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Sono sicura che non appena farò sapere ai miei di aver chiuso con Roger faranno i salti di gioia, ignorando il motivo che mi ha portato a prendere questa decisione.
Ma non importa, ormai nulla sembra più lo stesso, come se fossi vissuta all'interno di un cubo di ghiaccio e questo adesso si stesse sciogliendo, mostrandomi una realtà alla quale non ho avuto il tempo di abituarmi.
A cena trovo l'occasione giusta per parlare.

«Ti sembra questo il modo di comportarti, Golden? Te ne vai informandoci con una telefonata!», mi rimprovera mia madre, mentre mio padre mi riserva uno sguardo dispiaciuto, e non so se per il comportamento della mamma o per il mio.
«È...», inizio io, sentendomi all'improvviso indegna di stare a tavola con la mia famiglia.
«È stato utile», aggiungo, mentre mi domando come abbia potuto definire ciò che è accaduto utile.
Cosa c'è stato di utile?
Sono felice del fatto che loro non sospettino nulla, altrimenti non avrei davvero potuto respirare un secondo in più.
«Cosa intendi?», domanda mio padre, mentre la mamma non mi ha neanche ascoltata, impegnata com'è ad ascoltare i suoi pensieri tanto vivaci.
Io vivo solo nella sua mente, e qualsiasi cosa faccia non cambierebbe nulla, rimarrei sempre l'idea che lei ha di me.
«L'ho lasciato», non è vero che sono stata io a farlo, ma l'ho voluto anche io, e quindi è un po' come se fosse vero.
Gli occhi di mio padre si allargano, mentre sento il respiro di mia madre fermarsi e per una volta mi stupisco del fatto che mi abbia ascoltata.
«Lasciato...», ripete mio padre, mentre un sorriso soddisfatto contrae le labbra della mamma.
«Hai finalmente aperto gli occhi, Golden, sono felice per te», se solo sapesse quanto mi è costato, mia madre non avrebbe mai pronunciato quelle parole.
«Non posso che essere d'accordo con tua madre», concorda papà, alzandosi da tavola e venendomi accanto.
«Prima o poi ci sarà quello giusto, sei ancora troppo giovane, adesso devi pensare all'università», mi ricorda.
Dovrei iniziare quest'autunno, sì, dovrei proprio, sono sicura che mi aiuterebbe a distrarmi.
Dopo cena torno subito in camera, senza fermarmi nel mio salottino a guardare qualche film, o a cercare nelle riviste gli abiti da aggiungere alla mia cabina armadio.
Credevo di poter trovare un po' di pace in questa casa, tra le mura che mi hanno vista crescere, che mi conoscono e che sanno benissimo che mai avrei lasciato Roger libero di fare ciò che voleva, se solo avessi potuto presagire ciò che voleva, ed invece non è così.
E mi sento in colpa, ed ho bisogno di riconoscimento, di sapere che non sono cambiata agli occhi degli altri, o almeno non nel modo spaventoso in cui, invece, sono cambiata per me stessa.
Mi sento diversa, ma non in senso buono, nel peggiori dei modi.
E casa mia non può aiutarmi in nessun modo, i miei genitori non sanno nulla, e non devono neanche sapere. Dove posso trovare un po' di consolazione?
Vorrei essere rassicurata, sapere che tutto si sistemerà, e che anche se il mondo continuerà a girare, non significa che qualcosa non possa davvero cambiare.

Passano solo tre giorni, prima che io capisca che casa mia non è più la dimora felice e confortevole che avevo immaginato.
Ho solo paura, ogni giorno di più, che mia madre, in qualche modo, venga a scoprire ciò che è successo, e l'unico modo per impedirlo è andarsene, cambiare casa.
Inizio a cercare appartamenti sugli annunci, mi basterebbero due stanze, ma se non riuscissi a trovare altro anche una sarebbe sufficiente.
Non posso andare a casa mia, ho contattato l'agenzia e le ho detto di rimetterla in vendita.
Ho pochissimi soldi in banca, avendoli spesi quasi tutti per comprare quella villa inutile, soldi che potrebbero bastare, si e no, per sei, o al massimo sette mesi di affitto.
Quindi dovrò trovarmi anche un lavoro, ma non so dove andare, o dove cercare.
Alla fine però riesco a trovare un bilocale distante due chilometri dal centro, disponibile tra dieci giorni, mentre per il lavoro ancora nulla, e io non dirò niente ai miei fino a quando non ne avrò trovato uno che mi permetterà di mantenermi.
Mi cade l'occhio sull'annuncio in fondo alla pagina quasi per caso, ma alle parole "gradita bella presenza" mi sento richiamata.
Cercano una segretaria per un ufficio notarile importante, di bell'aspetto e che abbia esperienza con il pubblico.
Non ho quest'ultima qualità, ma credo possa passare in secondo piano, dovrò solo dire ai clienti se il notaio è occupato o meno, informarlo degli appuntamenti e rispondere ad un telefono, credo di poterci riuscire.
Mando il mio curriculum e aspetto una risposta, che da come ho letto, dovrebbe arrivare entro tre o quattro giorni.

E questi tre o quattro giorni si fanno detestare come non molti altri.
Gli incubi popolano le notti e vedo spesso mani che mi accarezzano e sento baci che non desidero.
Mi sento in colpa per ciò che è accaduto con Roger, ma adesso anche per aver mandato il mio curriculum a quell'ufficio notarile, dove richiedevano personale di bella presenza, come se stessi cercando, in qualche modo, di far accadere di nuovo ciò che tanto ho odiato e odio ancora.
Un giorno sono sul punto di richiamare per avvertire che non sono più interessata a quel lavoro, ma la risposta positiva mi fa desistere.
Devo presentarmi all'ufficio tra due giorni per chiarire i dettagli.
Intanto il mio ciclo è in ritardo di quasi cinque giorni, di lui neanche l'ombra.
Il panico rende le notti ancora più insopportabili e le giornate invivibili.
Sono scorbutica e non ho voglia di uscire di casa, temo che da un momento all'altro possa crescermi un pancione enorme, così da non poter più nascondere a nessuno ciò che è accaduto.
Prendo subito appuntamento con la mia dottoressa e spero che almeno lei conosca il modo attraverso il quale consolare delle sciagurate come me.

«Hai avuto dei rapporti ultimamente?», mi chiede, seduta dietro la scrivania, di fronte a me.
Mi sento avvampare, anche se non dovrei, non dovrebbe essere così strano...
È come se tutto si fosse trasformato in qualcosa di sbagliato, come se anche respirare non mi fosse più concesso e dovessi pagare per questo.
«Sì, uno, venticinque giorni fa...», la mia voce trema e la lingua sembra impastarsi.
La dottoressa mi osserva ed emette un suono che scambio per la mia condanna a morte, ed invece sta solo pensando.
Si alza in piedi.
«Devo prelevarti del sangue e controllare i livelli di beta hcg, avrai il risultato entro ventiquattro ore, è molto probabile che tu sia incinta, ti faccio i miei auguri», dice, prima che il sangue se ne vada per conto suo, in luoghi dove non dovrebbe andare, facendomi tremare gli arti.
Mi alzo in piedi insicura, dopo il prelievo ringrazio la dottoressa e me ne vado il più velocemente possibile, aggrappandomi alla speranza di non essere incinta.

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Quante cose sono cambiate in un capitolo, eh?😅
Golden è tornata a casa, ma ha già deciso di volersene andare di nuovo, ha cercato un appartamento, un lavoro e poi la visita dalla sua dottoressa.
E se fosse incinta?
Cosa accadrebbe?

Fatemelo sapere nei commenti⬇⬇⬇ mentre io vi mando 1220 baci, come le parole di questo capitolo!😘😘😘😘😘😘

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019Where stories live. Discover now