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«Hei», mi chiama Christian, sfiorandomi una spalla.
Rabbrividisco e non più solo per il freddo.
«C'è un interruttore?», domanda, e credo di poter percepire i suoi movimenti.
Si sta guardando intorno, ma non c'è molto da cercare.
«Sì, ma non c'è la luce», ammetto, sentendomi in imbarazzo, ed iniziando a preoccuparmi seriamente.
«Dobbiamo cambiarci, asciugarci, o ci prenderemo una polmonite...», afferma, riflessivo.
So che sta pensando a cosa fare, e ci sto pensando anche io.
«C'è un camino, in salotto, ma non c'è la legna...», lo avviso, mentre iniziano a tremarmi anche le mani e le ginocchia.
«Hei...», ripete, stringendomi di nuovo a sé.
«Non ti preoccupare, troveremo un modo per...», tenta di consolarmi, ma io non voglio essere consolata, voglio trovare un modo per smettere di tremare.
«Si possono bruciare le sedie della sala...», affermo, di punto in bianco, interrompendolo.
La voce trema, ma non lascerò che questo mi impedisca di parlare.
Mi volto verso di lui, gli occhi si stanno abituando al buio, ma non riesco comunque a distinguere bene i suoi tratti.
«È da questa parte...», Christian mi prende per mano, così da potermi seguire.
Tiro fuori il cellulare dalla borsa - che da qui neanche prende!- e lo uso per illuminare le stanze.
Lo porto nella sala e gli indico le sedie.
«Sono mal ridotte, ma credo sia meglio, riuscirai a romperle con più facilità...», rifletto.
«Va bene, non ti preoccupare, me la caverò», mi assicura.
«Il camino è nella stanza qui accanto», lo informo, con voce ancora malferma, ma un tantino più sicura.
«Intanto io vedo se c'è qualche coperta al piano di sopra», lo avviso, prima di allontanarmi, guidata dalla luce del mio telefono.
Trovo le scale, ma sono più scomode di quanto credessi.
Arrivo sana e salva al piano di sopra per miracolo e poi inizia la ricerca.
Parto dalle camere da letto.
Ci sono le coperte dei letti, ma sono tutte impolverate, sarebbe peggio coprirsi con quelle che rimanere con gli abiti bagnati.
Cerco negli armadi, ma sono tutti vuoti, tutti tranne l'ultimo.
C'è una coperta abbastanza grande e non troppo impolverata, ma non basta per me e Christian, così cerco anche nei bagni.
Nel secondo trovo un mobiletto e spero contenga degli asciugamani, o della biancheria.
Ci sono dentro delle lenzuola, sono leggere, ma credo possano andare bene lo stesso.
Svuoto i cassetti e prendo tutto, cercando di non comprimerlo troppo contro i miei vestiti completamente inzuppati.
In bilico cerco di tenere il cellulare stabile con la mano destra mentre scendo le scale.
Non riesco comunque a camminare con sicurezza però, perché le lenzuola e la coperta non mi consentono di vedere dove metto i piedi.
Cerco di arrivare al pianerottolo sana e salva, e con mia sorpresa ci riesco.
Ritorno da Christian, e lo trovo che sta spostando il divano accanto al fuoco.
Un bel fuoco, arancione e in grado di illuminare gran parte della spaziosa stanza.
«Wow», esclamo, spiazzata.
«Come hai fatto?», domando, avvicinandomi al divano.
«Con un accendino, e devo dire che la paglia delle sedie si accende molto facilmente...», mi risponde, sorridendomi, mentre ammicca raggiante.
Sembra un adolescente in procinto di festeggiare.
Non riesco a giustificare questa sua improvvisa euforia, ma mi fa sentire meglio.
«Io ho trovato questi».
Mi osserva e poi afferra un lenzuolo e lo stende sopra al divano impolverato.
Dopo di che lascio andare le altre lenzuola e la coperta.
Per un istante i nostri occhi si incrociano e sono sicura che nei suoi non c'è nulla di fanciullesco.
Sappiamo già ciò che non vogliamo dirci, e il solo pensiero mi mette agitazione.
Dobbiamo toglierci i vestiti, o tutte le lenzuola del mondo saranno inutili, e tutti i fuochi del mondo non riscalderanno nulla.

«Ti lascio sola...», si volta, prende un lenzuolo e poi si avvicina alla porta della cucina.
Vorrei dirgli grazie, ma non ne ho il coraggio.
Ho freddo e ho bisogno del fuoco tanto invitante a pochi metri da me.
Non appena si chiude la porta alle spalle mi sfilo il giubbetto e la maglia di lana, che andrebbe strizzata, tanto è piena di acqua.

Rimango con la canottiera e il reggiseno, mentre mi tolgo anche i pantaloni.

Mi avvicino ancora di più al fuoco e mi asciugo con un lenzuolo.

Sono costretta a togliermi anche la canottiera, perché è bagnata quasi come la maglia.

Persino il reggiseno è umido ed io inizio a tremare ancora di più.

Ho paura di Christian, ho paura di tutto questo.
Voglio Fred, vorrei che con me ci fosse lui, saprebbe farmi sentire a mio agio e non avrei paura di rimanere sola con lui, con addosso solo un lenzuolo.
Non so più cosa fare.
Mi avvolgo nel lenzuolo e non riesco a smettere di tremare.
Voglio andarmene.
Il buio si fa opprimente ed il fuoco non riesce più a rischiararlo, e neanche il suo calore riesce più a confortarmi.
Rivedo solo le ombre, si avvicinano come spettri senza pupille.
Risate amare e malvagie si avvicinano, risuonano nelle mie orecchie, si confondono all'ululato del vento e attirano le mie lacrime come calamite.
Il cuore inizia a galoppare, a percorrere strade che portano chissà dove, ad una velocità che non sarebbe consentita a chi non conosce neanche un po' il percorso, e potrebbe all'improvviso incappare in una curva.
È come se tutto il mondo si stesse accartocciando e ad ogni piega emanasse del vapore e costruisse mura nelle quali imprigionarmi e soffocarmi.
Ogni cosa mi si appiccica addosso, ed il mio dolore diventa il mio nuovo luccicante abito, tanto seducente quanto mortale.
Non so più trattenere i singhiozzi.
Non so come andarmene da qui, perché non posso.
E non so cosa fare per restare.
Mi sembra di essere tornata ai primi giorni dopo la fine con Roger, dopo aver scoperto di essere incinta, dopo Di Lauro, dopo aver vissuto per settimane senza una casa...
Tutto non ha più senso, se non il mio disagio.
Mi sembra di non poter trovare un posto in cui restare per sempre, senza sentirmi male.
Tutto ha di nuovo assunto sembianze orribili, e nulla sembra più umano.
Non troverò più pace.
Nessuno sarà mai in grado di accettarmi per come sono, per come il tempo ha fatto sì che io diventassi.
Ed io non sarò mai più in grado di vivere con gli altri...
Le ombre mi hanno raggiunta, le fiamme del fuoco oscillano un'ultima vola prima di essere nascoste dall'oscurità, gli spettri tendono gli artigli verso di me, le dita si allungano fino ad abbracciarmi, a stringermi, a costringermi in un legame che non vorrei neanche conoscere.
Mi privano della parola, mi uccidono più volte, come se un solo colpo al cuore non bastasse.
E più mi stringono più sento il loro non essere, freddo, rigido, entrarmi dentro e paralizzarmi.
Solo le lacrime scendono, incontenibili e calde, ma cristallizzano non appena sfiorano l'aria e si lasciano accogliere dalle guance.
Sono ormai persa.

Un'ombra mi sfiora la spalla, mi scuote, mi fa rabbrividire.
«Golden», mi conosce.
Non voglio rispondergli, non voglio che mi porti con sé.
«Golden», ripete, e questa volta si siede accanto a me.
So che non mi lascerà più adesso, tanto vale che le dia il benvenuto.
Mi volto e l'ombra cambia aspetto, assumendo i tratti più belli al mondo.
Non può essere.
Non qui.
«Cosa c'è?», un'ombra non è mai stata così gentile con me...
Non riesco a rispondere.
Non so più cosa stia accadendo.
Le ombre non mi avevano mai parlato prima.
Le ombre non mi avevano mai abbracciato, non in questo modo.
Il calore del loro petto non era mai riuscito a fermare i miei tremiti, non era mai stato in grado di calmare il mio cuore e donare un po' di pace al mio dolore.
«Calmati, shhh... calmati, non ti devi preoccupare di nulla», mi rassicura, stringendomi in un modo unico, tutto torna al proprio posto, ed il mondo si ridistende, riassorbendo il vapore e distruggendo le mura.
Un abbraccio...

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E ovviamente noi sappiamo di chi è quell'abbraccio...😏
La serata è appena iniziata DREAMERS, chissà che non porti cambiamenti!
Buona giornata intanto e 1340 baci parolosi tutti per voi😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘 la vostra presenza fra queste parole è davvero l'unico incentivo che ho per continuare questa storia che non sento più completamente mia. La vita mi ha cambiata e a volte ho l'istinto di cancellare tutto, perché molte delle cose che ho scritto non le condivido più, ma sapere che piacciono comunque è come sapere che piaccio ora, per le altre storie che trovate nel mio profilo, e sarei piaciuta anche prima, quindi grazie!❤
Non potete immaginare quanto questo sia bello😍😍😍

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Where stories live. Discover now