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Si volta e rimane impietrito dinanzi a me, come d'altronde ne sono rimasto io.

A parte essermi caduto il cellulare dalle mani, anche la busta in cui vi era latte, biscotti e pannolini, ha fatto il sopravvento anch'essa sul pavimento.

"E ora che faccio?" mi chiedo mentalmente, seriamente privo di azioni da poter compiere e privo di parole da esprimere a voce.

Quest'uomo mi rende un essere così piccolo e impotente.
Mi trasmette, con solo uno sguardo, dispezzo nei suoi confronti, paura e rabbia. Tanta rabbia.

Rabbia perché non è stato l'uomo che avrei voluto avere accanto. L'uomo che non è stato affianco né a mia sorella e né a me. L'uomo orrendo che ha fatto del male a mia madre.

Ebbene si, è mio padre.

Quell'essere viscido, privo di senso.

Credevo fosse lontano da qui, con una sua nuova famiglia e trovarlo in questo posto, così all'improvviso, mi ha reso orfano di emozioni o almeno mi ha trovato colmo di vulnerabilità, dato il mancato tempo di poter prepare la mia mente a questo incontro, che avrei voluto non accadesse per almeno ancora un lungo tempo.

<<Figliolo!>> afferma lui, riagganciando la chiamata senza scandire altre parole alla persona dall'altra parte della linea.

Avanza lentamente, come un felino si inoltra appena alla vista della sua preda ed io instintivamete emetto un passo indietro.

<<Marcus!>> affermo, non ho intenzione di chiamarlo papà.

Papà dovrebbe essere un appellativo famigliare e affettivo, cosa che per questo uomo non esiste.

Si avvicina più a me e mi abbraccia con un movimento fulmineo, a cui mi divincolo subito dopo.

Noto che indossa un vestito elegante nero lucido, una cravatta blu a pois bianchi come la camicia ben stirata, dei capelli sistemati a puntino con del gel tirati all'insú.

Sul suo volto vedo un sorriso, senza niente di cattivo, ma per la prima volta in ventidue anni, un sorriso vero e sincero, o almeno quello che lui vuol far vedere.

Ha delle gote color rosa, che spiccano con i suoi occhi color verde smeraldo, che forse sono di tale colore per l'imbarazzo. Ma ne dubito.

<<Da quanto tempo figliolo.>> dice, prendendo tra le sue mani, il mio volto e fissandomi nei miei occhi color caramello.

Mi sorride, ancora.
È inquietante.

<<Marcus, cosa ci fai qui?>> domando curioso e finalmente interessato.

<<Ad essere sincero sono venuto a far visita al mio nipotino David.>> dice.

Cosa?

Credo di esser sbiancato in faccia e credo mi stia venendo pure un attacco di cuore.

<<Cosa?>> quasi urlo.

Non lo ha mai saputo nessuno, nemmeno le persone a me care!

<<Si, malgrado vi ho lasciato e nonostante ho avuto dei comportamenti orrendi nei vostri confronti, ho sempre svolto ricerche per sapere qualcosa sulla tua vita e su quella di tua sorella.>> mi dice, visibilmente sincero.

<<E cos'altro sai?>> chiedo molto io impaurito.

Fin quando si tratta di David, alla fine è un argomento gioioso, ma se dovesse sapere anche riguardo il mio lavoro, già posso iniziare ad andare in Olanda.

<<Che hai conosciuto una nuova ragazza e a quanto so te ne stai innamorando.>> mi fissa lui, facendo un lieve sorriso.

Ally.
Come fa a saperlo?

Amore sotto effetto  #Concorsiamo2k18Where stories live. Discover now