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Passarono altre due ore di viaggio dalla sosta che facemmo io e Javier.

Arrivammo nella centrale della nostra città, parcheggiammo e seguimmo i signori all'interno.

Una volta entrati ci rivolgemmo al bancone, dietro il quale si trovava una donna in divisa.

L'uomo prese a raccontare i fatti, ma io mi intromisi facendo notare l'assenza degli altri due ragazzi, ma non dissi dove andarono e perché.

La donna disse ai signori di aspettare in sala d'attesa, mentre chiese a me ed Javier un numero di telefono per avvisare i nostri genitori, e i nostri rispettivi nomi.

Una volta fatto, ci accomodammo anche noi nella sala.

Presi la mano di Javier, per avere conforto, poggiando la testa sulla su spalla. Lui mi sorrise e mi circondò le spalle con un braccio. 

<Secondo te abbiamo sbagliato a ritornare?> chiesi leggermente impaurita.

<No, sono loro che hanno sbagliato> mi rassicurò lui parlando dolcemente.

<Stai bene?> gli chiesi preoccupata, alzando la testa dalla sua spalla.

<Si tranquilla, sono solo deluso dalle azioni di mia sorella> rispose lui stringendomi ancora di più.

<Anche io, soprattutto per Arsh. Mi ha lasciato così, su due piedi> mi lamentai sentendo i miei occhi farsi di nuovo lucidi.

<Vuoi davvero raccontare la verità?> chiesi indecisa ad Javier alzandomi, completamente da lui.

<Fidati è la cosa giusta> mi rassicurò baciandomi la fronte.

D'improvviso le porte si aprirono ed entrarono di corsa i genitori di Javier e la direttrice della casa famiglia, dietro di loro fecero la loro comparsa i genitori di Arsh.

La direttrice di accorse di noi e ci corse incontro.

<Cosa è successo?> chiese preoccupata, nel mentre che gli altri la raggiungessero.

Stavo per parlare, ma l'uomo mi precedette, iniziandosi a lamentare del nostro comportamento.

 <Javier, tesoro mio come stai?> disse la mamma del nominato avvolgendolo in un abbraccio.

<Dove sono tutti gli altri?> continuò lei. Abbassai lo sguardo.

Pensando ad un modo per riferire la fuga dei ragazzi.

 <Voi siete i genitori dei ragazzi, o comunque qualcuno sotto la loro responsabilità?> chiese un agente nel mentre si avvicinava.

Tutti annuirono.

<Non è successo nulla di grave solo un tamponamento, i ragazzi mi hanno assicurato che stanno bene, ma che non sono tutti qui presenti> spiegò l'agente rivolgendoci alla fine uno sguardo interrogativo, come per assicurarci che non stesse sbagliando la sentenza, difatti annuimmo. 

<Come non sono tutti? Che fine hanno fatto? Iris dov'è Arsh?> chiese velocemente dal mamma del mio ormai ex ragazzo.

Abbassai di nuovo la testa, incapace di rispondere, mentre sentivo di nuovo gli occhi bruciare per le lacrime che si stavano accumulando.

<Insomma volete parlare o il gatto vi ha morso la lingua?!> gridò quest'ultima, con un tono di disprezzo.

<Sei solo una stupida insolente, io sapevo che mio figlio non doveva mettersi con una orfana da quattro soldi come te!> gridò lei ancora più irritata di prima.

Questa sua frase mi fece scoppiare in un pianto disperato.

Due miei amici, ormai fratelli, erano morti, e altri tre erano fuggiti per chissà dove e adesso eravamo da soli contro tutti i genitori.

THE WEM Where stories live. Discover now