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IRIS

Sbuffai, dopo aver sistemato per l'ennesima volta, quell'ammasso di piume chiamato cuscino.

A dircela tutta, era più comodo dormire su di un sasso.

Era il mio quarto giorno in ospedale.

Il dottore disse che se non c'erano problemi mi avrebbe dimesso il giorno stesso, ma a quando pare non era stato così.

Ogni giorno facevo analisi su analisi, ma sapevo che non era questa la vera ragione del mio prolungato ricovero.

Avevo origliato la conversazione tra Martin e Luz, ed era risultato che io sarei stata più al sicuro qui.

A mio parere non c'era scelta più sbagliata.

In un luogo pubblico con poca sicurezza e supervisione, era più facile per dei grandi come la WEM di trovarmi e rapirmi una volta per tutte.

D'altra parte, era pur vero che forse questo era l'ultimo luogo dove qualcuno mi sarebbe venuto a cercare.

Inoltre non ero mai sola.

La mattina e il pomeriggio Lara era sempre presente, mentre si alternavano Luz e Leo.

T faceva visita quando voleva lui, mentre di notte c'era sempre Axel.

O almeno, così avevo scoperto.

Da quando era sgattaiolato via dalla stanza, quella volta che mi ero svegliata, non lo avevo più visto, e neanche chiedevo di lui.

Non volevo sembrare che pendevo dalle sue labbra.

Fatto sta, che una notte mi ero svegliata in cerca di acqua, e quasi mi venne un colpo nel vedere Axel appisolato sulla poltrona nella stanza.

Immobilizzata lo osservai per un bel po', tanto da dimenticarmi della mia sete.

Quella notte, ammirando quel suo viso angelico dormire, mi ero resa conto di come i miei sentimenti stavano cambiando.

Non so dire se in meglio o in peggio, ma era un cambiamento del tutto nuovo, eccitante per certi versi.

Richiusi di nuovo gli occhi, notando un movimento da parte sua.

La maggior parte delle volte rimaneva sveglio, sentivo la sua presenza camminare per la stanza, talvolta molto vicino al mio letto.

Durante le notte che avevo passato qui in ospedale ero stata abbastanza scaltra da cogliere l'attimo in cui si addormentava e osservarlo.

Esattamente alle 3:15 all'incirca di notte.

Ma una di queste, avevo fatto male i calcoli.

Non sentivo più nessun rumore, soltanto il suo pesante respiro.

Aprii gli occhi, e li spostai lentamente su quella poltrona che ospitava Axel durante i suoi sonni.

Mi si bloccò il respiro quando incontrai i suoi, che s'illuminavano nel buio della stanza, rendendoli ancora più belli e intriganti.

Richiusi alla svelta le palpebre, ma ormai il danno era fatto, e la sua risata non faceva che aumentare l'imbarazzo che si faceva spazio in me.

Schiusi un occhio, molto lentamente, per constatare prima la situazione.

Rivenni a contatto con il viso di Axel, adornato di un sorriso di chi si stava molto divertendo, al contrario della sottoscritta.

Aprii anche l'altro occhio, e spospirai affranta nell'essermi resa ridicola per l'ennesima volta davanti ad Axel.

THE WEM Where stories live. Discover now