36.

14 0 0
                                    

LEO

Il tonfo della pallina che toccava il soffitto per poi ricadere tra le mie mani, era l'unico rumore che si poteva sentire tra le quattro mura della mia camera.

Erano passate un paio d'ore dal mio ritorno in ospedale, ed ero rimasto tutto il tempo sdraiato sul letto, perso a giocare.

Le parole di Iris mi risuonavano continuamente in testa.

Assassino.

Nessuno mi aveva mai rivolto tali parole.

Cane.

Peste.

Inutile.

Sbaglio.

Mi avevano accompagnato nel corso della mai vita, tanti, troppi, insulti.

Spesso detto da persone del tutto inaspettate.

Ma nessuno mi aveva mai accusato di averlo tolto la vita ad un altra persona.

D'altronde non l'avevo mai fatto.

Il telefono di Iris era stato controllato, ed era ben visibile la mia figura mentre discuteva con Luis.

Chiusi gli occhi, ripercorrendo il ricordo di quella notte.

Martin mi aveva dato l'ordine di andare a parlare ad un 'ragazzo che ci sarebbe stato molto d'aiuto per l'operazione numero 14" e costringerlo a portare Iris lontano da quel posto.

Avevo obbedito senza fiatare, come faccio sempre, perché mi fido ciecamente di Martin.

Ero salito sul primo aereo, e dopo quasi cinque ore di macchina, ero arrivato a destinazione.

Mi ero intrufolato nella casa, un gioco da ragazzi per uno come me.

Scesi le scale, e cominciai a analizzare i visi dei vari ragazzi sdraiati per la stanza a dormire.

Nessuno che somigliasse al ragazzo di cui mi fecero vedere la foto.

D'un tratto sentii rumori in giardino e mi diressi lì, trovando finalmente la mia preda.

Lo chiamai per nome, e lui si voltò di colpo spaventato.

<Chi sei?> Domandò impaurito.

Sul mio volto avevo la maschera che indossano sempre, metaforicamente parlando, durante il lavoro.

<Il tuo angelo custode> risposi sorridendo beffardo.

La sua espressione divenne confusa, e vidi la sua postura farsi più retta, tradita però dal forte tremolio delle mani.

<Non sto scherzando dimmi chi sei, oppure-> tentò di minacciarmi.

<Oppure cosa? Sappiamo entrambi che sono più forte di te> lo presi in giro.

Mi tenni a debita distanza, consapevole che avrei finito il lavoro nel giro di qualche minuto.

Ne ero sicuro.

Eppure non era stato così.

La situazione aveva preso una piega del tutto inaspettata, una piega che non avevo calcolato.

THE WEM जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें