CAPITOLO 80 - SORPRESA

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Prima di rientrare nei rispettivi alloggi, decidemmo di passeggiare un po'. Eravamo assortiti in maniera stramba, praticamente tre maschi e tre femmine e ben presto il bell'italiano e io ci ritrovammo a essere gli ultimi e a rimanere indietro rispetto agli altri. Mi raccontò molte cose della sua vita e fortunatamente non mi fece più domande alle quali avrei dovuto rispondere con una bugia.

A mano a mano che camminavamo salutavamo qualcuno che rientrava nel proprio alloggio, fino a che mi accorsi di essere rimasta sola con lui, proprio davanti al mio dormitorio.

<<Allora... >>. Samuele sembrava nervoso. Si era cacciato le mani nelle tasche dei jeans e si dondolava sui talloni avanti e indietro. La sua altezza era impressionate, non meno di un metro e ottantacinque, valutai.

<<Sono stata bene. Grazie della bella serata>>, gli dissi per spezzare l'imbarazzo e tentare di alleggerire l'atmosfera. Era buio ma notai lo stesso che gli brillarono gli occhi e gli si colorarono le guance, prima di abbassare lo sguardo sui suoi piedi. Poi fece una cosa che mi sorprese molto. Mi mise una ciocca di capelli sfuggita all'elastico dietro le orecchie e prima di allontanarsi la sua mano mi sfiorò la guancia.

Io spalancai gli occhi per la sorpresa e arretrai leggermente, non sapendo bene come comportarmi.

In quel preciso istante un tonfo sordo, come di un colpo sopra un oggetto di metallo ci fece voltare entrambi verso i container. Forse era la mia coscienza sporca.

<<Buona notte>>, lo congedai e corsi via. Non mi voltai fino a che non raggiunsi l'entrata del mio dormitorio e quando lo feci Samuele era sparito, probabilmente nel suo.

Prima di aprire la porta però, venni strattonata per un braccio e subito dopo una mano mi tappò la bocca, per impedirmi di urlare. Tanto non sarei riuscita comunque a farlo, paralizzata com'ero dalla paura. Lo shock per quello che era successo con Liam non se n'era ancora andato e il terrore che lui mi avesse trovata per finire ciò che aveva cominciato alla baita mi attanagliò lo stomaco. In fondo anche lui era in Africa e avrebbe potuto trovarmi facilmente, se avesse voluto.

<<Chi cazzo era quello e che stavi facendo con lui?>>.

Harry? O mio Dio...

<<Harry?>>, chiesi non appena tolse la mano della mia bocca.

<<Allora? Rispondi>>. Era Harry.

Non potevo crederci. Quando i miei occhi si adattarono al buio lo vidi lì, di fronte a me in tutto il suo splendore. Gli saltai al collo e iniziai a baciarlo e a piangere.

Lui, in un primo momento titubante, si addolcì leggermente e si fece abbracciare, allacciando a sua volta le braccia alla mia vita.

<<Non hai risposto alla mia domanda. Con chi stavi, prima?>>, mi chiese staccandosi da me e accarezzandomi il viso con entrambe le mani.

<<È un collega, stavamo solo parlando>>, gli risposi chiudendo gli occhi e godendomi il tocco delle sue carezze.

<<Se stavate solo parlando, perché ti sei fatta mettere le mani addosso?>>.

<<Cosa? Devi aver visto male. Non mi ha messo le mani addosso>>. Spalancai gli occhi per la sorpresa e il disappunto. Stava esagerando.

Harry allontanò le mai dal mio viso ma solo per stringermi le spalle e strattonarmi leggermente, prima di dire: <<Ha raccolto una ciocca di capelli e te l'ha messa dietro l'orecchio e poi ti ha accarezzato la guancia>>. A quel punto era già furioso e nell'impeto mi trascinò con tutta la sua forza dietro il container, facendo aderire la mia schiena ad esso.

<<Harry lasciami, mi stai facendo male>>. In realtà non mi stava facendo male affatto ma avevo paura. Paura perché sapevo di non essermi comportata in maniera esemplare in sua assenza, solo che non lo avrei mai ammesso.

<<Tu sei mia, hai capito? Mia, cazzo! E nessuno... nessuno all'infuori di me può toccarti, sono stato abbastanza chiaro?>>. Pronunciò quelle parole con una rabbia struggente e un tono che mi sembrò più una preghiera che un'imposizione. Nel frattempo aveva fatto aderire il suo corpo possente al mio e potevo distinguere ben chiari i segni del suo desiderio nei miei confronti.

Tutta quella rabbia e quell'ardore avevano acceso in me il desiderio di lui. Mi era mancato cosi tanto.

<<Rispondimi Christine>>, mi esortò scuotendomi, prima di incollare la sua bocca al mio collo e iniziare a succhiarlo avidamente. Stava marcando il suo territorio.

Io risposi di sì, mugolando in maniera oscena e ansimando per l'affanno. Ero bagnata e pronta per lui e lo volevo dentro di me disperatamente. Infilai le dita tra i suoi capelli, strattonandoli come facevo sempre, per sentire il suo rauco verso di approvazione che tanto amavo. Le sue labbra presto migrarono dal mio collo alla bocca e quando le nostre lingue si incontrarono fu come tornare a casa dopo un lungo viaggio.

La morbidezza della sua lingua che picchiettava con colpetti leggeri la mia e il profumo del suo alito mi riportarono immediatamente alla realtà conosciuta e già esplorata che era il suo essere ma, nello stesso tempo, mi diedero la consapevolezza che tutto di lui non mi sarebbe mai bastato. Più ne avevo e più ne desideravo e ritrovarlo lì, in quell'angolo di mondo lontano da tutto e tutti, fu come ritrovare il sentiero giusto quando ormai avevi smarrito la retta via.

Le mani di Harry non persero tempo e iniziarono a palparmi i seni con foga, prima di calarmi giù pantaloncini e slip in un unico feroce gesto. Poi la sua bocca si staccò dalla mia e in un lampo la sua testa riccioluta si insinuò tra le mie cosce. La sua lingua vorace iniziò a leccarmi come mai prima di allora.

<<Oh, Christine... sei così... dolce... mi è mancato così tanto il tuo sapore... >>.

Gettai la testa all'indietro e le mani sulla sua testa, per spingerlo più a fondo ed esortarlo a leccarmi più velocemente. Muovevo i fianchi avanti e indietro e ai suoi gemiti di piacere, immediatamente sentii irrigidirsi tutti i muscoli e gonfiarsi sempre più il mio sesso. Harry capì al volo che ero vicina al limite e iniziò ad alternare le dita ai colpi di lingua, portandomi al di la del piacere e facendo esplodere il mio orgasmo in mille pezzi.

Appena gli spasmi si placarono si staccò da me e si calò i calzoni. Indossò un profilattico in un attimo e mi penetrò con forza, sollevandomi le gambe e facendo si che gli cingessero i fianchi. Iniziò a entrare e uscire da me con spinte poderose, tenendomi ferma per le spalle e ansimando come un animale. Doveva avere una forza impressionante per resistere in quella posizione. Io mi aggrappai alla sua schiena baciando e leccando il sudore che intanto gli colava dal viso.

<<Tu sei mia Christine... solo mia... solo io posso scoparti e farti stare bene... nessun altro... solo io... >>.

<<Si... solo tu amore mio... solo tu... >>, lo assecondai e lo pensavo davvero. Finché avrei avuto vita, Harry sarebbe stato l'unico al mondo che avrei mai amato e desiderato in quel modo.

Solo in quel momento capii la disperazione che doveva aver provato nel vedermi lì, con Samuele, e giurai che mai gli avrei rifatto un torto simile.

Poachers || H.S. Where stories live. Discover now