14.

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Nella stanza era calato il più assoluto silenzio.

La mia pistola era ancora puntata contro la schiena dell'uomo.

Mentre lui era immobile con la postura rigida. 

<Tanto non servirà a niente. Metti giù la pistola> il modo calmo con cui parlava, fece aumentare la paura nelle mie ossa.

Ma ora non potevo tirarmi indietro.

<Lasciatemi andare e vedrete che non vi succederà niente>.

Cercavo di darmi un tono, ma il tremolio delle mani e del respiro, facevano intendere che in realtà stavo morendo di paura.

<Divertente come in un momento come questo ti rivolgi a me con tanta educazione> emise una leggera risatina, che fece vibrare leggermente la pistola.

 <Lo sento che stai tremando. Credimi Iris, questo non ti porterà a nulla. Solo ad avere i sensi di colpa, per aver ucciso qualcuno>.

Sussultai alle sue parole. Io non volevo davvero ucciderlo, solo spaventarlo. Sarei scappata e poi avrei chiamato qualcuno per aiutarmi.

D'improvviso, però, la lampadina sulla mia testa si accese. 

<Come fa a sapere il mio nome?> chiesi. Lui voltò di poco la testa. A quell'azione spinsi di più la pistola contro la sua schiena, come avvertimento.

<Non pensi sia stupido rapire persone senza neanche sapere chi sono?> Il suo umorismo, non mi stava piacendo affatto.

L'irritazione mista alla paura, stava tormentando la mia testa, e stava facendo girare sottosopra il mio stomaco.

<Le ho fatto una domanda ed esigo sapere la risposta!>.

 L'uomo rimase in silenzio con lo sguardo dritto davanti a sé. Il fatto che ora non parlava, non faceva che aumentare la mia rabbia. 

<Metti giù la pistola> ripetè.

<Come sa il mio nome?> ribattei.

Ero sempre stata una persona che non ammetteva la sua testardaggine, ma in quel momento dovevo ammettere, che non mi sarei mossa da quella posizione, fino a quando non mi avrebbe risposto.

<Diamine Iris! Quello non è un giocattolo. Metti giù la pistola!?> gridò ormai sull'orlo della disperazione.

Ma solo nei suoi sogni avrei abbassato la pistola. Lui avrebbe potuto fare di tutto. Persino uccidermi, senza alcun ripensamento.

<E voi rispondete alla mia domanda!> gridai in risposta. Era semplice, lui doveva rispondere alla mia domanda, e io avrei abbassato la pistola. Mi avrebbe ferita, ma almeno avrei vinto io.

<Non è il momento adatto per questo. Posso solo dirti che ti devi fidare di me, perché io ti conosco meglio di chiunque altro> rispose dopo un lungo sospiro.

La sua risposta non era quella che volevo, ma comunque fece azionare le rotelline nel mio cervello.

Chi era lui? Come mi conosceva meglio di chiunque altro? Che fosse un amico stretto dei miei genitori.

 Forse lui poteva dirmi qualcosa su di loro. Ma perché tenere tutto questi segreti?

Non c'era nessuno in quel posto, a parte per quei due corpi che erano a terra, ma dopo tutto questo tempo, avranno già raggiunto il paradiso o l'inferno.

<Prima punto: mai distogliere l'attenzione dall'obiettivo>.

 Una forte spinta da parte dell'uomo davanti a me, mi fece barcollare all'indietro e cadere sul sedere. La pistola scivolò dalle mie mani, ma non finì troppo lontano.

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