Lo Smistamento

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Per il cappello parlante non vi erano stati dubbi. Aveva deciso di smistarlo a Grifondoro quasi subito, dichiarando senza incertezze o titubanze che un ragazzo come lui, allegro, pieno di energia, sempre pronto a cacciarsi nei guai per aiutare qualcuno e amante del pericolo, qualcuno con il suo coraggio e la sua bontà d'animo, non aveva alcun altro posto in cui stare se non nella casa fondata da Godric Grifondoro. Yuya si era visto privato di quel saccente straccio consunto praticamente subito dopo che lo strappo che esso aveva come bocca aveva urlato a gran voce la sua destinazione, suscitando un orda di applausi da quel tavolo affollato che lo attendeva a braccia aperte.

Yuya non sapeva se considerarsi fortunato o meno. Quando la madre gli narrava le avventure che ella aveva trascorso tra quelle solide mura, quando ancora non conosceva suo padre e considerava il mondo della magia come unico posto a lei destinatole, gli scenari più avvincenti l'avevano vista agire sotto la grande casata dei Corvonero, colorata di quel blu cobalto che molte volte la madre indossava con orgoglio, mostrando affetto e nostalgia per quel periodo di studi ormai per lei terminato. Non sapeva molto della storia delle casate di Hogwarts, ma una parte di lui non aveva potuto fare a meno di desiderare proprio la stessa di sua madre, una prova tangibile di quel legame che adesso sentiva più debole, la cui lontananza cancellava con un colpo di spugna azioni consuete, gesti affettuosi che venivano accolti nel caldo ambiente familiare. Era per questo che, anche in quell'enorme castello così lontano da casa, che chiedeva addirittura un giorno intero di viaggio per essere raggiunto, avrebbe voluto almeno un piccolo ricordo di lei, una scusa per pensare a quella donna che adesso si trovava da sola, senza la compagnia di quell'unico figlio a cui aveva dedicato la sua vita.

Lo smistamento si concluse ben presto, e vide al suo fianco, oltre ad una giovane ragazza di nome Yuzu, anche un aristocratico con manie di grandezza che rispondeva al nome di Shingo Sawatari, anche lui, come Yuya, insoddisfatto della casa a cui era stato destinato. Era un sangue puro, come ci teneva a sottolineare, e il suo desiderio sarebbe stato quello di finire a Serpeverde, esattamente come il suo predecessore e i suoi avi prima di lui. Yuya avrebbe dovuto comprendere questo suo volere visto che, in un certo senso, si trovava nella sua stessa situazione, ma l'idea che una persona avesse davvero il desiderio di andare volontariamente nella casata che ormai era stata macchiata inevitabilmente dall'ombra mefitica del Signore Oscuro, colui che aveva gettato nel caos il mondo della magia circa una dozzina di anni fa, era per lui fonte di domande e dubbi su colui che si era seduto al suo fianco. Non riuscì nemmeno a instaurare una conversazione, con Shingo, così titubante nella scelta di un argomento che potesse accordarsi ad entrambi, e tutto il tempo di quel banchetto sontuoso, arricchito di ogni ghiottoneria possibile, in grado di far tacere il peggior critico gastronomico sulla leggendaria scarsa qualità del cibo inglese, lo passò a conoscere i suoi nuovi compagni e in particolare Yuzu, che si dimostrò fin da subito come una persona molto allegra e simpatica, con una grande passione per la musica e con spiccate doti canore, doti che non amava mettere molto in mostra e che esibì solo dopo molte insistenze dal parte del giovane.

Avevano continuato a chiacchierare anche dopo, quando il loro rappresentante di dormitorio, un certo Jack Atlas, aveva fatto gli onori di casa conducendoli verso la loro stanza di ritrovo.

La sala comune dei Grifondoro era sempre movimentata, allegra, rumorosa. Il suono delle risate si mischiava al chiacchiericcio degli studenti, alle grida di coloro che magari si spaventavano per qualche scherzo, alle urla di qualcuno che aveva decisamente perso la pazienza. Era un luogo che trasmetteva calore, e che fece dimenticare quasi subito, a quel ragazzo così insoddisfatto della decisione del cappello parlante, il suo desiderio di essere altrove.

Comprese che non sarebbe mai stato bene a Corvonero nel momento in cui terminò la prima settimana di lezioni. I corvonero amano apprendere, diceva sua madre, vedono in un libro una delle chiavi per leggere la vita, in un dilemma lo scopo della giornata, in un quadro un significato da contemplare. Per poter avere sempre attiva la loro mente, lo studio era qualcosa di assolutamente fondamentale, e quindi si trovavano nella strana ottica di vederlo positivamente. Era forse questo uno dei motivi per cui, agli occhi degli altri, apparivano strani.

Yuya, etichettato come strano fin dalla nascita a causa della leggenda del bambino maledetto, non avrebbe mai criticato i desideri di conoscenza di quella casa, ma doveva ammettere, a lungo andare, che quella filosofia sofoclea non era assolutamente confacente per uno come lui. Non poteva trovare piacevole un libro dopo averlo letto per più di due ore, non poteva ascoltare troppe lezioni senza che gli venisse un atroce mal di testa, non poteva concepire la sua vita in quella scuola senza le sue due ore e mezza di pausa, durante i quali nessuno osava disturbarlo per timore di veder trasformare quel sorriso allegro in una buffa smorfia decisamente infantile.

Anche se l'amore per lo studio non era stato ereditato dalla madre, Yuya non poteva nemmeno dire di essere una persona svogliata. Vi erano diverse materie che lo vedevano attento e interessato, come trasfigurazione e, in barba a tutti i commenti malevoli dei suoi compagni, pozioni, mentre ve ne erano altre che proprio non poteva soffrire, come Erbologia, Difesa contro le arti oscure e Storia della Magia. Ad Erbologia era diventato l'incubo della professoressa Sprite: aveva già ucciso diverse piante, alcune anche rare, con una goffaggine atipica di lui, e per poco non ci era rimasto secco quando, per sbaglio, aveva pestato la radice di una pianta carnivora alta due metri, che sembrava voler rivendicare l'affronto subito inserendo il ragazzo nel menù della sua colazione giornaliera. Difesa contro le altri oscure gli era ostica semplicemente perché odiava il professore che la insegnava, un certo professor Raptor, che ispirava fiducia quanto Piton poteva ispirargliene in un Grifondoro. Ma mentre quest'ultimo, a detta di Yuya, si dimostrava sempre molto competente nella materia che insegnava, quell'incapace di insegnante era in grado di rendere complesso e incomprensibile perfino quello che lui riusciva facilmente a imparare dai libri di testo. E, siccome non era amante della lettura, trovava a dir poco ridicolo che dei fogli ingialliti di pergamena fossero così abili a sostituire le parole di qualcuno che doveva aver imparato tutto quello che sapeva dai troll, visto il modo in cui l'esponeva. Per quanto riguardava storia della magia, invece, non vi erano particolari motivi per inserirla nel novero delle materie che avrebbe preferito non frequentare, eccetto per la qualità soporifera delle lezioni. Per lui, quelli, non erano appuntamenti col professor Ruf, ma con Morfeo e la sua caparbietà a coglierlo in continuazione mentre tentava inutilmente di seguire quanto spiegato. Puntualmente, a ogni fine lezione, doveva sempre essere svegliato dalla sua amica Yuzu, la quale non sapeva se essere divertita dalla situazione od esasperata per il ruolo di sveglia che l'amico gli aveva inavvertitamente affidato.

In tutto questo, però, vi era in assoluto una materia che dominava sulle altre: Volo. Dire che l'amava non era sufficiente per rendere l'idea. Aveva scritto una lettera di papiro lunga un metro a sua madre, dopo la sua prima lezione, e l'aveva perfino rimproverata per non avergli mai detto, in tutti quegli anni, che i maghi come lui avevano davvero il potere di volare a bordo di quelle scope magiche. La madre, che sembrava molto divertita da quelle accuse, gli aveva risposto con una lettera altrettanto lunga in cui, con finta meticolosità, elencava in ordine alfabetico tutti gli ipotetici danni che avrebbe fatto in casa e soprattutto ai suoi amati soprammobili se solo gli avesse accennato di questa simile eventualità.

Nonostante questa sua iniziale ignoranza, Yuya dimostrò ben presto un talento innato, e una bravura e una destrezza senza pari. Madama Bumb, l'insegnante di quella materia, aveva rischiato più volte un infarto, quando l'aveva visto fare acrobazie pericolose lungo il campo da Quidditch, il luogo che usavano abitualmente per esercitarsi. Questo perché Yuya, da bravo Grifondoro, non poteva fare a meno di non farsi notare. E poi, grazie alle sue capacità atletiche, capacità che aveva allenato in quegli anni grazie ai trucchi di prestidigitazione che aveva appreso da suo padre, i suoi riflessi e le sue capacità sulla scopa sembravano di gran lunga superiori a quelli di qualunque suo compagno di classe.

Yuya non poteva saperlo, mentre sfrecciava felice sopra le teste dei suoi compagni, con gli altri che lo incitavano a fare ulteriori volteggi e la professoressa che gli intimava di scendere, se non voleva perdere punti preziosi, ma tutto quel mettersi in mostra, tutte quelle abilità che amava esibire con un sorriso a trentadue denti, gli stavano per regalare una delle sorprese più gradite della sua vita. Sorprese che la McGranitt non era solita fare.

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