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AXEL

Qualche centimetro più a lato e avrei buttato giù una di quelle stupide statue poste in corridoio.

Correvo più che potevo per raggiungere il più in fretta possibile T.

Mio fratello era in pericolo.

Il solo pensiero che potessero fargli del male senza che io potessi fare qualcosa mi mandava a puttane il cervello.

Mi resi conto troppo tardi che avevo abbandonato Iris nel bel mezzo della sala, completamente sola, dopo il nostro quasi bacio.

Scossi la testa.

Ma che dico, bacio..non era stato nulla quello, non poteva e non doveva esserlo.

Lei non era per me, e non lo sarebbe mai stato, era solo un sassolino nelle mie scarpe, di cui mi sarei dovuto liberare.

Non mi fidavo.

Pur essendo l'erede non potevo metterle in mano la mia fiducia.

La sera della macchina, ero davvero andato da lei per chiederle scusa, ma il mio cervello mi aveva fatto ritornare in me.

Dopo vari ripensamenti l'avevo portata in quella strada isolata con la convinta decisione di volerla spaventare al tal punto da portarla il più lontano possibile da me.

Ci ero pure riuscito.

Ma quel giorno nella palestra, vederla vestita con quella tuta aderente, coi capelli sudati, e il corpo in tensione, non avevo resistito.

Le mie mani prudevano dalla voglia di toccarla, anche per una semplice carezza, sfiorarla.

Il modo in cui sospirava chiudendo gli occhi, il cuore che le batteva forte contro la sua gabbia toracica e contro le mie mani.

Solo grazie a me.

Non ero ancora sicuro riguardo ai miei sentimenti, ma una cosa era certa, lei mi attraeva fisicamente quasi allo sfinimento.

Più volte mi è passata per la mente l'idea di averla solo nel mio letto, ma lei non era quel tipo di ragazza.

Lei sognava, e meritava un amore puro, uno di quelli che ti strappa l'anima tanto é forte.

Ma io non glielo avrei potuto dare.

Né ora, né in un altra vita.

Mi rendeva pazzo il modo in cui reagiva al mio tocco a differenza degli altri.

Lei non voleva ammetterlo, percepivo la sua paura nelle nuove sensazioni che provava, ma le piaceva.

Era nervosa nell'avvicinarsi ma lo faceva lo stesso, come attirata da una corda, una corda che io manovravo.

Diventavo sempre più protettivo nei suoi confronti, e ciò non mi andava giù.

L'affidavo al fatto che fosse simile ad una piccola sorella per me, come Lara, ma nel profondo lo sapevo anche io stesso che non era così.

Eppure lo ignoravo.

Ponevo quel sentimento nell'angolino più polveroso che avessi dentro di me.

Nel bel mezzo della notte mi perdevo in questi pensieri.

Non mi vietavo di amare.

Non avevo avuto la famiglia più affettuosa del mondo alle mie spalle, ma sapevo dimostrare che ci tenevo ad una persona.

Ma non lei.

Lei era troppo per uno come me.

Io avevo solo difetti, vizi, cicatrici ancora non del tutto rimarginate, e solo tanta rabbia dentro di me.

THE WEM Where stories live. Discover now