26 MAT

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Mi sono sentito uno stupido per tutta la giornata. Non riesco a capire perché quando sono di fronte a lei non riesca a portare avanti una conversazione come si deve. Ho tutto nella mia mente, giuro. Ma non salta fuori. Ho un sacco di domande che vorrei farle per conoscerla. Per farle capire che, non so come abbia fatto, ma è entrata nella mia vita come un treno e non voglio che se ne vada.

Ho sempre questa paura. Insomma, non siamo niente e da un secondo all'altro tutto può finire. Lei può sparire come il sole dietro le nuvole.

Con questi pensieri parcheggio la macchina. Voglio invitarla a casa mia. Niente di impegnativo. Voglio solo invitarla, magari un pomeriggio, e vedere come si trova mio padre con lei. In qualche modo deve essere stata una presenza piacevole perché vedo mio padre decisamente più sereno e se è merito suo, beh... non saprei come ringraziarla.

Quando varco la porta del bar lei non c'è.

«Buonasera», mi saluta la Vecchia. Che poi vecchia non è, poveraccia, ma è la prima cosa che d'istinto ti viene da pensare guardandola. Non ho idea di come si chiami allora la chiamo la Vecchia. Antipatica, aggiungerei anche.

«Eleonora non c'è?», rispondo.

«La vedi?», simpatica, molto simpatica.

«Non è la sua settimana?»

«Non ci sono più le sue settimane. Non lavora più qui». Ma che diavolo dici? Impossibile. L'ho vista stamattina, le ho parlato. Me lo avrebbe detto. No? No. Senza dire una parola esco dal bar. Sono incazzato. Se lei non lavora più qui significa che io non potrò più vederla quando mi pare. Chissà se si è licenziata lei, o se l'hanno lasciata a casa. Mi passo una mano sulla testa. Come faccio adesso? Io ho bisogno di vederla!

Sei in questa situazione perché sei un coglione, mi dico. Sei messo talmente male che vai in tilt per una cosa del genere. Se fosse stata una qualunque altra ragazza l'avresti già invitata a uscire. Invece con lei non capisci più niente. Sì, è vero, non capisco più niente. Ma non posso fare niente perché lei non è libera. Cioè farei la figura della stupido. Meglio stare così invece, vero? No, per niente. E allora buttati! Buttarmi? Sì, buttati! Va da lei dille quello che pensi, a parole tue, come ti vengono. Lei capirà. Una parte di me è convinta che qualche cosa la provi anche lei. Forse è nelle mie stesse condizioni. Almeno sai come va a finire. Se ti riderà in faccia te ne andrai e avrai un pensiero in meno.

Un anziano signore passa vicino a me e mi guarda stranito

«Tutto bene, giovanotto?», mi chiede.

«Sì, signore», rispondo.

«Stavi parlando da solo, posso aiutarti?». Come glielo spiego?

«Forse sono innamorato di una ragazza, signore, e non so se glielo devo dire oppure no»

«Beh per prima cosa devi capire se si tratta di amore o solo di un'infatuazione», spiega lui pratico. Sembra sinceramente interessato. «Per prima cosa: è una bella ragazza?»

«La più bella che abbia mai visto», rispondo di getto.

«E cos'è la cosa più bella che vedi in lei?». Non ho bisogno di pensarci.

«Vedo la metà di me che mi è sempre mancata!». L'uomo scoppia a ridere.

«Giovanotto, corri da lei e dille tutto. Se è il tuo destino andrà tutto bene», con una pacca sulla spalla, come incoraggiamento, mi saluta.

Va bene! Vado! Subito! Prima di cambiare idea.

IL CONFINE DI UN ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora