18 MAT

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«Ho un mal di testa pazzesco», dice Elias stringendo forte il volante della macchina.

«E il bello arriva stasera», dico io.

Ci hanno mandato a comprare un po' di alcolici per la grande festa di mezzanotte. Le nostre scorte sono già finite. Cosa mangeremo non lo so, ma forse pensano che non ci sarà bisogno di mangiare dopo tutta la roba sulla lista.

Ci fermiamo al piccolo supermercato del paesino e facciamo la nostra spesa.

Quando usciamo, noto del movimento non lontano dal pick-up. Due ragazzi stanno affrontando una ragazza. Do di gomito a Elias, con le mani cariche di borse della spesa. Ci avviciniamo alla macchina, posiamo il tutto e ci fermiamo a guardare la scena. La stanno chiaramente insultando. Mi avvicino.

«E tu che cazzo hai da guardare?», mi chiede uno dei due, quello più alto.

«La conosci?», chiedo.

«Chi?»

«La ragazza che stai insultando. La conosci?». Quello si volta a guardarla, come se la vedesse per la prima volta.

«È la mia ragazza, quindi?»

«Quindi sei un coglione se tratti la tua ragazza in quel modo, in mezzo alla strada per di più», lei mi guarda impaurita.

«Senti, perché non torni da dove sei venuto e non ti fai i cazzi tuoi?», attacca l'altro. Ha gli occhi iniettati di sangue, ha tirato della roba sicuramente.

«Mi piacerebbe molto, ma capisci, come faccio a stare tranquillo al mio posto quando ci sono dei coglioni come voi in giro?», so che dovrei farmi i fatti miei, ma che uomini sono quelli che trattano una ragazza in quel modo? No, no, no, non va bene.

Quello più alto quasi corre contro di me e mi viene a due centimetri dal viso. Mi guarda fisso negli occhi e pensa, forse, di spaventarmi ma io non mi muovo di un millimetro e, anzi, per fargli capire che deve stare attento a cosa pensa di fare, mi accendo una sigaretta e gli soffio il fumo in faccia. Questo ovviamente lo fa imbestialire. Dai, coraggio, attaccami per primo che così ci divertiamo un po'. Elias è dietro di me, pronto a intervenire.

«Quindi? Pensi di fare qualcosa o devo travestirmi da donna per farti venire il coraggio di affrontarmi?», lo provoco. Poi vedendo che qua non si fa niente, mi volto per tornare alla macchina. Forse è bastato l'avvertimento. Nel momento in cui mi giro, però, vengo raggiungo da un pugno alla base del collo. Per un momento sono intontito dal dolore e mi porto le mani dove sento male.

«Non si attacca alle spalle ». Elias è proprio incazzato. Avanza a passi decisi e prende quello più alto per il giubbotto sollevandolo da terra, poi lo spinge violentemente facendolo cadere sul cemento del parcheggio. Allora l'altro si sente in dovere di farsi avanti, ma non glielo permetto sferrandogli un pugno di lato, dritto contro l'orecchio. In poco tempo vedo il sangue e il ragazzo, spaventatissimo, corre via. Pivelli, non sono neanche capaci di fare a botte. Ce ne andiamo così, senza nessuna soddisfazione.

IL CONFINE DI UN ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora