12. Io non stuzzico i morti, sono loro che stuzzicano me

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Eppure aveva senso. Era solo una teoria ma, se la sua intuizione era corretta, il nefando spirito in questione era riuscito a possedere il corpo della giovane grazie alle fiere viste in precedenza. Non che l'avessero aiutato intenzionalmente, sia chiaro, ma banchettando con l'anima di quella sventurata avevano lasciato libera una stanza nel motel della disperazione. Perché non approfittare dello sconto dato che la suite reale era già occupata?

Dakota inclinò il capo, facendo scricchiolare in modo grottesco il collo rotto. Il suo sguardo vacuo la trapassava, incapace di vederla, eppure Alex non si lasciò incantare da quella triste apparenza degna di un film di Romero. Era solo una sensazione, ma c'era qualcosa in lei che le provocava la pelle d'oca. E non era di certo il suo aspetto innocuo. No... Qualsiasi cosa giacesse al suo interno, sembrava piuttosto decisa a non lasciarla in pace.

Un brivido le scivolò lungo la schiena, graffiandole la pelle con il suo gelo, al ricordo di... di cosa si provasse a quell'intrusione. Nel sentire quell'entità farsi strada in lei, artigliandole e squarciandole anima e corpo un pezzo alla volta. Nello scavare fino ai più recessi angoli del suo essere, raggiungendo luoghi a lei proibiti e inaccessibili. Oh, ricordava bene quelle sensazioni, così come ricordava le urla di quella creatura. Per quanto poco, per quanto fugace potesse apparire, riusciva a percepire un flebile eco della sua presenza persino in quel momento. Era come se un'ombra avvolgesse il corpo della ragazza davanti a lei. Ne anneriva i contorni, distorcendoli. Ma la prova più evidente erano gli occhi; pervasi da striscianti tenebre che si stavano espandendo sempre più, corrompendo in modo quasi impercettibile le iridi già scure e prive di vita di Dakota, apparivano come due porte spalancate verso ciò che risiedeva al suo interno. Tenebre che la bramavano, che volevano raggiungerla. E tale situazione divenne estremamente reale quando il viso del cadavere si distorse in un sorriso disumano e snudato.

Alex agì d'istinto.

Inclinò il busto all'indietro, schivando appena in tempo il braccio di Dakota che passò inerme sopra di lei. Approfittando di quella mossa inconcludente, Alex si raddrizzò, roteò il coltello e di slancio passò il filo della lama sulla gola dell'avversaria. Il taglio, dapprima invisibile, si allargò sotto i suoi occhi in una lunga striscia rossa, dalla quale fuoriuscì del sangue coagulato. Questo scivolò lento sul petto piatto della ragazza, ma non sortì alcun effetto. Non che Alex si aspettasse di vederla crollare al suolo, soffocata dal suo stesso sangue dato che... Beh, non aveva più bisogno di respirare. E nemmeno di sangue, a dire il vero.

Prima che Dakota tentasse un'altra mossa, Alex fece qualche passo di lato, portandosi a debita distanza. Con un movimento repentino del polso, scosse il coltello, pulendo la lama dai residui. Strinse le labbra in una linea dura, osservando quel cadavere ambulante cercare di raggiungerla come se lo squarcio sulla sua gola fosse una semplice puntura di zanzara. Davvero seccante.

Attenta a non lasciar intravvedere le sue intenzioni e a non inciampare nella gonna –avrebbe venduto l'anima per un paio di pantaloni in quel momento-, Alex iniziò a camminare in circolo, imitata per quanto possibile dalla sua rivale. Entrambe si scrutavano a vicenda, cercando di prevedere chi delle due avrebbe compiuto la prossima mossa. Ma Alex non era disturbata da quella situazione di stallo, per quanto comica potesse apparire dall'esterno. Lei sembrava quasi danzare, scivolando sul pavimento come acqua, mentre Dakota... Dakota arrancava scricchiolante, sul punto di cadere a ogni movimento.

Ma era solo una mera apparenza, purtroppo. Fin dal primo momento della resurrezione della ragazza, Alex aveva confidato nelle pessime condizioni in cui versava il corpo per avere un vantaggio, eppure l'attacco di prima era stato veloce. Fin troppo. Ciò non lasciava presupporre nulla di buono.

Cercando di fare il punto della situazione, lasciò vagare lo sguardo sul cadavere, analizzando e ponderando tutte le alternative che le rimanevano. Nonostante l'altezza della caduta fosse stata relativamente bassa, Dakota aveva su di sé un notevole bagaglio di ferite: frattura scomposta del femore e del perone destro, dislocamento piede sinistro, collo rotto e, molto probabilmente, tutte le costole incrinate. Il suo aspetto risultava così raccapricciante e buffo allo stesso tempo, tuttavia era ciò che albergava in lei a preoccuparla maggiormente.

When the children playWhere stories live. Discover now