34 MAT

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È la prima volta che sale sulla mia macchina e mi fa uno strano effetto.

La guardo con la coda dell'occhio, ma lei è concentrata a fissare fuori dal finestrino le luci della città che ci scorrono intorno. Darei non so cosa per sapere cosa pensa.

Dice che la evito. Sì, forse è vero. Ma lo faccio per lei. Non voglio che si immischi in cose che sono estranee alla sua vita. Non vado bene per lei. Incrocia le gambe e vedo che si rilassa. Meglio. Non voglio metterla in difficoltà. So che abbiamo solo mezz'oretta di strada, poi l'incantesimo finirà. Però stare qui con lei, mi fa stare bene. Non posso negare a me stesso di sentirmi felice, in questo momento. Anche se lei è ubriaca. Anche se ha un microvestito che le sale di molto sulle cosce e che mi accende i sensi.

Accelero. Tanto Nicole sa benissimo indicare la strada ad Elias. Faccio una curva a forte velocità, forse esagero un po', ma lei non si scompone. Le butto un occhio e vedo che si è addormentata. È proprio ridotta male.

Raggiungo casa sua, parcheggio davanti al cancello e spengo la macchina. Poi mi accendo una sigaretta.

«Sei cattivo», dice lei. La guardo, è ancora mezza addormentata e ubriaca.

«Dici?», rispondo.

«Sì»

«Perché?»

«Perché io volevo capire e tu mi hai cacciata». Stringo le labbra. Mi dispiace farla stare male in questo modo. Se solo sapesse quello che provo per lei. Se solo capisse quanto è diventata importante.

D'istinto mi chino su di lei e le do un leggero bacio sulla fronte. Chiudo gli occhi per assaporare quel momento. È così fragile. Così delicata che ho quasi paura di romperla. Mentre sono così lei mi afferra per la maglietta con la mano e stringe la presa. Lo fa inconsapevolmente, come se non volesse separarmi da lei. Come se non dovessi staccarmi mai più. È un contatto vero. Il primo che abbiamo.

Improvvisamente veniamo abbagliati dai fari dell'auto di Nicole che Elias parcheggia davanti a noi. Aiuto Ele a scendere dalla macchina e la affido a sua sorella. Senza tanti complimenti entrano in casa e ci lasciano fuori.

«Così quella è la barista?», mi chiede Elias.

«Sì, è lei»

«Siete due coglioni», mi dice.

«Perché?». Lui fa un cenno con la mano, come per dire che non vuole parlarne.

IL CONFINE DI UN ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora