33 ELE

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«Quindi, è tipo un addio al nubilato o cosa?», chiede Giulia sorseggiando il suo coca e rum.

«Diciamo che è un misto, dai», risponde Nicole. «Una via di mezzo tra una festa pre-laurea e un addio al nubilato molto in anticipo». Facciamo un brindisi portando in alto i nostri bicchieri.

«Mica tanto in anticipo», precisa Chiara, «Ti sposi tra un paio di mesi». Se gli occhi di mia sorella potessero farsi a cuoricino, credo che assumerebbero quella forma in questo momento. Si vede che è impaziente, non vede l'ora.

«Non capisco cosa ci sia di così elettrizzante nel matrimonio», dice Sofia. Ho portato anche lei a questa uscita. Gliel'ho proposto una sera in pizzeria. Ci vediamo sempre e solo come colleghe, mi è sembrato divertente cambiare un po'.

«Hai avuto qualche trauma infantile o cosa?», le chiede Giulia acida, sistemandosi l'immenso fiocco giallo che ha sulla testa, in tinta con la camicetta a pois gialli e blu.

«I miei genitori sono sposati da trent'anni»

«Quindi hai un buon esempio»

«Un buon esempio di noia», continua Sofia, «Chiedete a Ele quante volte le ho mai parlato dello stesso ragazzo per più di tre volte di fila». Io annuisco. L'alcool comincia già a darmi un po' alla testa.

«E che gusto ci provi?», Chiara è sbalordita.

«Lo stesso che ci provano i ragazzi a fare come me», dice pratica. Sofia è così, prendere o lasciare. Ha sempre l'ultima parola, ha sempre ragione lei e nessuno deve o può dirle quello che deve fare. Semplicemente non ti ascolta. Lei fa solo quello che vuole, giusto o sbagliato che sia. E non ha mai potuto mandare giù la mia vita così monotona. Beh, era monotona. Adesso è decisamente cambiata.

Nicole estrae dalla borsa tre fasce, di quelle tipo Miss Italia e ne porge una a me, una a Chiara e una a Giulia.

«Queste sono per voi, se dobbiamo divertirci facciamolo come si deve». Quando la prendo in mano e la indosso leggo in indelebile nero "laureanda e testimone della sposa". Ovviamente sulla fasce delle altre l'ultima parte non c'è. Poi spunta fuori uno pseudo velo con tanto di corona di fiori finta e Nicole se lo appunta in testa. Scoppiamo a ridere.

«Non mi sono dimenticata di te», dice poi, rivolta a Sofia, e le appoggia in testa il classico cappellino a punta delle feste di compleanno. Sembriamo completamente fuori di testa e ormai ci guardano tutti nel locale.

«Propongo di dare il via alla serata. Abbiamo un sacco di giri da fare», esclama Chiara, alzando un pugno al cielo.

Così ci diamo al divertimento. Per me è quasi una sensazione nuova. Era una vita che non uscivo a divertirmi in questo modo e in poco tempo sono già instabile sulle gambe. Non ci faccio neanche caso. Insomma, che mi frega? Tanto poi tornerò a casa a dormire e avrò tutto domani per riprendermi.

Al quarto locale sono appoggiata allo schienale del divanetto con la vista annebbiata. Mi gira la testa e la voglia di vomitare è fortissima. Forse ho esagerato. Guardo le mie amiche che si dimenano al ritmo della musica. Mia sorella, un po' alticcia anche lei è seduta vicino a me.

«Come faremo a tornare a casa?», mi domanda. «Se ci fermano a un posto di blocco ci arrestano»

«Forse era il caso di pensarci prima, no?»

«Esco e vedo se riesco a rintracciare Gabriele che ci venga a prendere». La guardo allontanarsi e tra la folla, seduto al bancone vedo Mat. Mi sta guardando. Sento i suoi occhi bruciarmi la pelle. Cerco di mettermi dritta e vedo che lui si alza, pronto ad andare via.

E no, cavolo, questa volta non mi scappi! Forse sono un po' alterata dall'alcool in corpo ma non mi lascerò sfuggire l'occasione di dirgli tutto quello che penso. Tanto comunque non ci parliamo più, no?

Lo afferro per un braccio e lui si volta. Mi perdo nei suoi occhi e per un secondo dimentico quello che devo fare. Poi mi riprendo.

«Si può sapere perché ti comporti così?»

«Sei ubriaca», dice lui.

«Lo so benissimo che sono ubriaca», biascico, «Ma tu rispondi alla mia domanda»

«Come mi comporto?»

«Mi eviti. Sei sparito»

«Perché? Cosa dovevo fare?», chiede. «Io ero il cliente, tu la barista. Non avevamo altro in comune». Rimango male. Ma fa apposta a ferirmi? Lo fa di proposito? Gli do una botta sul braccio. Doveva essere una specie di pugno forte e doloroso, per fargli capire quanto fossi arrabbiata, ma è già tanto se riesco a prenderlo di striscio.

«Forse è meglio che torni a casa», mi dice, avvicinandosi per sovrastare la musica. Mi arriva dritta in faccia un ondata di profumo. In un'altra situazione forse avrebbe acceso la carica erotica che c'è in me, ma invece serve solo a farmi salire i conati di vomito, per cui lo pianto lì e mi precipito fuori dal locale.

So che non è un bello spettacolo vedere una ragazza che rimette quello che rimane della cena in mezzo alla strada, ma per fortuna non passa nessuno. C'è solo mia sorella più in là che appena mi vede mi corre incontro.

«Ehi, stai bene?», mi chiede. Non riesco a rispondere. Quando la crisi è passata, ci sono anche le ragazze intorno a me.

«Mi spiegate chi di voi pensa di guidare?», la voce di Mat mi arriva forte e chiara, adesso. Oddio ha assistito a tutta la scena? Mi sento malissimo, e non solo per colpa del mio stomaco.

«Ho provato a chiamare Gabriele, ma non può venire e poi non riuscirebbe a portarci tutte lo stesso, siamo in cinque».

Adesso sono molto più lucida e vedo Mat prendere le chiavi dalle mani di mia sorella e porgerle a un ragazzo vicino a lui, che noto solo ora. È alto, con le spalle molto larghe. Giulia ne è un po' intimidita.

«Facciamo così. Voi quattro salite con Elias, sulla macchina di Nicole», spiega pratico. «Io faccio strada con Ele. Vi portiamo davanti casa e poi noi ce ne andiamo. Intesi?»

«Perché Ele dovrebbe venire in macchina con te?», domanda Nicole.

«Perché lei ha già vomitato e sono sicuro che non lo farà ancora. Fatti sporcare la tua di macchina, grazie». Mi afferra per un braccio e mi trascina via senza tanti complimenti.

IL CONFINE DI UN ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora