43 MAT

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Quando torno a casa mi sembra di camminare sulle nuvole. Quasi non ci credo, ma è proprio vero. Sono innamorato. Lei mi ama. Mi sono aperto, le ho raccontato chi sono e ora esistiamo solo noi due. È la sensazione più bella del mondo.

Vado dritto in camera, mi spoglio e bacio la palla di natale sul comodino: porti fortuna tu! Sono euforico. Mi metterei a ballare.

Decido di dirlo a mio padre. Sicuramente sarà felice. Vado in camera sua, ma non c'è. Strano è molto tardi, pensavo fosse a letto. Giro per tutta la casa, ma non ci sono tracce di lui. Controllo dalla finestra, ma le luci della serra sono spente. Dove diavolo può essersi cacciato? È molto tardi, fuori è notte fonda. Non è mai successo che scappasse di notte.

Decido di controllare comunque nella serra, è capace che stia lavorando al buio, perché si è fulminata la lampadina. A volte fa delle cose totalmente irrazionali.

Quando entro e i miei occhi si abituano all'oscurità, lo vedo seduto in un angolo, la testa appoggiata al bancone, le forbici da giardiniere ancora in mano.

Si è addormentato mentre lavorava, come i bambini. Mi avvicino silenzioso, senza far rumore, per non spaventarlo. Lo scuoto leggermente e lo chiamo. Niente. Non si muove. Provo a scuoterlo più a lungo e ad alzare la voce. La forbice gli scappa dalle mani e finisce rumorosamente sul pavimento.

«Papà?», chiamo ancora. Accendo la luce, non so perché non ci ho pensato prima.

«Papà!», un urlo mi muore in gola quando vedo del sangue colargli da un orecchio. Mi prende il panico.

«No, ti prego. Ti prego, ti prego, ti prego, no» bisbiglio guardandomi intorno. Poi afferro il cellulare e compongo il 118.

Brevi squilli.

«118, in cosa posso esserle utile?»

«Vi prego, mandate un'ambulanza. Vi prego, è urgente!»

«Si calmi, signore, e mi spieghi la situazione»

«Si tratta di mio padre, credo che sia morto!»

IL CONFINE DI UN ATTIMOWhere stories live. Discover now