Capitolo 1

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Sylver posó un dito sulle proprie labbra, intimandomi di fare silenzio. I suoi occhi erano due scintille.
La situazione cambió completamente, un attimo dopo, quando una guardia, la stessa guardia che mi aveva condotta fuori dalla mia stanza, poco prima, entró dalla porta aperta. Sylver scomparve. Non la vedevo da nessuna parte.

"Principessa, sta bene?" mi domandó, cercando di riprendere fiato.
Aveva gli occhi spalancati quanto me. Sembrava confuso. Attendeva una mia risposta. Una risposta che non avrei potuto dargli.
Mi squadró un paio di volte, poi respiró a fondo. Mi guardó come se stesse guardando una bambina indifesa.
"Mi dispiace, principessa." sussurró.
Afferró la maniglia della porta ed uscí dalla stanza.
Quando fui sola, le gambe mi cedettero e crollai a terra, le mani davanti al mio viso, che tentavano di fermare altre lacrime, che sgorgavano fuori dai miei occhi. A quanto pareva, avevo ancora lacrime da piangere. Anche la voce, che pensavo di non avere piú, si fece sentire. Un rantolo disperato mi uscí dalla gola, mentre rivivevo il processo di Mike.
Mi aveva amata. Era vero. Mi aveva sempre amata. E io non gli avevo creduto. Ero stata io a causare la sua morte. Lui aveva solo cercato di aiutarmi.
Mi piegai su me stessa dal dolore, un dolore diverso da quello che provavo di solito, nel basso ventre. Era un dolore che veniva dal petto. Dal cuore. Mike, il mio sogno, era appena stato ucciso. E io avevo assistito alla scena, senza fare nulla.
Sussultai, quando un paio di mani mi si posarono sulla schiena, accarezzandomi. Erano mani calde e sottili, abbastanza familiari da poterle riconoscere anche da sotto il tessuto di vestiti. Mi appoggiai a Sylver, accucciata accanto a me, mentre un nuovo rantolo disperato si faceva strada, tra le mie mani bagnate. Lei posó una mano sulla mia testa e cominció ad accarezzarmi i capelli. Un gesto calmo e lento, che mi fece venire ancora piú voglia di piangere: era da tanto tempo che qualcuno non si prendeva cura di me in quel modo.
Nonostante non la vedessi da molto, avrei saputo riconoscere i modi calmi e gentili di Sylver ovunque. Mi era mancata cosí tanto.
In un piccolo momento, fui quasi felice.
Sylver è tornata. Aspetta, Sylver?
Smisi immediatamente di piangere, spaventata da ció che stavo pensando e dalla persona che mi stava accarezzando la testa. Mi allontanai immediatamente da lei e strisciai sul pavimento, cercando di raggiungere l'altra parte della stanza.
Sylver non poteva essere tornata. Era morta. L'avevo vista morire.
La ragazza dai capelli ossigenati mi guardava, gli occhi ridotti a fessure. Ma non mi stava fulminando, nè analizzando. Sembrava dispiaciuta.
Mi sorrise, un sorriso carico di amarezza e nostalgia. E fu allora che rividi la ragazza che mi aveva aiutata nel castello di James, la stessa con cui avevo riso, dopo che Mike mi aveva baciata forzatamente, la stessa che mi aveva aiutata a prepararmi per l'appuntamento con Dimitri, la stessa che mi aveva rivelato di essere innamorata di James e la stessa che mi aveva salvata dal licantropo, l'ultima notte al castello di James, la mia migliore amica. Sylver.
Le lacrime tornarono. Ma non si decidevano a scendere. Avrei voluto urlare, correre tra le braccia di Sylver, dirle tutto ció che avevo pensato in quegli attimi di confusione. Il mio corpo, peró, era immobile. Avevo finalmente finito le lacrime e la voce per i lamenti e tutto ció che mi rimaneva era solo un po' del mio cuore, che, in quel momento, non avrebbe voluto fare altro che correre tra le braccia di Sylver per tornare al castello di James, quando ancora non sapevo nemmeno dell'esistenza della rossa.

"Sylver." ripetei, in un altro singhiozzo.

"Lilith." rispose lei, la voce simile al tintinnio dei campanelli.
E tutto il mio corpo si rimise in moto. Le mie gambe mi condussero di nuovo da lei, mentre anche lei si alzava e si avvicinava a me.
Quando fu abbastanza vicina, allungó una mano verso la mia guancia e tiró via le lacrime dal mio viso.
"Sei un disastro." Rise, notando le sue mani bagnate. "Se avessi avuto il trucco, peró, sarebbe stato peggio.".
Non piangere.
Scacciai quell'inutile pensiero e ritrovai le lacrime per piangere, questa volta di felicità. Sylver era davvero tornata.
Crollai su di lei, i vestiti da serva sporchi e rovinati inondati dal mio pianto. Lei mi strinse ancora piú a sè e mi abbracció, un abbraccio lungo e nostalgico.
"Mi sei mancata." sussurró.
Anche tu, avrei voluto rispondere, ma i miei singhiozzi me lo impedirono.
"Lilith, non piangere cosí forte, o ci sentiranno. Lei non vuole che io stia qui." mormoró.
Lei. Tutta la felicità che aveva cercato di farsi strada, in me, scomparve, rimpiazzata dal senso di colpa e dall'amarezza.
Non riuscii a fermare un altro lamento.
Perchè non riuscivo a smettere di piangere?
Sylver sembró capire quello a cui stavo pensando, alla morte di Mike, e mi strinse a sè. Lasció che mi sfogassi su di lei. Per molto tempo.
Aspettó che mi calmassi.
"Ti amava." Rispose, infine, al mio lamento. "Mi ha detto tutto. Ma non è colpa tua. Lui credeva veramente che tu potessi distruggere quello che la sua sovrana ha costruito. Ha cercato di farlo lui stesso e sapeva a cosa sarebbe andato incontro, se la sua regina l'avesse scoperto. Ma ha voluto che anche tu potessi crederci. Non ha mai avuto il coraggio di dirti ció che provava per te, fino a quando non l'ho convinto io. Ma era già troppo tardi. Per questo, mi ha affidato l'incarico di continuare e portare a termine il suo progetto.".
Notai una macchia bianca avvicinarsi a me. Spostai lo sguardo da Sylver ai fogli che teneva in mano.
Non appena capii di cosa si trattava, avvertii un senso di nausea nella gola: sui fogli, era disegnata la piantina di una struttura, con le scritte Porta d'uscita scritte da una persona con una grafia a me familiare.
Mi veniva da vomitare.
Poi, ricordai le ultime parole che Mike mi aveva rivolto, prima che la rossa ci scoprisse insieme. Parlava di una persona a cui mi sarei dovuta affidare e che sapeva tutto ció che sapeva anche lui.
Spostai lo sguardo dai fogli a Sylver e da Sylver ai fogli.
La rossa aveva strappato i fogli davanti a tutti. Invece, quelli che aveva in mano Sylver erano interi. A meno che....
Sul volto di Sylver, comparve un piccolo sorriso malizioso.
"Usciamo di qui, prima che sia troppo tardi." disse.

Sangue regaleWhere stories live. Discover now