Capitolo 8: la sala da ballo- 1° parte

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 6 novembre 495, anno della Lira

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 6 novembre 495, anno della Lira.

Un solo giro di chiave fu tutto ciò che gli servì di fare per accedere all'appartamento numero duecentocinquantatré. Ruotando la maniglia verso il basso, Ademaro spalancò la porta. Insieme a Brancaleone camminò spedito nello stretto corridoio raggiungendo dopo pochi secondi la camera della Selindovia. Corrugando la fronte si guardò intorno. Non c'era un singolo cassetto chiuso. Perfino le ante dell'armadio erano aperte, e le coperte del letto appallottolate su un angolo del letto. Dovunque disordine e oggetti infranti.

«È stato un solo soldato a creare questo trambusto?» commentò sconcertato.

Nel respiro seguente, il mantello scarlatto arricciò le labbra disgustato. Non era così che andava fatto un sopralluogo. La sentinella non meritava un rimprovero per essere stata spietata. Bensì si era guadagnata il licenziamento per aver agito con inaudita crudeltà. Quanto prima avrebbe incaricato il vice capitano di cacciare l'uomo dalla scuola.

«Sì. Il capitano ha scelto una guardia puntigliosa per eseguire l'ispezione» gli mentì con disinvoltura osservando compiaciuto il disastro. Era più di quanto si aspettava di vedere in cambio di tre monete d'oro.

«L'ha scelto il capitano?» inarcò verso l'alto un sopracciglio per poi corrugare la fronte. «Che io sappia Armando è partito tre giorni fa per partecipare a una parata militare. Dunque come poteva incaricare quella sentinella se è a Luesor?»

Il barone scrollò le spalle. «Volevo darti una mano. Ho pensato che questo fosse un valido incentivo per spronarla a ritornare nel suo sudicio borgo.»

«Ci penserò io a indurla ad andarsene! Ma con i miei metodi, non certo con questi stratagemmi ripugnanti» sbottò infuriato. «Guai a te se ti intrometterai ancora» lo minacciò infuriato.

«Va bene, va bene. Ho recepito il messaggio» sbuffò serrando le dita di una mano fino a formare un pugno. Un giorno gli avrebbe mostrato le conseguenze per averlo sottovalutato.

Scavalcando i cumuli di vestiti e di disegni sparsi sul pavimento, il conte si avvicinò alla scrivania e fece un sorriso sbieco prima di afferrare la collana di Noemi. Dopo averla messa nella tasca destra del mantello udì una voce alle sue spalle.

«I tuoi metodi non sono poi così diversi dai miei» lo punzecchiò il barone incrociando le braccia al petto.

«La prendo solo in prestito. Di certo non la distruggo» gli rilanciò la frecciatina facendogli un breve cenno con la mano. «Andiamo. Qui è tutto a posto. Non c'è nessun libro proibito.»

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La Fenice del vento - Sussurro di LunaWhere stories live. Discover now