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Il cinquettio degli uccelli, mi costrinse ad aprire gli occhi.

Me li stropicciai, tentando di abituarmi alla luce mattutina.

Marzo era alle porte, così come le belle giornate.

L'aria però era ancora fresca, soprattutto la mattina.

Mi misi a sedere sul letto, notando di aver indosso ancora i vestiti della sera prima.

Ieri sera.

Dopo essere stata accanto ad Axel, Leo era rientrato nella stanza, pulito e profumato, e mi ha intimato di andare a risposare.

Ormai notte fonda, e con la stanchezza che mi aggravava sulle spalle, feci come richiesto senza proteste.

Salii a fatica le scale, e una volta entrata in stanza, mi lasciai andare sul letto, addormentandomi all'istante.

Sospirai, prima di alzarmi e darmi una ripulita, con una doccia lampo, prima di afferrare dall'armadio i primi vestiti che mi passarono tra le mani.

Scesi di sotto in fretta e furia, con una scarpa ancora da indossare correttamente.

Mi bloccai d'un tratto a metà delle scale.

Il soggiorno era pieno di uomini vestiti con delle tute nere e indossavano delle mascherine, come quelle dei medici.

I presenti nella stanza si voltarono verso la sottoscritta.

Mi immobilizzai sotto il centro di tanta attenzione.

<Souzokunin!> pronunciarono all'unisono inchinandosi. (Erede!)

Sobbalzai, sgranando gli occhi.

Mi voltai, aspettandomi di vedere Luz o Lara, in modo di avere la certezza che si stessero inchinando a Loro.

Ma dietro di me non c'era nessuno.

Passai in rassegna ognuno delle loro schiene, prima di captare lo sguardo divertito di T.

Gli gettai un occhiataccia, mentre cercava di trattenere le sue risate.

Sempre il solito.

Parlo come se lo conoscessi da anni.

<Alzatevi> spostai il sguardo sulla voce che aveva appena parlato.

Ingrandii gli occhi per quanto ancora potessi, a tale visione.

Axel era in piedi davanti ai quegli uomini, con il petto nudo ancora coperto dalla fascia, e un paio di pantaloni di tuta grigio scuro.

Il mio cuore saltò un battuto.

Ero contenta di vederlo stare bene.

Prima che potessi fermare le mie gambe corsi verso di Lui.

<Axel!> Gridai mentre scendevo le scale di tutta fretta.

Quando fui davanti a Lui feci per abbracciarlo ma le sue parole mi bloccarono.

<Vattene> disse serio.

La sua voce così ferma e il suo sguardo così freddo, mi fecero rabbrividire.

Abbassai lentamente le braccia, sentendo lo sguardo degli uomini bruciare su di me.

<Cosa..> pronunciai, confusa dai suoi comportamenti.

Lui non si mosse, guardando diritto davanti a sé con le braccia conserte.

Non potei fare a meno di osservare i suoi bicipiti scolpiti.

Ritornai in me, trovando i suoi occhi neri, puntati nei miei.

<Sei sorda per caso? Ho detto vattene!> Quasi gridò afferrandomi per un braccio e spingendomi via.

THE WEM Where stories live. Discover now