Capitolo 47: qualcosa di importante- 2° parte

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«Sappiate che non potrete ritornare a Ventalun fino a quando non avrete ottenuto il diploma

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«Sappiate che non potrete ritornare a Ventalun fino a quando non avrete ottenuto il diploma. Ho chiesto al preside di scrivere una legge speciale per voi. Se il prossimo anno deciderete di frequentare un altro istituto avrete la mia parola che straccerò questo documento... » glielo mostrò estraendolo dalla tasca del mantello per farle comprendere che non stesse scherzando.

Il principe non si limitò a dispiegare la pergamena e a tenerla stretta fra le dita. Fece qualche passo in avanti e poi proseguì senza lasciare che una singola particella di silenzio si potesse infiltrare fra l'ultima parola pronunciata e quella successiva. « ...e vi garantisco che il giorno stesso rivedrete vostra zia.»

Man mano che la voce del giovane echeggiò nella stanza il suo tono divenne più pacato nel proseguire la conversazione. Lei stava tremando e impallidendo come le cime innevate dei monti. Dedusse che l'aveva ferita più di quanto immaginasse a un livello tale da percepire un'intensa fitta al petto. Lo intuì subito. Era l'ennesimo tentativo dell'altruismo di fargli presente che avesse esagerato. Corse subito ai ripari stringendo con forza un lembo del mantello per duellare contro i rimorsi. Li respinse uno alla volta ma non uscì indenne dallo scontro. Comprese di aver sbagliato a usare frasi troppo dure perciò non indugiò a rivelarle le sue vere intenzioni addolcendo di conseguenza il provvedimento.

«Oggi mi sento alquanto generoso perciò vi offrirò un'opportunità più unica che rara. Se mi promettete che non verrete più in questa scuola, vi permetterò di ritornare subito nel vostro borgo, e questo foglio non sarà mai esistito» affermò il giovane senza giri di parole.

Era questo l'obbiettivo che fin dall'inizio si era prefissato di ottenere. Non aveva infatti alcuna intenzione a privarla per anni dell'affetto di sua zia, né tanto meno ad allontanarla dalla terra natia. Voleva destabilizzarla per far sì che in lei crollasse l'ultima pagliuzza di volontà a proseguire gli studi nella scuola del Sole. Di conseguenza era convinto che lei accettasse la proposta senza fiatare. In fondo all'interno delle mure del castello aveva avuto più sofferenze che gioie. Quindi perché era ancora ostinata a restare a Solarbiom? Un giorno, quando sarebbe cresciuta, avrebbe capito che un plebeo non poteva equipararsi ad alcun nobile in nessun ambito. E questo valeva anche per l'istruzione. Si sarebbe illusa ottenendo il diploma. L'unico lavoro che avrebbe trovato era quello di continuare a zappare la terra. Era il suo fato. Il destino riservato a ciascun popolano del reame.

Tuttavia la vendetta richiedeva un prezzo. L'altruismo e la pietà una pena leggera. Per questo desiderò che lei non se ne andasse senza subire conseguenze, ma al tempo stesso voleva evitare di ferirla nel profondo. Si convinse che aveva preso la decisione più consola per conciliare entrambe le cose permettendole di avere una scappatoia seppur dolorosa. Suo padre infatti non gli aveva concesso alcun attenuante mantenendo intatta l'asprezza della punizione. Lui però era diverso. Non le avrebbe mai fatto provare un'amarezza così intensa come quella che stava percependo dentro il cuore. Rimase con le braccia conserte attendendo che la fanciulla parlasse. Si aspettò da una momento all'altro che lei si inginocchiasse di fronte a lui per ringraziarlo della sua benevolenza. Invece ciò che vide negli istanti seguenti fu una reazione differente e del tutto inaspettata.

Noemi si alzò rapida dal letto come una saetta. Davanti a lei si prospettavano due possibilità. Qualunque avesse scelto avrebbe dovuto rinunciare a qualcosa di importante. Rifiutò attraverso lo sguardo la proposta e urlò ad alta voce la sua opinione.

«State mentendo! Il preside non può avervi dato l'approvazione!» esclamò incredula con quanto fiato avesse in gola.

Ademaro non esitò un singolo istante a metterle di fronte agli occhi la pergamena consentendole in tal modo di scorgere senza alcuna difficoltà sia la firma che il timbro di Nicandro. A quel punto le ginocchia di Noemi vaccinarono mentre la sua voce si fece vivace e tremante come la fiamma di una candela.

«Sono convinta che è stato costretto a firmarlo. E così devo pagare per i vostri errori? Siete stato voi negligente a non vigilare in modo adeguato quei libri. Visto che avete il potere di fare tutto ciò che vi aggrada, perché non date l'ordine alle guardie di spostare i volumi dalla biblioteca e di metterli in un luogo più sicuro? Ad esempio nella vostra camera così li potrete vigilare senza problemi» gli riferì infuriata.

Le parole di Noemi l'avevano colpito. Da quando era arrivato nella scuola del Sole non gli era mai venuto in mente un'idea così geniale e decise di prenderla in considerazione. I volumi proibiti li avrebbe spostati quanto prima nel suo appartamento. Da una parte le era riconoscente e voleva sdebitarsi con lei, ma dall'altra non aveva intenzione di rimangiarsi le parole appena pronunciate.

«Ve lo ripeterò per l'ultima volta: tornerete oppure no il prossimo anno in questa scuola?» le chiese proseguendo a pronunciare la frase successiva con il pensiero. Per favore non obbligatemi ad agire con crudeltà.

Noemi trattene il respiro e cercò di soffocare le lacrime che stavano per uscirle dagli occhi. Rinunciare a stare con Viola, oppure ignorare le ultime volontà di suo papà? Fare a meno delle passeggiate nei prati di Ventalun, oppure non rivedere mai più il libro magico?

Avanzando di qualche passo, fissò le iridi spietate di Ademaro. «Anche a costo di non rivedere il mio paese per quattro anni non rinuncerò a frequentare questo istituto. L'ho promesso sulla tomba dei miei genitori che avrei compiuto le loro ultime volontà.»

Fu a quel punto che il reale comprese il motivo per cui lei non era intenzionata a retrocedere arrivando al punto di sacrificare tutto ciò che le stava a cuore. Era convinto che fosse spinta dalla volontà di ambire a un lavoro prestigioso, come tutti gli studenti di umili origini che frequentavano la scuola, ma si era sbagliato di grosso. Il suo intento era spronato da una nobile promessa. I morsi della coscienza strangolarono la gola dell'aristocratico rendendogli difficile pronunciare una sola sillaba. Ingoiò quel dolore insopportabile stringendo i pugni di entrambe le mani pur di mantenere la coerenza delle sue azioni. 

«Avete fatto la vostra scelta, e come vi avevo detto poc'anzi il documento avrà effetto immediato. Aggiungo un ulteriore clausola per indurvi a ripensarci durante le vacanze estive. Se il prossimo anno vi iscriverete per frequentare il secondo anno, chiederò a re Alessandro che questa legge non possa essere revocata in nessun modo» lo pronunciò tutto d'un fiato.

La Fenice del vento - Sussurro di LunaWhere stories live. Discover now