23 MAT

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«Quindi la cosa si è risolta così?», chiedo a Elias al telefono.

«Sembra di sì, amico», emetto un sospiro di sollievo.

«Meno male. Non posso permettermi altri errori»

«Siamo stati fortunati perché quelli erano tipi già registrati. I buttafuori sono stati contro di loro e alla polizia è bastato sapere quello. Della rissa poco importa, avranno comunque un bel lavoro da fare»

Lo saluto e butto il telefono sul letto. Nessuna denuncia verso ignoti, quindi nessuno verrà a bussare alla mia porta a chiedere cosa ci facevo lì in quel momento.

Quando Luis, stamattina è passato a restituirmi le cose che avevo lasciato in appartamento si è preso un bel cazziatone. Begli amici a squagliarsela lasciandoci in quella situazione! Questa cosa farà molta fatica a passarmi.

Scuoto la palla di neve sopra il comodino ed esco dalla stanza.

Raggiungo mio padre nella serra. Sembra tranquillo, canticchia anche. Quando mi vede si ferma un attimo a fissarmi, poi ricomincia.

«Cos'hai fatto in questi giorni?», chiedo.

«Questo», risponde abbracciando con lo sguardo il suo piccolo mondo. È il suo rifugio, la sua tana. Qua si sente protetto dal mondo che non riesce più a comprendere.

«Questo è il mio preferito», dice poi, accarezzando delicatamente i petali di una stella di natale.

«Mi fa piacere», dico, alzando le spalle.

«Quella ragazza è molto gentile. Mi piace»

«Quale ragazza?», chiedo facendo un passo verso di lui, ma di nuovo i suoi pensieri vagano altrove. «Papà di che ragazza stai parlando?». Chi è stato qui mentre non c'ero? Faccio scorrere mentalmente le ultime ragazze con cui sono stato, pensando a cosa può averne spinta una fino alla porta di casa mia.

«La ragazza coi capelli arancioni», dice poi.

«Capelli arancioni? Ma di che diavolo...?» poi ho come un'illuminazione. «Eleonora? Eleonora è stata qui, papà?». A fare che? Cioè, perché? E io perché cavolo non c'ero?

«È stata lei a regalarmi questo fiore». Sono sempre più confuso. Eleonora è venuta a casa mia e ha regalato un fiore a mio padre?

«Papà perché è stata qui?»

«Ti cercava, ma non c'eri», mentalmente comincio a imprecare in tutte le lingue conosciute. Decido di fare una follia e andare da lei. Insomma solo per chiederle cosa voleva, no? Non c'è niente di male a presentarmi da lei così. Mentre sto per uscire dalla serra, mio padre dice qualcosa che non capisco.

«Puoi ripetere?» chiedo.

«Lei sa»

«Che cosa?»

«È stata nello studio. Sa tutto». È come se mi fosse caduto un secchio di acqua gelida addosso. Non so se essere furioso o terrorizzato. Chissà che cosa pensa di me adesso, chissà cosa pensa della mia famiglia. Sono stato via una sola settimana e qua mi rivoluzionano la vita? Sono troppo agitato per andare da lei. Sono confuso. Meglio ragionarci un attimo. Domani sarà al bar, posso sempre passare, no? Ho un nodo in gola. Che altro può succedere adesso?

IL CONFINE DI UN ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora