Capitolo 31: piegare il destino

21 5 0
                                    

Solarbiom, città della regione Fiamma

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Solarbiom, città della regione Fiamma. 18 aprile 496, anno del Pavone.

Il buio era dovunque. Troppe ombre la stavano circondando, pronte a sferrarle attacchi di panico. Eppure a farla tremare era il caldo asfissiante. Così soffocante che le sembrò di inspirare zampilli di lava. Una goccia, poi un'altra e infine la successiva le scivolarono sulla fronte imperlata di sudore. Si addentrò tra il fumo e le fiamme. Di pari passo folate di vento le soffiarono sul collo mentre serrò le dita sull'elsa della spada. Fu improvviso quanto un battito di ciglia. Due file di denti affilati squarciarono l'oscurità della grotta. Non ebbe il tempo per arretrare. La bocca del drago si spalancò mordendole il braccio. Noemi sobbalzò riprendendo fiato. Sollevò la testa dalla mensola e lasciò spalancate le ante della bifora. Era stato solo un incubo, ma non il dolore pungente che le stava tormentando la spalla. Era più reale che mai.

Osservando il pendolo si diresse prima in bagno, dopo alcuni minuti si rivestì. Non ci pensò due volte a uscire dall'appartamento. Per quanto ci provasse non riuscì a compiere dieci passi di fila prima di effettuare una sosta nel corridoio. Non le importò che le fitte aumentassero gradino dopo gradino. Non avrebbe mai rimangiato la parola data, nemmeno quel giorno che era in balia di un lancinante dolore. Le gambe le tremarono in sincronia con i brividi di freddo che le scorrevano sulla pelle. Si sentì priva di forze, ciononostante varcò l'ingresso della mensa. Di tanto in tanto si piegò in due dalla sofferenza, ma mantenne rigide le braccia affinché non le cadesse il vassoio dalle mani. Solo quando abbassò la maniglia della porta, contrassegnata con il numero trecentotredici, osò riprendere fiato. Un profondo respiro, e poi entrò nell'appartamento del conte. Non si stupì di vedere cumuli di vestiti buttati sul pavimento, e nemmeno si sorprese che il nobile fosse ancora avvolto dalle coperte. Dedusse che l'arrogante fosse intenzionato a fare colazione a letto.

«Buongiorno contadina, che cosa mi avete portato?» le chiese facendole cenno di avvicinarsi. Di pari passo socchiuse la bocca e gliela indicò con un dito.

Arrossì furibonda. Giammai l'avrebbe imboccato. Ignorò l'ordine e appoggiò il vassoio sul tavolino. «Mi spiace, ma non ho avuto tempo per scegliere con cura le fette di pane, né per cercare la vostra confettura preferita. Però vi ho portato un biscotto» gli riferì mostrandogli un dolcetto bruciacchiato per poi lanciaglielo addosso. Ademaro lo schivò per un pelo.

«Ora me ne vado, vostra grazia. Godetevi la colazione» gli riferì affrettandosi a uscire dalla stanza.

Raddrizzandosi la schiena, l'aristocratico si sporse in avanti osservando attonito il biscotto. Era così nero da apparire un pezzo di carbone. In un battito di ciglia corrugò la fronte. Compiendo un balzo uscì dal letto e si affacciò alla porta. «Contadina, tornate subito qui!» urlò a squarciagola facendo sobbalzare i soldati del corridoio.

Noemi non si scompose. Proseguì ad allontanarsi ignorando le minacce che le stava scagliando il nobile. Trattenne il respiro mentre scese le scale. Il dolore che provava alla spalla era divenuto ormai insopportabile. Lasciando una moltitudine di metri alle spalle, si augurò di non svenire durante le lezioni.

La Fenice del vento - Sussurro di LunaWhere stories live. Discover now