26.

23 0 0
                                    

Come previsto quella notte non avevo chiuso occhio. Al mio, per così dire, risveglio ero rimasta tutta la mattinata chiusa in camera.

Le azioni di Axel mi avevano molto scioccata. Pensavo fossimo vicini ad un miglioramento, ma a quanto pare era solo un illusione.

Non avevo fatto altro che pensarci, distesa su quel freddo pavimento. Mi sentivo impotente, per certi versi anche patetica.

Io in tutta quella storia non avevo colpe, loro mi avevano trascinato, ma alla fine ero sempre io a pagarne le conseguenze.

Era ormai ora di pranzo, e sia Luz, che Leo, che Lara, erano venuti a bussare con la speranza che aprissi.

Stavo facendo la cosa giusta? Non avevo la minima idea.

L'unica cosa che volevo era affogare in una vasca piena di acqua e trovare un minimo di pace.

Sentii di nuovo la gola bruciare, segno che era in imminente arrivo un altro pianto.

Ormai non facevo altro. Mi buttavo giù e non riuscivo a risalire.

Proprio in questi momenti penso a come sarebbe confortevole, anche solo un semplice tocco, una carezza, da parte dei miei genitori.

Mi mancavano, ora più che mai.

Nella vita ho sempre saputo mettere da parte il sentimento di abbandono, che talvolta bussava al mio cuore.

Accartocciavo la gelosia che mi bruciava dentro, quando vedevo le famiglie felici nel parco, mentre accompagnavo Coco a giocare.

Purtroppo non avevo neanche una tomba su cui andare a piangere, di cui, a proposito, chiederò informazioni.

<Iris, tesoro> mi voltai verso la porta, quando udii la voce di Luz.

Non risposi, alzai semplicemente lo sguardo sulla porta.

<So che mi senti. Mi vuoi dire cosa é successo?> Chiese con la voce più gentile che potesse avere.

Mi strofinai il braccio indolenzito, così come il resto del corpo, continuando a non rispondere.

<Se non vuoi me, allora ti chiamerò Lara, che ne dici?> Pensai alla sua domanda.

Per quanto ero grata alla ragazza, dell'appoggio dato in questi giorni, non trovai la forza di poterle parlare.

Sinceramente, volevo che nessuno mi vedesse in quello stato. Così fragile e debole.

E senza neanche aver fatto uno shampoo.

Maledetto Axel, guarda come mi hai ridotto.

Passarono secondi di silenzio, nei quali pensavo Luz si fosse allontanata, ma la sua voce si fece sentire di nuovo.

<Iris, mi stai facendo davvero preoccupare. Se non apri immediatamente dovrò chiamare qualcuno> mi minacciò.

Tremai al sol pensiero, che quel "qualcuno" potesse essere Axel.

Mi alzai alla svelta e marciai verso la porta, ma non l'aprii, ci poggiai solo una mano.

Mi schiarii la gola, trovando quel filo di voce rimasto.

<Sono qui> dissi semplicemente.

<Oh grazie al cielo. Vuoi mangiare qualcosa tesoro?> Chiese apprensiva.

Risi, perché di tutte le domande che poteva farmi in quel momento, questa era la più importante.

In risposta, il mio stomaco brontolò, avevo saltato anche la colazione, mi ero cibata solo delle mie lacrime.

THE WEM Where stories live. Discover now