Capitolo 41: il fulmine lunare- 2° parte

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Per quanto cercasse di passare inosservata nascondendo la spada dietro la schiena, le occhiate attente di alcuni soldati scovarono ciò che occultava fra le pieghe della gonna

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Per quanto cercasse di passare inosservata nascondendo la spada dietro la schiena, le occhiate attente di alcuni soldati scovarono ciò che occultava fra le pieghe della gonna. Più volte venne fermata, e raggiunta l'uscita del castello due guardie le posero la stessa domanda pronunciata dai loro colleghi nei piani più alti.

«Dove avete preso quell'arma?»

Anche la risposta, abbellita con sorrisi e con tono suadente, era identica. «Il conte Ademaro mi ha chiesto di portare la sua spada in caserma per farla affilare. Se non mi credete andate pure a chiederglielo, ma in questo momento sta riposando. Non credo che apprezzerebbe di essere disturbato.»

Il timore di far irritare il nobile, convinse i due uomini a farla passare. Uscita fuori dal castello, Noemi camminò in direzione della caserma, ma appena le guardie smisero di fissarla si diresse verso la foresta. Felice della sua impresa procedette con andatura veloce inconsapevole che un soldato l'aveva intravista da lontano.

Compiendo rapide falcate, la ragazza si addentrò nel fitto bosco schivando più volte le fronde che sporgevano sul sentiero. Nulla venne tralasciato dal suo sguardo: dalle macchie sui sassi ai rami spezzati. L'impazienza le pulsò nelle vene mentre cercò senza sosta un indizio che l'avrebbe portata a lui. Notando un debole vapore alla sua destra accelerò il passo, e si fermò di scatto scorgendo alcune impronte impresse sul terreno arso dal fuoco. Sorrise entusiasta per la scoperta, e senza pensarci due volte seguì le orme ancora fumanti fino ad arrivare a una grande radura verdeggiante, poco lontana dalla Foresta delle querce. Alcune spighe di grano crescevano timide accanto ai papaveri e ai garofani selvatici, cresciuti in simbiosi con i lunghi ciuffi d'erba. Era circondata da un insolito silenzio, e nemmeno una foglia degli alberi limitrofi alla radura si stava muovendo. Spettatori immobili in attesa di assistere allo scontro. Non c'era traccia del drago, ma percepì nell'aria un odore di bruciato farsi sempre più intenso.

Piegando in avanti il braccio, fissò l'arma che teneva in mano. Sfiorò con un dito i solchi metallici del fodero in argento, che ricordavano le venature del legno. Un profondo respiro e poi estrasse con lentezza la spada dalla custodia metallica facendo attenzione a non ferirsi. Il suo volto si riflesse nella lama rilucente e priva di graffi mentre le scorreva l'adrenalina. Era la prima volta che impugnava una spada eppure sentiva che era una parte di lei. Un binomio di cui non poteva farne più a meno. Vibrò l'arma fendendo l'aria, e cambiando più volte direzione sfiorò con la lama la superficie del prato.

Sebbene il tocco fosse leggero, non riuscì a risparmiare nulla: le spighe caddero al suolo, i petali dei papaveri vennero trasportati dal vento prodotto dall'arma, e i ciuffi d'erba si sparpagliarono in più direzioni. Riprendendo fiato, si guardò intorno e osservò gli steli tranciati. Una lama davvero affilata pensò fra sé abbassando la spada. A piccoli passi proseguì ad avanzare tenendo ancora più saldo il pomello d'argento dell'arma rimanendo vigile a ogni falcata che compì.

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La Fenice del vento - Sussurro di LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora