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«Ho preso questi, credo le andranno bene», il fatto che mi dia del lei mi da quasi fastidio, dopo essere stata ignorata così a lungo, le sue attenzioni mi mettono a disagio.
«Dammi del tu», gli dico, forse non troppo educatamente, ma non voglio essere gentile con un uomo, anche se lui si sta dimostrando gentile con me, per chissà quale motivo.
Sono stanca degli uomini che sono gentili con me, perché non lo sono mai davvero.
«Va bene, Alba, provateli», si corregge.
Afferro la borsa e torno in bagno, curiosa di sapere cosa mi ha comperato e se ha azzeccato la taglia.
Della biancheria intima di pizzo, ma non volgare, piuttosto elegante direi, e un vestito azzurro di cotone pesante che mi avvolge come se fosse un guanto.
Mi piaccio, se non fosse per i capelli rovinati e le sopracciglia non proprio in ordine.
Esco dal bagno, timorosa di un suo giudizio.

«Come credevo...», riflette, mentre io mi chiedo che significato abbiano le sue parole.
Come credevo, in senso positivo, o negativo?
«Ti ho prenotato per questo pomeriggio una seduta dall'estetista, farà tutto ciò che le chiederai, manicure, pedicure, viso, ceretta, tutto... e non ti preoccupare per i soldi», posso ancora evitare di dirgli grazie senza risultare così tanto sgarbata da rischiare di essere rimandata lì dove stavo, sporca e senza nessuna dignità?
«Grazie», sussurro, senza guardarlo in viso.
I suoi occhi scuri mi intimoriscono, sembrano molto intelligenti, e buoni, anche, ma non riesco a capirli.
«Adesso ho un lavoro da sbrigare, tu resta qui, ordina ciò che vuoi da mangiare, ma non te ne andare», mi prega, osservandomi un'ultima volta, soddisfatto.
Accenno ad un sorriso e annuisco, lasciandomi cadere su di una poltrona, totalmente incredula.
Ho bisogno di fare il punto della situazione, di capire cosa è successo, e tentare di prevedere cosa accadrà.
Non so cosa voglia questo Carlo da me, né perché mi abbia portata qui, e forse dovrei semplicemente andarmene, ora che mi sono data una ripulita, forse c'è anche una cassaforte, e magari dentro dei soldi, ma cosa me ne farei? E davvero penso che riuscirei ad aprirla?
Se gli do ascolto, invece, e rimango qui, ho paura, paura di qualsiasi cosa, anche di una sua eventuale carezza.
Cerco di riflettere, di capire quale sia l'atteggiamento migliore da tenere, ma sento la stanchezza bruciarmi le ossa, non riesco a sorreggere la testa, voglio solo dormire.
Poggio il capo allo schienale della poltrona e lo inclino sopra la spalla, lasciandomi andare ad un sonno profondo, ma non privo di incubi.

Vedo sempre le stesse ombre, grandi, nere, senza contorni, mi inseguono, e alla fine sono sempre loro a vincere.
Mi trovano, mi raggiungono, mi uccidono, mi torturano, rendendomi solo un infinita scia di brandelli. Il mio corpo sembra essere fatto di stoffa, ma la mia pelle è ugualmente sensibile, ed io mi sento male, ad ogni loro morso, ad ogni loro grido...
Sento gli artigli conficcarsi nel cuore, strapparlo dal petto e poi lo vedo, stretto nel pugno dell'ombra, stritolato tra quelle dita lunghe e ossute, prima di morire.

«Alba», mi sta chiamando, ma non so chi sia.
«Alba», mi tocca la spalla, ed io balzo in piedi, spaventata e spaventando a mia volta Carlo.
«Hei», esclama, sorpreso forse, più che spaventato.
Credo difficile poter impaurire un uomo del genere, di una spanna più alto di me, grande, con delle spalle che dubito entrerebbero comodamente nello schienale della poltrona sulla quale ho dormito.
«Come stai?», mi domanda.
Vorrei rispondergli bene, ma sarebbe la verità?
Il sogno che ho fatto mi ha riportata indietro, come se nulla di tutto ciò fosse accaduto.
Ho più paura di prima, e sapere che quest'uomo potrebbe farmi di tutto non mi rassicura.
Ho imparato che le apparenze non significano nulla, anzi, spesso ingannano soltanto.
Mi ritraggo in un angolo e spero che non mi domandi più nulla, che mi riporti lì dove stavo, in mezzo agli altri, incustodita, abbandonata, lì dove nessuno si accorgeva di me.

«Cosa c'è?», si avvicina, lentamente, sorpreso dalla mia reazione.
Per la prima volta cerca i miei occhi, come se volesse consolarmi, ma esiste un uomo al mondo in grado di consolare?
Gli sfuggo, ritraendomi ancora più in me stessa, stringendomi contro la parete, lasciandomi scivolare fino al pavimento.
Mi osserva, come se stesse guardando un animale, e non osasse parlare, perché teme di spaventarlo.
Si avvicina ancora di più, ed io vengo scossa da un brivido.
La gentilezza non è più rassicurante, per me.
Si piega sulle ginocchia, e continua ad ispezionarmi.
«Vuoi venire con me?», il suo tono si è improvvisamente addolcito, non che prima fosse stato burbero.
I suoi occhi non sfuggono più, ed ora accenna anche ad un sorriso.
«Non ti faccio nulla», aggiunge, allungando una mano verso di me, quasi stesse parlando con una bambina indifesa.
Abbasso lo sguardo e lo ignoro.
Si avvicina ancora di più, fino a quando non arriva a toccarmi il braccio.
Lo stringe e mi aiuta ad alzarmi.
Non voglio andare con lui, ma restare qui non servirebbe ad allontanarlo.
Lo seguo, in silenzio, senza il coraggio di alzare lo sguardo.
«Devi andare all'appuntamento che ti ho prenotato questa mattina. Ti vengo a prendere più tardi», mi informa, mentre prendiamo l'ascensore per il piano wellness.
«C'è un centro estetico qui», mi spiega, accompagnandomi all'entrata.
C'è una ragazza che sembra gentile ad accoglierci, vengo affidata a lei, e da questo momento in poi il mio cervello si scollega.
Dopo essermi curata le unghie, dopo aver sistemato peli e capelli, Carlo mi riaccompagna in camera.
Se ne va dopo poco, lasciandomi sola.
Di nuovo.

Il giorno dopo partiamo di mattina presto, è lunedì e la città sembra vuota.
Guida fino ad un edificio dalla costruzione piuttosto moderna.
È appena fuori Roma.
Scendo dall'auto e mi lascio accompagnare all'interno.
Lui sembra conoscere tutti e tutti sembrano rispettarlo.
Ci fermiamo davanti alla porta di un ufficio, Carlo mi controlla per l'ultima volta, dopo avermi detto cosa indossare e come raccogliere i capelli, ed in fine entra.
«L'ho trovata», annuncia, trionfante.

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Intanto vi mando 1030 baci caramellosi😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora