Capitolo 15: la foresta delle querce

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Solarbiom, città della regione Fiamma

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Solarbiom, città della regione Fiamma. 19 marzo 496, anno del Pavone.

Il gusto della vittoria era un sapore troppo delizioso per lasciarselo sfuggire. Nonostante l'obbiettivo ambizioso. Sebbene l'esito della sfida era un'incognita da non sottovalutare, il conte scorgeva già all'orizzonte il trionfo attenderlo a braccia aperte per acclamarlo vincitore. Tuttavia il sentiero che l'avrebbe condotto al successo era irto di ostacoli. C'erano ancora molti dettagli da perfezionare affinché lo stato grezzo della strategia divenisse un solido diamante. A ogni metro che si lasciò alle spalle gli vennero in mente nuove idee, molteplici riflessioni e non poche tattiche per abbattere ogni avversità.

Mentre proseguì a percorrere il corridoio del terzo piano, il nobile delineò i pilastri che avrebbero sorretto l'intera strategia. Aveva bisogno di uno spazio molto grande. Prima ancora, gli occorreva recuperare un oggetto che si trovava a pochi metri di distanza. Quanto al vice capitano, l'uomo era già al suo fianco.

Il tempo di compiere otto falcate, e poi abbassò la maniglia della porta. Oltrepassando la soglia della camera, Ademaro afferrò dal cassetto della scrivania una cartina topografica di Solarbiom. Se la strinse a sé come se si trattasse di un prezioso tesoro, e uscendo dall'appartamento si diresse nella sala da ballo insieme ad Andrea. Una volta arrivati di fronte alle ante della stanza, il ragazzo gli ordinò di attendere fuori.

Il vice capitano rimase basito e al tempo incredulo per l'ordine che gli era stato appena impartito. Da quando prestava servizio nella scuola del Sole, il mantello scarlatto lo riteneva un uomo degno di fiducia e gli permetteva di seguirlo dovunque andasse. Ma questa volta lo aveva escluso trattandolo come se fosse un comune soldato. Che cosa avrà intenzione di fare lì dentro? pensò fra sé aggrottando la fronte.

Non perse tempo a guardarsi intorno. Era certo che non ci fosse nessuna persona all'interno della sala. Inspirando quanta più aria possibile, l'aristocratico distese la cartina sulle piastrelle e pronunciò con tono deciso una singola parola: myevieto. Mentre le sillabe echeggiarono all'interno della stanza, i vetri delle finestre tremarono senza sosta. Notando la pergamena emettere dei bagliori intermittenti impallidì all'istante. A peggiorare la situazione, dalla superficie cartacea fuoriuscirono fili di vapori che si unirono formando in pochi attimi una sfera infuocata. Si scompigliò frenetico i capelli. Era stato un azzardo, e ora ne pagava le conseguenze. 

Porse in avanti le mani cercando di prendere il controllo dell'incantesimo, ma era troppo potente per essere controllato con il terzo livello. Impensabile chiedere aiuto ad Andrea. Sebbene l'uomo avesse raggiunto il sesto livello, non gli avrebbe mai permesso di rischiare la vita. Provò a scagliare una nuova magia, tentò di oltrepassare i suoi limiti sottoponendo il fisico a uno sforzo immane. Di pari passo gli specchi si ricoprirono di spaccature. Il calore del globo incandescente divenne insopportabile, ciononostante Ademaro proseguì a scagliare getti sghiacciati. Dopo una manciata di minuti riuscì a contenere la sfera fino a rimpicciolirla alla dimensione di un chicco di riso. A quel punto tirò un sospiro di sollievo.

La Fenice del vento - Sussurro di LunaWhere stories live. Discover now