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«Il signor Di Lauro mi ha dato questa cartella per te, contiene tutti i registri con gli appuntamenti del notaio dal duemila al duemilacinque, ha detto che devi registrarli tutti al computer entro domattina, anche a costo di restare qui la notte», mi informa Claudia, entusiasta di questa notizia.
Non so perché senta tutta questa rivalità nei miei confronti, non ricordo di averla mai offesa in alcun modo...
Osservo la cartella che ha bruscamente lasciato cadere sulla mia scrivania e sento già l'emicrania assalirmi.
Solo ieri il signor Di Lauro voleva aiutarmi, facendomi arrivare un po' più tardi, ed oggi mi costringe a finire questo lavoro entro domani mattino, anche a costo di non dormire...
Non riesco a comprendere quell'uomo.
Claudia mi riserva un'ultima occhiata e poi se ne va.

Non ho il coraggio di sfogliare quei registri, non ho voglia di iniziare, ma devo farlo, o non finirò più.
Alle sei, all'ora di tornare a casa, sono ancora al duemiladue, mancano tre anni e non mi sento di sperare che in questi tre anni mancanti il notaio abbia avuto meno appuntamenti che nei due precedenti.
Giorgia se ne va, salutandomi con un gesto della mano e con un sorriso in volto, Claudia mi riserva un'occhiata felice come non mai, i suoi occhi brillano tra quelle ciglia stracolme di mascara.
Abbasso lo sguardo e ritrovo soltanto la scrittura delle vecchie segretarie tra le righe ingiallite dei registri.
La luce dello schermo del computer inizia a darmi fastidio, sento gli occhi lacrimare, dovrei riposarmi un po'.

Mi alzo dalla scrivania e vado verso le finestre che danno sulla strada.
C'è gente e i lampioni si sono accesi anche se è ancora giorno.
I turisti sembrano così calmi, in pace con il mondo, felici di sapere che città del genere esistono, quando invece a molti italiani non importa nulla delle città che li circonda.
Neanche io apprezzo più queste strade, questi monumenti, le fontane...
Vorrei essere una di loro, un'inglese dal vestito beige, completo di cappello in paglia a tesa larga con un fiocco giallo.
E al braccio una borsetta elegante.
Mi piacerebbe osservare i palazzi con ammirazione, il volto rivolto al cielo, con la certezza che la vacanza è appena iniziata e l'illusione che non finirà tanto presto.
Sarebbe bella una vita del genere, e fino a qualche mese fa avrei potuto credere che sarebbe stata la mia.
Chiudo gli occhi e inspiro, mentre sento lo stomaco brontolare, ho fame.

Mi dirigo verso il distributore di snack e cerco qualcosa da mangiare.
Mi siedo alla mia scrivania ed inizio a sgranocchiare le schiacciatine, bevo la mia bottiglietta d'acqua e poi riprendo il lavoro, dopo aver sospirato.
Sento dei rumori nell'ufficio del notaio e mi ricordo della sua presenza.
Non avevo notato il fatto che non se ne fosse andato.
La sua presenza mi rassicura, almeno non sono sola, ma non mi fa sentire a mio agio, è come se mi sentissi osservata.
Sono le nove quando la sua porta si apre.
Il signor Di Lauro mi viene in contro, con la borsa stretta nella mano destra.
«Ancora a lavoro?», domanda.
Annuisco, mi sembra ovvio.
«Perché non ti prendi una pausa? Vado a cena, mi accompagni?», propone, facendo un passo verso di me.
Poggia la borsa sul registro che stavo trasferendo al computer.
«Ho già mangiato», gli dico.
«Davvero?», domanda, stupito.
Mi volto verso i distributori e li indico.
«Ah», la sua esclamazione sembra quasi la risata di chi si prende gioco di te.
«Quella non può essere una cena, hai bisogno di cibo vero, dai, metti da parte il lavoro e vieni con me», continua, avvicinando il viso al mio.
«Ma... devo finire per domani mattino e...», è stato lui a dirmi di dover lavorare tutta la notte, pur di finire.
«Oh, ripensandoci non è poi così importante», minimizza, mentre io mi sento presa in giro, ho sprecato tutto questo tempo quando invece avrei potuto tranquillamente tornare a casa .
«Suvvia, non ti offendere, se te ne fossi tornata a casa non avrei potuto invitarti a cena...», osserva, andando a prendere la mia giacca dall'appendiabiti.
Me la porge, con un sorriso beffardo sulle labbra.
Posso davvero ancora rifiutare?
Afferro la giacca, titubante più che mai.
Lui riafferra la borsa e poi mi accompagna fino all'uscita.
Raggiungiamo la sua auto.
Non so cosa dire, o se realmente dovrei dire qualcosa.
«Io e mia moglie non ceniamo mai insieme, lei preferisce mangiare alle sette, mentre io non riesco proprio a cenare così presto...», mi informa, come se dovesse sempre giustificarsi per come si comporta con sua moglie, non lo capisco...
E forse non avrei dovuto accettare un altro invito da parte sua.

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Capitolo breve ma significativo. Di Lauro sta uscendo allo scoperto, voi avete capito che tipo di persona è?
Fatemelo sapere nei commenti! Io vi aspetto, dreamers, con i miei 808 baci😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘😘

GOLDEN-quella sera le nuvole trattennero le lacrime.         WATTYS2019जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें