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Nel viaggio in macchina ripenso a quanto io e Fred ci siamo detti, e al fatto che se non fosse stato per Christian gli avrei già raccontato tutto.
È cambiato qualcosa nel suo ufficio.
Come se all'improvviso la presenza di Fred si fosse fatta tangibile.
So cosa può offrirmi, so che me lo offrirà e so anche qual è il motivo che lo spinge a farlo.
Ed è strano sentirsi così a proprio agio, dopo aver temuto la presenza di una persona per parecchio tempo.
Si vive accanto ad una possibilità per anni, per vite intere, e poi ci si accorge che basterebbe allungare la mano e stringere le dita intorno al proprio futuro.
Forse è ciò che sto per fare.
Riprendo il possesso dei miei arti e cerco di afferrare quell'occasione che solo ora ho capito di avere.
Non posso più farmi domande sul mio passato, non voglio più, desidero soltanto che Fred mi capisca e abbia un buon motivo per perdonare il mio comportamento.
«Fred», lo chiamo, si volta verso di me.
Non sto per dirgli che sono stata violentata, non voglio neanche farlo, ma credo meriti almeno qualche spiegazione.
«Non parlo con i miei genitori da mesi, non riesco a sentire la loro mancanza, non nel modo in cui vorrei», ammetto, guardando la strada oltre il parabrezza.
«Non ti chiedo spiegazioni, Golden, voglio solo aiutarti», mi assicura, curvando prima di imboccare il viale che porta a casa sua.
«Dissi a Carlo di chiamarmi Alba perché io non ero più la Golden che conoscevo, e in quel momento l'alba era l'unica cosa bella rimasta al mondo, non volevo mentire», sarebbe stata una bugia immotivata, altrimenti.
«Le persone non si conoscono, non si è mai qualcosa di definito, preciso, netto, c'è sempre un'altra sfumatura, qualcosa che si tiene nascosta, per poi lasciar andare nel momento meno opportuno. Le persone hanno segreti persino con se stesse, non mi importa se mi menti, non mi importa se tenti di rubare in casa mia, non mi importa di nulla, e nulla è ormai in grado di ferirmi, se non le lacrime», spiega, mentre i brividi mi percorrono le braccia e la spina dorsale.
«E ho l'impressione che tu ne abbia versate abbastanza», continua, fermando l'auto nel garage.
Si volta verso di me.
«Non devi sentirti in dovere di essere sincera con me, non mi devi nulla, l'unica cosa che mi renderebbe felice sarebbe vederti stare meglio», conclude, prima di scendere dall'auto, lasciandomi immobile come una statua.
Una persona del genere non può esistere, non in un mondo così corrotto, non in un mondo dove per sopravvivere bisogna passare sopra ai cadaveri dei propri fratelli.
Non può essere reale una persona del genere, una persona che pur di vederti felice si lascerebbe derubare, ingannare, ferire.
È Fred.
Ed io non posso credere che esista.
Scendo anche io dall'auto e lo seguo in casa.
Sento delle note vibrare in lontananza, colori che prima non esistevano dipingono le mura della mia prigione, e le grida di gioia dei bambini mi raggiungono da un luogo che non comprendo.
C'è qualcosa di diverso in tutto questo.
È stata aperta una finestra e la stanza ha preso luce.
Tutte le cose cha la abbellivano hanno preso forma e la polvere accumulata in tutto questo tempo ha preso a vorticare nell'aria come stelle vitali in un universo in movimento.
È solo un raggio di luce, ma tutto è diverso.
Le ombre vengono sconfitte ed i bambini sono di nuovo felici, il sangue delle ferite non scorre più, ed un vento di pace avvolge ogni cosa.
C'è serenità.

L'acqua ha trovato il modo per non evaporare al sole, e la luna ha scoperto il modo con il quale brillare di luce propria.
C'è solo...
Bellezza.
In ogni angolo della stanza, in ogni parte della prigione.
Ora non mi resta altro che demolire le pareti e lasciare che il mondo intero entri e mi accolga come il più delicato dei fiori nel più verde dei prati a primavera.

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Where stories live. Discover now