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La nostra corsa si concluse davanti ad un cancello di un parco ormai inutilizzato da anni.

Volsi uno sguardo curioso a Javier, lui si limitò a farmi un cenno con la testa di seguirlo.

Esegui senza proferire parola. 

Osservai come si tolse dalla spalla il borsone e lo lanciò in aria, in modo che arrivasse dall'altra parte del cancello, iniziando successivamente a scavalcarlo.

Arrivato in cima, con un salto atterrò dalla parte opposta. Aprii il cancello, così che io potessi entrare senza troppe difficoltà.

Mi guardai attorno. Era pieno di erbacce abbastanza alte, con al centro una fontana ormai prosciugata e di un colore opposto dal bianco.

Javier, mi riprese la mano e procedette la sua camminata, trascinandomi con sé.

Di fronte a noi si innalzò un portone di ferro abbastanza alto.

Javier alzò la mano e bussò due volte. Poco dopo dall'altra parte si udirono quattro colpi di risposta, successivamente la porta si schiuse mostrando un uomo in una tuta blu. 

<Genus?> pronunciò l'uomo.

 <Limus> rispose Javier.

L'uomo chinò il capo per fare un inchino, si spostò di lato per farci entrare. All'interno l'atmosfera era differente. 

C'era tutto un altro mondo.

Passammo varie stanze, una dopo l'altra, tutte piene di ragazzi e quattro o cinque ragazze, a giudicare dai loro visi erano dai venti ai trent'anni.

Erano impegnati in varie attività: Pugilato, tiro a segno e altre di cui non avevo conoscenza.

La nostra meta, considerando la lunga camminata che stavamo compiendo, era una delle ultime stanze dell'infinito corridoio.

Predissi il giusto. 

Javier questa volta non si scomodò a bussare, entrò direttamente, attirando l'attenzione di tutti gli uomini presenti al suo interno, impegnanti a discutere attorno ad un tavolo malandato.

Rivolsero uno sguardo vuoto a Javier, per poi squadrarmi da capo a piedi con uno sguardo diffidente.

Si mandarono occhiate tra di loro e annuirono.

In un battito di ciglia, le loro pistole erano puntate verso di noi.

Sussultai e strinsi più forte la mano di Javier.

Lui, prontamente si piazzò di fronte a me, per proteggermi dai loro mirini. 

<Siamo con Babi. Dobbiamo parlare con lei> dichiarò Javier con le mani in alto, in segno di pace.

Gli uomini non abbassarono le armi.

Si spostarono di lato mostrando una figura all'estremità del tavolo. 

<Permit concessa> pronunciò quell'uomo vestito in modo elegante.

Javier cautamente sorpassò il gruppo di uomini, che tenevano ancora le pistole puntate contro, proseguendo verso una porta.

Fece per aprila, ma un coltello, che passò nello spazio tra di noi, accanto alla nostre teste, sfiorandole, glielo impedì.

<Conviene allacciarti le scarpe>.

Tentai di voltare lo sguardo dietro di me per capire chi avesse parlato.

<No!> gridò sottovoce Javier, ed io mi bloccai.

<Allacciati le scarpe e usciamo da qui il più veloce possibile> Mi accovacciai, forse troppo velocemente, perché sentii dei rumori alle mie spalle e poi la voce di Javier. 

THE WEM Where stories live. Discover now