<Non ti facevo una piovra> disse, scherzando sul mio attaccamento degli ultimi giorni.

<Non che tu sia da meglio> gli feci notare, aumentando il suo sorrisino sghembo.

Non ci eravamo spinti oltre, anche perchè ci piaceva questa suspence, e questi giochetti che facevamo tra di noi, ma non potevamo non negare, che eravamo sull'orlo di strapparci i vestiti e approfondire la cosa.

Lo percepivo dai suoi forti sospiri, dalle sue mani che tentavano di tenermi ancorata sotto si se quando ci baciavamo, come cercava di non cedere al controllo.

Da una parte volevo lasciarmi andare completamente, l'attrazione era troppo forte, ma dall'altra, la mia parte razionale, voleva prima tastare le acque, chiarire bene quali fossero i nostri sentimenti e quali sarebbero state le prossime mosse.

In poche parole, volevo essere la sua ragazza.

Volevo che si fidasse, che mi considerasse sua amante, amica, mamma, tutto ciò poteva entrare nel suo cuore.

Inoltre, volevo conoscerlo meglio, sapere tutto di lui, dal suo colore preferito, alla sua famiglia.

So che era un tasto dolente, così come lo era stato per Leo, ed io sarei stata paziente e comprensiva nei suoi confronti.

<Ci vediamo dopo, fa la brava> mi salutò con un ultimo bacio, e uscì dalla stanza, facendomi l'occhiolino prima di chiudere la porta.

Gli regalai un sorriso, dopo di che, sospirai, sola nella mia stanza.

In quei giorni ero quasi sempre da sola.

Lara si stava ancora riprendendo, ed era quasi sempre nell'ufficio del pade.

A quanto pare è riuscita a farsi valere.

Anche se l'ho beccata molte volte arrossire quando i mazzi di rosa, venivano lasciati davanti alla porta.

Risi ricordandomi le facce di T e del padre.

Due quadri del'urlo messi accanto.

Sospirai ancora una volta, e mi alzai dal letto, dirigendomi in bagno, sentendo la mia vescica scoppiare.

Brutto da dire, ma quando stavo con Axel mi dimenticavo anche di questo.

Una volta concluso, mi lavai le mani e ritornai in camera.

Una volata di vento freddo si levò per tutta la stanza.

Rabbividii, gettando un occhiata alla finestra, piegai la testa di lato confusa.

<Non ricordavo di averla aperta> mormorai, e mi avvicinai alla finestra.

Lentamente mi affacciai, perdendomi nella vista in lontananza delle luci della città giapponese.

Avrei tanto voluto visitarla, ma ora come ora, era più facile trovarsi in mezzo ad una sparatoia, ed io ne sapevo qualcosa.

Un'altra volata si vento si levò nell'aria, ma non fu quello che mi fece rabbrividire, bensì qualcosa di tagliente che si fermò sotto la mia gola.

Smisi di respirare, e rimasi immobile, mentre il vento scompigliava i miei capelli.

<Fa silenzio, ed entra dentro> una voce profonda mi ordinò.

Rimasi ferma un momento, tentanto di capire se mi fossi inventata tutto, o davvero qualcuno era sul cornicione della mia finestra minacciandomi.

Senza altre parole, colui che era sotto di me, spinse ancor più vicino la lama, e il messaggio mi arrivò forte e chiaro.

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