toletta, guardandomi allo specchio.

Sono sempre io, eppure mi sembro diversa, felice, per la prima volta.
Presto sarò moglie e poi tutto sarà più semplice, qualcuno si prenderà cura di me, mentre io mi prenderò cura dei miei figli, e non ci saranno più errori, o difetti, solo la vita che ho sperato di trovare.
Ci sono avvenimenti del passato che non possono essere dimenticati, ma non perché sia io a volerlo, bensì perché si ripropongono alla mia mente incoscientemente.
A volte è persino il presente, con le sue analogie con il passato, a farmi ricordare di ciò che è accaduto e che io credevo di aver dimenticato.

Fu l'unica volta in cui vidi mio padre e mia madre insieme, davvero felici.
Ero nella mia stanza, la bambinaia era vicina a me, che mi osservava, o forse è meglio dire controllava, secondo il volere di mia madre.
Giocavo con le mie bambole, accanto alla finestra, quando mi accorsi di loro.
Erano in giardino, proprio lì dove sono andata io sere fa, con Roger, durante la festa di mio padre.
Mia madre era seduta sulla panchina e mio padre invece, in piedi, aveva alzato un braccio per staccare qualche foglia rossa dall'albero che offriva loro l'ombra estiva tanto agognata.
Lei sorrideva, mentre lui parlava con un cipiglio scherzoso in volto, non avevo mai visto mio padre così ilare, e credevo che mia madre non sarebbe mai stata in grado di ridere in quel modo.
Alla fine lui le si era seduto accanto e l'aveva stretta a sé, e mia madre si era lasciata coccolare.
Credevo che queste cose non esistessero: gli abbracci.
Mia madre non mi abbracciava quasi mai, e la mia bambinaia, insensibile, non aveva mai avuto motivo per farlo.
Mio padre neanche, mi prendeva in braccio.
Ma a quanto vedevo esistevano davvero.
E poi accadde qualcosa che non avevo mai visto.
Mio padre posò le labbra su quelle della mamma.
Non sapevo cosa pensare.
Cosa stavano facendo?
Cos'era quello?
Ma poi la mamma sorrise di nuovo e si strinse a lui con ancora più forza, ed allora credetti che fosse qualcosa di bello, e che se i miei genitori mi trascuravano per essere felici, almeno non lo facevano invano.
Continuai a guardarli, quasi ipnotizzata da quella realtà sconosciuta che non mi aveva mai dato l'opportunità di essere sperimentata, fino a quel momento.
Mia madre non mi abbracciò mai più di due o tre volte, e lo stesso per mio padre.
L'unica volta che ricordo, in ogni modo, è quella durante il giorno del mio diploma.
Mi abbracciarono entrambi, ma non so se lo fecero per il fotografo che ci aveva costretti, o per mostrare agli altri che io appartenevo a loro, e vantarsi di questo, in ogni modo non persi molto tempo a rifletterci sopra.
In fine incontrai il primo che mi mostrò ciò che mio padre e mia madre stavano condividendo quel giorno.

La prima volta che lo vidi fu ad una festa di mio padre, sono sicura che non fosse stato invitato, ma come molti altri era presente perché amico degli invitati.
Non appena mi vide, Roger venne verso di me, presentandosi.
Avevo sentito parlare della sua famiglia, e sapevo che era una delle più ricche.
Mi sentii lusingata e allo stesso tempo potente.
«Sono ammaliato dalla tua presenza», mi aveva detto, ed io lo avevo trovato fin troppo pomposo, ma divertente.
«Ti ringrazio », risposi.
«Mi piacerebbe ballare con te», aveva continuato, ed io avevo accettato, con piacere.
Ballammo per un po', poi lui mi allontanò dal resto degli invitati, ed io lo seguii, curiosa di ciò che sarebbe potuto accadere e desiderosa di scoprirlo.
Roger mi guardò negli occhi, mentre io ero già persa nei suoi, nei quali si rifletteva la luce delle stelle, facendoli brillare come zaffiri.
La sua mano trovò il mio collo e le sue labbra trovarono le mie.
Non credevo che un bacio potesse essere così... frastornante.
Mi sentivo immersa in una vasca di profumo, sentivo che qualcosa mi stava dando alla testa ma non volevo smettere di sentire il profumo.
Le labbra di Roger si mossero sulle mie senza scrupoli, e alla fine fui costretta a fermarlo.
La sua mano sul mio seno mi aveva colto alla sprovvista, e non volevo che accadesse ciò che mi avrebbe cambiata per sempre.
Mi allontanai da lui, e sorrisi, spavalda.
Non avevo mai baciato nessuno, ma non ero più la bambina inesperta su ciò che accade tra due adulti attratti uno dall'altro.
«Cosa significa, questo?», avevo domandato, ma non con il tono innocente di chi non sa ancora cosa significa giocare, bensì con la voce di chi è infastidito, quasi fossi stata stizzita dal suo bacio, quando invece mi era proprio piaciuto.
«Che sei un miraggio e non credevo ai miei occhi, dovevo toccarti...», le sue parole rimbombano nell'aria, per assurdo.
Sorrisi e credetti fosse patetico, ma mi piaceva il modo in cui baciava.
Mi riavvicinai a lui, gli posai un bacio delicato sulle labbra e poi lo presi per mano, riportandolo in mezzo agli altri ospiti.
Non appena mia madre mi vide in sua compagnia mi obbligò a tornare in casa, non volevo farlo, ma forse era davvero meglio.
Lo lasciai con una carezza in volto e poi ritornai dentro, senza riuscire a togliermi dalla testa le sue labbra, i suoi occhi, le sue spalle, e tutto il resto.
Non vedevo l'ora di rivederlo.
E lo rividi.
Ad altre feste alle quali partecipai.
Ci scambiammo i numeri e poi io lo invitai alla festa a casa mia.
E lì lui acconsentì a sposarmi.

Mi sembra ancora tutto così strano, ma non sapendo cos'è normale non posso essere sicura che ciò che sta accadendo non lo sia.
Perciò mi affido alla vita, sperando che lei non mi abbandoni.

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Ammetto che tutto questo è un po' atipico, ma immaginate Golden, vissuta con tutto ciò di cui aveva bisogno, con la convinzione che nella vita bastasse chiedere per ottenere, per lei le cose sono sempre state semplici. Le cose, ma non i sentimenti, e in Roger crede di aver trovato proprio quelli. Be', vi aspetto nei commenti❤
1210 baci per voi😘😘😘😘😘😘😘

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Where stories live. Discover now