Capitolo 41: il fulmine lunare- 1° parte

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Solarbiom, città della regione Fiamma

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Solarbiom, città della regione Fiamma. 4 maggio 496, anno del Pavone.

Un lieve sussurro venne trasportato di labbra in labbra, di scalino in scalino per poi echeggiare con una voce squillante e potente all'interno della biblioteca.

«Dal prossimo anno, Nicandro non sarà più il nostro preside» percepì Noemi alle sue spalle fermandosi a sfogliare il libro di poesie.

La pagina rimase in bilico a mezz'aria, in attesa di essere adagiata fra i fogli già letti o fra quelli ancora da sfogliare. Attimi di incertezza si susseguirono rapidi fino a quando la sua sorte venne sancita con uno scatto fulmineo che chiuse il volume, comprimendo la pagina fra i sottili fogli di carta. Ma la perplessità continuò a vibrare nella stanza: albergava nell'animo della ragazza. Era incredula, convinta di aver sentito male. Alzò quindi il volto per cercare conferme a ciò che aveva appena udito. I sussurri e le parole pronunciate sottovoce le dissiparono ogni dubbio. Com'è potuto accadere? pensò fra sé abbandonando il libro sul tavolo senza aver cura di riporlo nello scaffale a fianco a lei. Uscì rapida dalla stanza e cercò di velocizzare la sua andatura. Ma ogni volta che passò a fianco degli studenti che chiacchieravano nel corridoio, i suoi passi divennero sempre più affaticati e stanchi. Sentì il peso di quelle parole appesantirle il cuore, e giunta all'entrata dello studio trasalì.

Chino e privo di sorriso, Nicandro era indaffarato a riporre all'interno di una cassetta di legno alcuni oggetti appoggiati sulla scrivania. I suoi gesti erano lenti e riluttanti mentre stava adagiando con delicatezza alcuni libri al suo interno. Li seguirono i plichi di lettere. Alcune candele di cera ancora intatte, e a ogni oggetto afferrato la scrivania divenne sempre più vuota. Restarono soltanto il calamaio, uno spesso strato di fogli bianchi, una decina di penne d'oca e il timbro in quella superficie che appariva ormai desertica. Spoglia di entusiasmo.

«Signor preside» mormorò Noemi facendo sobbalzare l'uomo e inducendolo a voltarsi verso di lei.

«Buon pomeriggio» esordì Nicandro tentando di fare un sorriso forzato, ma le sue rughe pronunciate lo tradirono rivelando la tristezza che albergava in lui.

«Quindi le voci sono vere! Perché avete deciso di lasciare questa scuola? Se ne andrà oggi, non è così?» esclamò delusa per tale scelta puntando un dito contro la cassetta che l'uomo teneva in mano.

Nutriva un profondo rispetto per lui, e non riusciva ad accettare che fosse intenzionato ad andarsene senza un'apparente motivo. Aveva constatato di persona quanto si prodigasse per ostacolare i comportamenti scorretti dei nobili, insegnando con il suo atteggiamento schietto e sincero il rispetto verso gli altri.

«Dunque è di questo che siete venuta a parlarmi» deglutì l'argomento con amarezza appoggiando la scatola sul pavimento. «Non ho intenzione di partire subito. Sto solo riponendo alcuni oggetti che non mi serviranno più. Purtroppo nella vita accadono degli imprevisti, e non si può fare nulla per evitarli» tagliò corto distogliendo lo sguardo.

La Fenice del vento - Sussurro di LunaWhere stories live. Discover now