21 ELE

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Suono il campanello e questa volta sono molto più rilassata di quella precedente.

Il signor Piras mi viene ad aprire e credo che ci sia l'abbozzo di un sorriso sul suo viso. Spero sia contento di vedermi. Percorro il vialetto d'ingresso e gli porgo la stella di natale rossa che ho comprato per l'occasione.

«Buon pomeriggio, signore, tanti auguri!», dico allegra. Lui si limita ad accennare col capo e poi scompare nel giardino. Io lo seguo fino alla serra.

In breve tempo ha trovato una collocazione per il mio piccolo fiore e gli sta già dando le dovute attenzioni.

«Le andrebbe di fare una passeggiata, signore?», chiedo. Lui sembra tentennare, come se mille dubbi lo avessero assalito all'improvviso. «Una passeggiata breve, qua intorno all'isolato». Sempre senza dire niente, mi fa cenno di aspettare e va in casa. Poco dopo compare con un buffo cappello calato sulla testa e l'ombrello, benché ci sia il sole.

«Potrebbe piovere», spiega.

«Certo», rispondo, «Fa bene a portarlo con noi». Mi offre il braccio e mi ci appoggio un po' in imbarazzo.

Camminiamo lentamente. Lui sembra un po' insicuro. Forse non esce spesso di casa. Forse non esce mai. Mi chiedo quanti anni abbia, sembra molto più vecchio di mio padre, ma forse è solo apparenza.

«Ti piacciono i fiori?», mi chiede.

«Non molto», ammetto onestamente.

«Prendersi cura di qualcosa è come prendersi cura di sé stessi»

«Credo di sì»

«Tu di cosa ti prendi cura?», è una domanda strana. Rimango per un po' a pensarci, ma proprio non mi viene in mente niente.

«Non lo so, signore», dico infine. «Di niente, credo». Una volta che lo dico ad alta voce sembra tremendamente triste. Mi lascia un senso di vuoto.

«Impossibile», dice lui semplicemente. Non rispondo. «Ti stai prendendo cura di mio figlio», rimango senza parole.

«Credo che si sbagli, signore. Io e Mat ci conosciamo appena»

«Bisogna dare molta acqua a una pianta, per farla crescere, e anche quella più secca può tornare a vivere», mi dice. «Ma non basta quello. Bisogna togliere le erbacce; fargli vedere la luce del sole; bisogna parlargli». Ascolto rapita il suo discorso. «È la presenza costante, che fa vivere un fiore. Non bisogna abbandonarlo, sennò muore»

Camminiamo ancora un po', poi all'improvviso quasi dal nulla comincia a piovere. Piccole gocce sottili cadono sull'asfalto e bagnano i nostri cappotti. Il signor Piras apre tranquillamente l'ombrello e mi ci fa accomodare sotto. Poi, senza altre parole, ci incamminiamo verso casa.

IL CONFINE DI UN ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora