18.5 The Lone Wolf and the Little Bunny

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Non le rimase altro da fare che aspettare. Emily temporeggiò per po', osservando con scarso interesse i dettagli del corridoio. Poi distese le gambe davanti a sé e iniziò a dondolare i piedi, sbattendo le punte delle scarpe al ritmo di una hit pop che le risuonava in testa da qualche giorno. Inutile aggiungere che resistette poco più di un minuto: la pazienza non era mai stata una sua virtù.

«Sai...» incominciò, dato che Ren non l'aveva ancora degnata di uno sguardo. «Dovresti per lo meno scusarti. Per colpa tua ora avrò il culo tutto impolverato.»

Quando di fianco a lei provenne un mugolo strozzato, capì con un sorrisetto di aver fatto centro. Ren si tolse la sigaretta dalle labbra prima di rischiare di strozzarsi e finalmente la guardò con un'espressione basita.

«Ti ringrazio per aver espresso la preoccupazione per le condizioni del tuo didietro, ma vorrei restare da solo» bofonchiò, mordendo di nuovo il filtro e ritornando in modalità emo.

«Nessuno vuole stare da solo» lo canzonò lei in risposta, alzando le spalle con il tipico atteggiamento di chi la sapeva lunga.

Il ragazzo sbuffò corrucciato. «A me non sembra. Alex è l'esempio perfetto per dimostrare che questa frase fatta è solo una cazzata.»

Oh oh.

Nell'udire ciò, Emily gonfiò le guance in un impeto di rabbia. Una rabbia sincera e genuina che non poteva ignorare, soprattutto nel considerare a chi era rivolta quella frecciatina. Non dopo tutto quello che aveva passato. Strinse i pugni e si rialzò, cercando di non apparire troppo goffa nel mentre. «Se sei convinto di ciò che hai appena detto, allora sei davvero stupido come sembri. Basta, io me ne vado!» sibilò offesa.

Fece per riaprire la porta quando una mano guantata si strinse attorno al suo polso, bloccandola. Emily non tentò di liberarsi, ma rimase invece in attesa della prossima mossa di Ren, in quel momento proteso verso di lei. Si voltò appena per osservarlo con la coda dell'occhio, trovandolo con sua grande sorpresa in difficoltà. E lui non era mai in difficoltà.

«Scusa» biascicò il giovane, lo sguardo incerto fisso sul pavimento mentre scioglieva la presa e ritornava seduto. «Sono stato indelicato.»

Emily strinse le labbra e annuì. Si accomodò nuovamente al suo fianco, lasciando che il silenzio riempisse il vuoto tra di loro. In fin dei conti, non era lei il motivo del suo malumore.

«Comunque...» esclamò dopo qualche tempo, mentre giocherellava con un ricciolo biondo. «Se fossi un uomo ti direi che hai urgentemente bisogno di una bella scopata.»

Sperò di averlo colto alla sprovvista, ma fu lei a sussultare quando Ren le picchiettò un dito sulla fronte in risposta alla sua uscita. «Ringraziamo il cielo che non lo sei. Gregory è il classico ragazzo che avrebbe problemi ad accettare la propria omosessualità» commentò lui, le labbra incurvate verso l'alto.

«E tu no?» bofonchiò Emily, massaggiando il punto dolente.

Ren sospirò. Inclinò il capo all'indietro, appoggiando la nuca contro il muro. Fece un tiro ed espirò il fumo. «No. A quanto pare soffro di una strana parafilia e mi eccito solo con i mostriciattoli scorbutici e assassini.»

«Che cosa triste.» Emily cercò di non ridacchiare, il che fu abbastanza facile, dato che lo sguardo di Ren si oscurò di nuovo, perso in chissà quale ricordo.

Nel vedere la sua espressione tesa, Emily lo scrutò in silenzio per qualche istante, a disagio. Si portò le ginocchia contro il petto come uno scudo e si ammutolì. Una parte di lei avrebbe voluto evitare quella domanda, ma continuare a girarci intorno non avrebbe fatto altro che prolungare l'inevitabile. Prese un profondo respiro. «Era davvero così grave?» gli domandò sottovoce.

When the children playWhere stories live. Discover now