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Un uomo sulla cinquantina d'anni si volta verso di noi, sorpreso dalla nostra entrata.
Carlo si chiude la porta alle spalle, mentre io resto impalata al centro della stanza.
«Non credi sia perfetta?», domanda Carlo all'altro, che nel frattempo si sta avvicinando a me.
Non alzo lo sguardo, la punta dei miei piedi si è fatta d'un tratto molto interessante.

«Ha un corpo magnifico e poche esigenze», continua Carlo, mentre lo sconosciuto mi alza il mento con un dito.
Chiudo gli occhi, non voglio vederlo.
Non c'è più nessuna curiosità in me, e le parole di Carlo mi fanno tremare.
«Ciao...», mi saluta.
«Io sono Fred Gardini, è un piacere conoscerti», continua, ed io continuo a non rispondere.
«Si chiama Alba», dice Carlo al posto mio, avendo capito che non avrei risposto.
«Le hai parlato del lavoro?», domanda Fred.
«Non ancora», Carlo mi si avvicina, mentre Fred mi lascia andare.
Qualcuno mi tocca una spalla, poi si allontanano e vanno a sedersi da qualche parte.
La stanza è molto luminosa, un bell'ufficio.

«Alba, vieni, accomodati», mi invita Fred, indicando un divanetto.
Lo ascolto solo perché temo che le mie ginocchia cedano da un momento all'altro.
«Ti sarai chiesta perché sei qui, giusto?», domanda Fred.
Non rispondo.
«Be', questa è una redazione, mi occupo di moda principalmente, ma anche di tutto ciò che riguarda il mondo femminile», mi informa, servendosi qualcosa in un bicchiere e offrendolo poi a Carlo.
«Mentre Carlo si occupa di pubblicizzare una famosa marca di profumi. Era venuto da me per una modella, ma nessuna delle mie sembra averlo soddisfatto...», si volta verso Carlo con un sorriso in volto. Ho l'impressione che si conoscano da molto tempo, ma non abbiano mai avuto la vera occasione per divenire qualcosa in più di conoscenti...
«Esatto. Sto girando un video ed ho urgente bisogno di una ragazza come te», per la millesima volta mi chiedo cosa vedano gli altri in me.
«Naturalmente sarai remunerata», aggiunge, come se ciò fosse una condizione in grado di influenzare la mia risposta.
So che la mancanza di soldi non è la causa del mio stile di vita, e so che non potrei mai guadagnarne abbastanza per riuscire a dimenticare tutto.
Alzo lo sguardo e li trovo entrambi ad osservarmi, aspettano una mia risposta.
Lo sguardo di Fred, però, mi mette ansia, non è di semplice attesa, anzi, è come se avesse già trovato ciò che cercava...
«Se vuoi dei numeri, prima di decidere, posso dirti che quasi sicuramente si avvicinano ai diecimila, la casa per cui lavorerai è davvero importante».
Mi ritrovo ad annuire.
In fondo, so che i soldi non potranno mai cancellare la mia vita, ma almeno potranno aiutarmi a viverla.
Fred e Carlo lanciano un sospiro di sollievo, poi Carlo si alza in piedi e mi porge la mano, per aiutarmi.
Non la afferro e mi alzo in piedi.
«Perfetto! Oserei dire, Fred, che non ho più bisogno del tuo aiuto», una stretta di mano, una pacca sulla spalla, dei mezzi sorrisi e poi sono di nuovo fuori dall'edificio.
«Ti porto subito a vedere il set nel quale girerai. Il lavoro inizia non appena saranno finite le feste, tra dieci giorni», mi informa, in macchina.
Annuisco di nuovo e mi lascio guidare dove vuole lui, perché ho capito che non importa più ciò che si vuole o non si vuole, non saremo mai noi a scegliere.
Il set rappresenta l'ingresso di un albergo di lusso, e poi una camera dalle pareti dorate e dalle tende nere.
Un lampadario di cristallo e un letto pieno di piume.
Credo sarà bello girare qui...

«Se piacerai potresti anche diventare famosa, questo video ti darà già un livello di visibilità che molte modelle sognano soltanto, considerati fortunata», se dovessi scegliere un aggettivo, per descrivermi, fortunata non sarebbe neanche preso in considerazione.
Probabilmente sceglierei persa, o confusa, o meglio ancora, moribonda.
«Per il contratto ci accorderemo in seguito, abbiamo ancora un po' di tempo».
Carlo è un uomo d'affari, si riconosce dal tono della voce, dal suo essere così pratico, mi ricorda mio padre, ma non possiede il suo cuore, né il mio.

Tornati all'hotel mi accompagna in camera dicendomi che questa sera ceneremo insieme per parlare dei dettagli, ancora una volta annuisco e gli lascio fare ciò che vuole.
«Non girerai da sola, ci sarà un modello con te, ma non ti devi preoccupare, ha già lavorato in coppia molte volte e nessuna modella ha avuto da ridire su di lui», parla, ma io non lo ascolto, davanti a me ho un piatto pieno di cibo e tutto questo mi da solo il volta stomaco.
Non riuscirei mai a mangiare tutto, neanche se lo volessi, ed invece, Carlo, davanti a me, si abbuffa come se non avesse mai provato cibo in vita sua.
Mangia lentamente, e in modo elegante, è vero, ma non lascia neanche una briciola.
Improvvisamente mi ricordo della sera in cui Di Lauro mi portò a cena, una cena di cinque portate, e mangiammo tutto, anche io mangiai tutto...
Mentre ora mi fa venire la nausea solo a guardarlo, tutto questo spreco.
Forse Carlo ha detto qualcos'altro, ed io ho annuito, ma non voglio più ascoltarlo.
Tiro indietro la sedia e mi alzo dal tavolo.
«Scusami, non mi sento bene», ed è la verità.
Esco dalla sala del ristorante e torno in camera, con un senso di angoscia che non riesco a controllare.
Carlo mi segue e dopo pochi istanti mi raggiunge nella sua suite.
«Cosa c'è?», domanda, avvicinandomisi.
Lo allontano, non voglio vederlo, non voglio vedere nessuno, chiedo solo un po' di pace per il mio corpo, e per la mia mente.
Mi richiudo nella stanza da letto.
«Non ti preoccupare, domani mattino starò bene, torna a mangiare», credo sia la frase più lunga che io abbia pronunciato in sua presenza.
«Se hai qualche problema, se... qualunque cosa sia, si può rimettere a posto, basta che tu lo dica», mi rassicura, da dietro la porta.
«No, non ho bisogno di nulla, solo di spazio, domani sarà tutto a posto», concludo, lasciandomi andare sul letto.
È troppo morbido, proprio come la notte scorsa, non riesco a prendere sonno e sono costretta ad alzarmi.
Non so dove andare, né cosa fare.
Il pavimento ricoperto di moquette sembra chiamarmi, ed io decido di assecondarlo.
Mi sdraio accanto al letto, e mi concedo la morbidezza di un solo e sottile cuscino, lasciando all'incoscienza il permesso di prendermi con sé.

Mi sveglio di soprassalto, il fiato corto ed un senso di inquietudine che non comprendo.
Devo aver sognato qualcosa che non ricordo.
La stanza è ancora buia, sento il respiro di Carlo, vicino, sul letto.
Cerco di calmarmi, ma il cuore continua ad impazzire, iniziano a tremarmi le mani, mi sdraio nuovamente, nella speranza di ritrovare la calma, ed invece inizio a piangere.
È un pianto insensato, incontrollato.
Non so perché piango, ma non riesco neanche a trovare un motivo per il quale non dovrei farlo.
Il fatto che abbia trovato un lavoro dovrebbe farmi sentire meglio, ed invece non è così.
Dieci mila euro non mi ridaranno una famiglia, né la capacità umana di sognare, di sperare, perché non sono più umana.
La strada mi ha trasformata, non ho nulla da perdere, e all'improvviso tutto sembra essere in grado di fare la tua felicità, ti accontenteresti di ogni cosa, ma allo stesso tempo quel tutto sembra essere irraggiungibile, ed allora, se è irraggiungibile è anche inutile.
La vita è diventata un tempo inutile.
Le stelle potrebbero spegnersi, il sole smettere di splendere, e non cambierebbe nulla.
L'uomo continuerebbe a stare male.
Cos'è che ci manca?
Cosa ci rende così tristi?
Avevo tutto e non ero felice, non ho avuto niente e non sono stata felice...
Cos'è che vuole l'uomo?
Di cosa ha bisogno?

I pochi giorni che mi dividono dalla firma del contratto e dall'inizio delle riprese sembrano ancora meno, vissuti nel mondo di Carlo.
Non c'è nulla, oltre a lui e al suo sfarzo.
Le cene di lusso, l'ultimo dell'anno passato in un albergo in cui la musica è dal vivo, e non è semplice musica, ma arte, le note sembrano prendere forma, avere un proprio carattere e i musicisti danno l'impressione di essere scossi da un vento immaginario che avvolge ogni cosa.
Un soffio d'oro sull'uomo e tutto ciò che riempie la stanza.
Ero abituata a questo, prima, ma ora non so più che importanza abbia.
Non riesco a coglierne la bellezza, il fascino, e non capisco chi da questo flebile bagliore si fa accecare, come il bambino che apre per la prima volta gli occhi su di una realtà che non sarà mai più tanto abbagliante e sconvolgente, ma rimarrà per sempre quell'idea.

Il mondo brilla e nessuno ha il diritto, o la possibilità, di spegnerlo.
Peccato che non brilli mai abbastanza da restare fino alla morte il posto che da bambino ticostringeva a chiudere gli occhi. 

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Gli intenti di questo Carlo sembrano chiari ora, e lo svolgimento della storia prosegue con l'ennesimo cambio di rotta.
Quando scrissi la vita di Golden avevo un unico dubbio, che ancora mi tormenta: tutto questo è irreale? Credete che io mi sia lasciata prendere troppo la mano? Che il cambiamento nella vita di Golden sia pura fantasia e quindi impossibile nella vita vera? Rendere una storia verosimile è il mio obiettivo di sempre e nello scrivere e pubblicare Golden ho invece la sensazione di scrivere qualcosa di paradossale quasi, quindi ditemi voi. Come vi sembra tutto questo?

Non voglio un commento positivo solo per nutrire il mio ego, non voglio la pietà di nessuno, voglio la sincerità. Vorrei che voi commentaste questi capitoli come se a leggere i vostri commenti non ci fossi io, ma una vostra amica che non conosce me. Vorrei vi sentiste liberi di lasciare critiche spietate, cattive, ma vere.
Quindi vi aspetto, perché non sono cresciuta a caramelle, ma a pillole amare, e non voglio che qualcuno tenti ora di rabbonirmi con qualcosa che neanche mi piace.
Sincerità DREAMERS, il valore più bello che esista.

E ora che mi sono "sfogata" vi lascio ben 1650 baci!😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘 perché non dimentichiate quanto voi siete preziosi per me.



GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Where stories live. Discover now