Capitolo 38: Tristano- 3° parte

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Se ore prima il Sole era il protagonista indiscusso del cielo, ora toccava alla Luna di risplendere nella volta celeste

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Se ore prima il Sole era il protagonista indiscusso del cielo, ora toccava alla Luna di risplendere nella volta celeste. Fissando per un breve momento lo scintillio delle stelle pulsanti incastonate nell'infinito blu notte, Ademaro distolse lo sguardo dalla finestra e avanzò indisturbato nel corridoio del quarto piano. Nessuna guardia era stata posta a sorvegliare la porta dello studio. Nicandro le aveva congedate qualche ora prima, convinto che nessuno avrebbe disturbato la quiete della stanza.

Voltandosi in più direzioni, il conte si assicurò di essere da solo e facendo un profondo respiro iniziò a lanciare delle piccole sfere luminose contro la barriera. Alcune rimbalzarono prima di svanire. Altre invece si frantumarono in pulviscolo brillante. In entrambi i casi non fecero nemmeno un graffio alla barriera. Dopo alcuni tentativi falliti, si raddrizzò la schiena asciugandosi con il palmo della mano il volto imperlato di sudore. Il suo respiro affannoso era l'antitesi del movimento placido dello strato violaceo. La barriera rimase integra anche dopo aver ricevuto i pugni che il giovane tirava contro di essa. Nemmeno la sua spada era riuscita a perforare la magia di Lisandra. Ademaro osservò la lama della sua arma deformata e ammaccata: la barriera aveva arrecato più danni di quello che avesse immaginato. Anche le sue mani erano ricoperte di graffi e lividi. Chiunque sarebbe crollato nella disperazione se si fosse trovato al suo posto. Tutti tranne lui. Contro ogni previsione, il conte non soltanto era sereno, ma nel suo viso non c'era alcuna traccia di preoccupazione.

Il suo intento infatti non era di distruggere la barriera, ma piuttosto di testarne la solidità. Niente male! La sua fama è più che meritata. Peccato che questa è soltanto una barriera mediocre pensò fra sé riprendendo fiato. Piegando in avanti un braccio, iniziò a canticchiare una lunga frase in una lingua sconosciuta e insolita. Dalla mano del giovane si irradiò una luce dorata e dai riflessi scuri. Un contrasto di luce e ombre che sembravano lottare fra di loro senza però riuscire a prevalere l'una sull'altra. Nel ricevere quel colpo, nella barriera iniziarono a formarsi alcune crepe. Non va affatto bene. Di questo passo si infrangerà commentò fra sé calando l'intensità della luce e riducendola a un piccolo bagliore luminoso. Pian piano, la barriera si assottigliò fino a formare un'apertura al centro di essa. Mantenendo la concentrazione e procedendo in avanti picchiettò con le dita dell'altra mano la maniglia della porta, e quest'ultima si spalancò. Poco prima che la barriera iniziasse a disattivarsi, il conte varcò la soglia della stanza per poi chiudersi all'interno. Sebbene fosse euforico, non aveva scordato di essere prudente.

Il destino favorisce chi osa pensò fra sé guardandosi intorno. Lo studio era inanimato così come le candele prive di fiamma propria. Tirando fuori dalla tasca un piccolo cero, lo accese con un schiocco. Era una piccola scintilla di luce ma sufficiente per evitare di urtare i mobili dello studio. Non poteva permettersi di accendere i candelabri della stanza: le guardie poste a sorvegliare il giardino avrebbero dato l'allarme. Tenendo in mano la piccola fiamma che ondeggiava con la sua andatura felpata, Ademaro sorrise a più riprese mentre si avvicinò alla scrivania.

Ancora una volta, aveva dimostrato a se stesso di essere in grado di affrontare qualunque avversità. Giungendo di fronte al mobile accantonò i suoi pensieri di esultanza, per dar spazio alla concentrazione di prendere il controllo della sua mente. Afferrando la lista che aveva compilato il soldato, lesse con rapidità i nomi fino a fermarsi su una riga. Nelle sue labbra si abbozzò un lieve sorriso mentre sfogliò con trepidazione il plico di fogli appoggiato sulla cattedra, per poi estrarre da esso un documento. Ottimo lavoro contadina. Non hai deluso le mie aspettative pensò fra sé ridendo. Tenendo in mano la verifica di Noemi, tirò fuori dalla tasca della sua giacca un foglietto ripiegato. Trascritte con dedizione tutte le risposte delle cento domande. Non le aveva ottenute minacciando i professori. Nicandro era stato arguto nel far trasferire i professori all'interno della caserma affinché potessero essere sorvegliati dai soldati. Non avendo alcuna copia delle domande, aveva chiesto ad Andrea di trascriverle, e in seguito gli aveva ordinato di sfogliare i libri della biblioteca per trovare le risposte corrette. Era bastata una severa occhiata per farlo motivare a obbedire senza fiatare.

Sedendosi sulla sedia della scrivania, iniziò a suddividere lo spesso plico di verifiche in segmenti più piccoli. Nessuna magia l'avrebbe aiutato per il compito che si accingeva a svolgere. Armandosi di pazienza, prese in mano la prima verifica e controllò quante risposte erano esatte trascrivendo il risultato in un foglio. La candela si accorciò man mano che trascorreva il tempo, e sul punto di spegnersi Ademaro tirò fuori dalla tasca un cero nuovo per sostituirla. Stiracchiandosi la schiena osservò soddisfatto i tre plichi appoggiati sulla cattedra. Aveva impiegato tre ore per controllare ciascuna delle duecento verifiche dividendole in tre gruppi, in base al punteggio: eccellenti, buone e pessime. Riprendendo in mano la verifica di Noemi, picchiettò le dita sulla superficie della carta. Il suo viso si contrasse più volte mutando stato d'animo. C'era una parte di lui che lo frenava dal compiere l'azione meschina che aveva in mente di fare. Non capiva perché avesse l'impressione di fare qualcosa di sbagliato, eppure decise di ignorare ancora una volta il sussulto della sua coscienza. Lo considerò un ostacolo al suo piano, e senza più pensarci si apprestò a realizzare ciò che si era prefissato di fare. 

Voltandosi nella direzione del plico delle prove con voti pessimi, afferrò da esso il primo foglio e lo mise a fianco alla verifica di Noemi. Grazie per avermi aiutato a ottenere la promozione commentò fra sé mentre passò un dito sui numeri impressi in entrambi i fogli. La traccia d'inchiostro non poté resistere al tocco magico del giovane. In un breve attimo, la cifra impressa sulla verifica della ragazza cambiò valore: non più trentacinque ma novantaquattro. Nel frattempo, i passi metallici di alcuni soldati rimbombarono nel corridoio e il giovane fissò per un attimo la porta. Fra poco ci sarà il cambio guardia del piano superiore. Devo sbrigarmi pensò fra sé afferrando altre verifiche. Dopo aver invertito diversi numeri e mescolando le prove in modo casuale, le impilò tutte assieme. Si alzò di scatto dalla sedia, e volgendo un ultima occhiata alla lista uscì dalla stanza.

Di fronte alla porta appena chiusa, Ademaro rimase incantato nel vedere la barriera emergere dalle piastrelle per poi sollevarsi verso il soffitto. Niente male! Impiega solo cinque secondi per riattivarsi annuì più volte. Appoggiando una mano sullo strato violaceo, socchiuse gli occhi senza proferire parola. Pian piano le crepe che erano presenti sulla superficie della barriera, si rimpicciolirono fino a svanire. Le sue palpebre si sollevarono e inarcando le labbra, si affrettò a incamminarsi verso la sua camera.

L'indomani sarebbe sorto un giorno movimentato e burrascoso.

La Fenice del vento - Sussurro di LunaWhere stories live. Discover now