47 MAT

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Svegliano papà verso sera. Ovviamente io sono seduto vicino al suo letto. Ele è andata giù al bar a prendermi un caffè. Le ho detto di fermarsi a mangiare qualcosa, è da oggi pomeriggio che è qui. Veramente è stata strana tutto il giorno. Sembrava pensierosa. Persa, lontano da me e da tutti. Silenziosa come non mi è sembrata mai. Immagino che la situazione di mio padre la colpisca più di quanto voglia far credere, in fin dei conti erano affezionati.

«Ciao papà», sussurro quando apre gli occhi. Gli prendo la mano, lui mi guarda e la stringe leggermente. «Non dire niente, così non ti affatichi», comincio, «Ti spiego tutto io». Glielo dico convinto che non possa capirmi. «Hai avuto un ictus, papà. Ti hanno operato e ti stanno tenendo sotto controllo. Il dottore ha detto che è ancora presto per vedere come sono andate le cose, ma io sono sicuro che ti riprenderai meglio di prima», mi sembra straordinario essere qui con lui a parlare, quando fino a qualche ora prima credevo di averlo perso. Lui non risponde, non dice niente, ma è cosciente e a me va bene così.

Quando Ele ritorna la faccio stare un po' da sola con lui. È giusto così, hanno bisogno di un po' di tempo.

«Io vado a casa, vieni con me?», mi chiede poi.

«No, rimango qui con lui»

«Sei sicuro?», annuisco. «Allora ci vediamo domani, vengo appena possibile». La bacio e aspetto che scompaia nell'ascensore, prima di tornare nella stanza.

IL CONFINE DI UN ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora