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IRIS

Mi rigirai per l'ennesima volta nel mio letto d'ospedale, cercando di trovare una posizione comoda e lasciarmi finalmente andare nel mondo dei sogni.

Nulla da fare.

Quella sera Morfeo non mi voleva proprio accogliere fra le sue braccia.

Sbuffai spazientita, e mi voltai sul fianco, prendendo ad osservare dalla grande vetrata la sfrenata vita notturna della metropoli giapponese.

L'ospedale non era al centro città ma neanche troppo nella periferia.

Da qui potevo osservare le lontane luci delle macchine in coda una dietro l'altra, mentre il leggero vociare della gente si mischiava all'assordante musica.

Quel giorno ero rimasta sola tutto il tempo, nel tardo pomeriggio Luz mi fece visita, raccontandomi di come Lara sembra essersi ammalata.

Le dissi che mi dispiaceva e che speravo in una sua presta guarigione.

Non mentivo, alla fine la ragazza era forse l'unica fonte di speranza in quella casa di matti.

Oltre a questo non le parlai molto, anche perché non avevo nulla da dire.

Non mi erano ancora arrivate notizie riguardanti il video o i colpevoli del mio ricovero, ma mi sembrava inutile chiedere a Luz.

Ammetto a malincuore che dubitavo di lei e delle cose che mi avrebbe potuto raccontare se avessi posto la domanda, ed io ero stanca di essere presa in giro.

Notando il mio malumore la donna non si era trattenuta molto lasciandomi sola tra le mie miserie.

<Tra un po' verrà Axel> aveva detto prima di uscire dalla porta dopo un mio lieve annuire.

Dopo l'ultima volta, avevo sempre timore nel vederlo.

Incoscientemente passai le mani sulle mia gola.

Sospirai per l'ennesima volta sia per la noia che per la grande malinconia che quel posto mi portava.

Per carità era un luogo accogliente e ben tenuto, ma io non ero un animale da tenere in cattività, dovevo uscire oppure sarei impazzita.

Mi alzai di scatto dal letto quando la lampadina sopra la mia testa si illuminò.

Ma certo!

Uscirò da questa stanza e farò una bella passeggiata.

Erano passate quasi due settimane e tutto quello che avevo visto erano le stesse quattro pareti.

Avevo addirittura memorizzato le varie crepature e macchie sul soffitto.

In più il letto diventava man mano bollette sotto il mio estenuante peso e così era praticamente impossibile prendere sonno.

Mi misi a sedere scostando le coperte e indossando le ciabatte gentilmente prestate da Lara.

Mi alzai molto lentamente, sentendo le gambe man mano acquisire mobilità.

Un altro minuto in più in quel letto e sarei diventata una mummia.

Mi avvicinai a passo lento alla finestra e una volta davanti mi affacciai alla vetrata che avevo aperto su richiesta dei miei polmoni.

Troppa aria viziata.

Mi incantai di nuovo a guardare la movida serale.

Tokyo era davvero una bella città, peccato che sarebbe stata l'ultima cosa che avrei potuto vedere in quel momento.

Okay, forse un po' troppo drammatica.

Respirai a pieni polmoni quell'aria, pulita ma allo stesso tempo piena di smog.

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