Capitolo 30: sapore di antico- 2° parte

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Ademaro si limitò ad annuirle

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Ademaro si limitò ad annuirle. Di tanto in tanto le rivolse delle occhiate veloci. I canti dei merli ripresero a echeggiare intorno a loro, tuttavia le labbra della fanciulla rimasero serrate per tutto il tragitto. Trascorsa mezz'ora, i due giovani arrivarono di fronte alla scuola del Sole. Le guardie, poste a sorvegliare l'ingresso, non ci misero più di due secondi ad agire. Premendo con forza le mani sulle sbarre di rame, si affrettarono a spalancare le ante del cancello.

Non appena scese da cavallo, il conte rivolse qualche parola alla Selindovia prima di allontanarsi. «Avviserò il preside che oggi siete esonerata a partecipare alle lezioni del pomeriggio. Non scordatevi di portarmi domani mattina la colazione.»

Camminando con andatura veloce, il mantello scarlatto si affrettò a entrare nel giardino privato. Dopo aver lasciato alle spalle una manciata di metri si sedette su una panchina. Averle concesso un pomeriggio libero è più che equo come risarcimento pensò fra sé accavalcando le gambe. Il senso di colpa però gli rimase incuneato nel cuore facendolo sprofondare in una spirale di dispiacere.

 Il senso di colpa però gli rimase incuneato nel cuore facendolo sprofondare in una spirale di dispiacere

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Appena entrò in camera, Noemi si sdraiò sul letto respirando con affanno. Tremando come un foglia, si augurò che il conte non la trascinasse più in situazioni pericolose. Era in procinto di afferrare un libro dal comodino quando avvertì un leggero prurito sulla spalla. Si tolse dapprima la giacca. Un attimo dopo si sbottonò la camicia mettendosi di fronte allo specchio del bagno. Nel punto in cui era stata sfiorata dall'artiglio del drago la pelle era arrossata. Ciononostante non c'era alcuna traccia di sangue sul piccolo graffietto. Tirò un sospiro di sollievo. Nel battito di ciglia seguente si incupì all'istante. Impiegò solo una manciata di secondi per afferrare dall'armadio un vestito color indaco. Molti di meno le occorsero per uscire dall'appartamento.

Approfittando che tutti gli studenti erano a lezione, e che le guardie russavano nel corridoio entrò in biblioteca in punta di piedi. Tenendo le braccia conserte fissò lo scaffale dei volumi proibiti sperando che una sfera scintillante facesse la sua comparsa. L'attesa si protrasse per alcuni minuti. Poco prima di voltarsi verso l'uscita, il mobile si spostò di lato. Solo allora tirò un sospiro di sollievo entrando nel passaggio. Dopo una manciata di secondi raggiunse la stanza segreta, e compiendo un profondo respiro si sedette di fronte al libro magico.

«Prima che mi rimproveri per essere venuta qui, vorrei dirti che...» la ragazza si fermò di colpo a parlare, intravedendo un fascio di luce fuoriuscire dal volume magico.

«So che cosa vuoi chiedermi, e non occorre che mi riveli il motivo che ti ha spinta a giungere al mio cospetto. Ne sono al corrente. Prima di rispondere ai tuoi quesiti, vorrei porti due domande. Hai pronunciato qualche parola insolita di fronte al drago che hai incontrato nel concorso? Per caso hai fatto lo stesso con l'esemplare feroce che hai affrontato stamattina?»

La ragazza scosse diverse volte la testa. «No. Li ho solo fissati negli occhi. Come mai me lo hai chiesto?»

«Era come supponevo. Inconsapevolmente hai lanciato a entrambi un incantesimo. Soltanto il primo non è stato in grado di respingerlo. La catena che lo legava gli aveva inibito tutti i suoi poteri. Invece l'esemplare che hai incontrato oggi, non solo ha annullato senza difficoltà la tua magia. Ti ha perfino ha lanciato un incantamento d'ipnosi. Devi essere prudente se incontrerai ancora quelle creature. Non le dovrai mai fissare a lungo negli occhi perché non sei ancora in grado di respingere i loro attacchi. A differenza degli esseri umani, i draghi avvertono se una persona ha dentro di sé la magia. Se si trovano di fronte a qualcuno che potrebbe sconfiggerli non esitano a usare i loro poteri.»

«Come potrei mai essere una minaccia per quei bestioni?»

«Lo sarai. In futuro, lo sarai. Presumo che non sei venuta qui solo per fare due chiacchiere, dico bene?»

«Sì, è così. Mentre lo stavo fissando ho percepito che mi parlava con il pensiero.»

«Che cosa ti ha riferito?»

«Che i miei poteri sono miseri, e che farei meglio a non allenarmi più. A suo avviso rimarrò sempre al primo livello» gli riferì avvilita.

«Mia cara, i draghi neri sono menzogneri e non sarà di certo qualche frase a scoraggiarti.»

Le parole del libro la confortarono in un istante, e le venne l'impulso di sorridere. Non ebbe il tempo per rallegrarsi. Dopo qualche attimo arricciò le labbra avvertendo una fitta di dolore alla spalla. Era così intensa che non poté fare a meno di distendersi sul pavimento per riprendere fiato.

«Cara, ti senti bene?» le chiese con apprensione. «Non hai un bel colorito. Dovresti recarti in infermeria» le consigliò un attimo dopo.

«Non preoccuparti. Ho solo un piccolo arrossamento. Fra qualche giorno mi passerà» gli rispose alzandosi in piedi per poi dirigersi nel passaggio segreto.

Una volta ritornata in camera, Noemi si affacciò alla finestra puntando lo sguardo al cielo stellato. «Mamma, papà» le tremarono le labbra mentre fissò una stella luminosa pulsare con intensità. «Oggi il libro mi ha rivelato un segreto» lo bisbigliò piano permettendo a una lacrima di scivolarle sulla guancia. «In futuro sarò in grado di sconfiggere quelle odiose creature. Non vedo l'ora che arrivi quel giorno per potervi vendicare. Quando sarò più forte darò loro la caccia affinché nessuna famiglia venga più spezzata dai loro artigli. Vi voglio bene» premette due volte la bocca sul palmo della mano per poi soffiare forte immaginando che i baci spiccassero il volo raggiungendo i suoi genitori. Il tempo di compiere un respiro, e poi richiuse le ante della bifora.

Mentre si avvolse nelle coperte, immaginò a occhi aperti un mondo senza più minacce, privo di guerre e di creature feroci. Si addormentò sorridendo a un futuro migliore mentre il sonno la cullò con sogni meravigliosi. Tuttavia bastò una fitta intensa a riportarla alla realtà. Contorcendosi dal dolore, si svegliò di soprassalto. Afferrando la candela appoggiata sul comodino osservò la vestaglia che indossava, e si preoccupò di vedere delle tracce scarlatte anche sulle lenzuola. Quando si mise di fronte allo specchio impallidì. La spalla non solo era arrossata, il piccolo graffio sanguinava copioso. Varcando la soglia del bagno immerse un fazzoletto nella brocca d'acqua appoggiata sul lavandino. Trattenendo il fiato tamponò la ferita.

Non le importò più di dormire. Per tutta la notte rimase affacciata alla bifora augurandosi che la brezza primaverile la distraesse dalle fitte, che minuto dopo minuto pulsarono in sincronia con le stelle. 

La Fenice del vento - Sussurro di LunaWhere stories live. Discover now