Ora lui e in seguito toccherà anche al biondo. Non perdonerò e non lo lascerò impunito. Non ora che tutto questo potere mi è stato concesso, non finché lo psichiatra mi continuerà ad appoggiare concedendomi di condurre a termine le mie vendette, una ad una, tutti quanti subiranno la stessa fine.

Lo aggirarono posizionandosi dietro di lui e uno di loro prese una frusta posta ai piedi della colonna, sentì le sue urla soffocate dal panno, a ogni colpo vidi le sue mani stringersi attorno alle manette, chiudere gli occhi con forza ed emettere un urlo soffocato dopo l'altro.

Vidi il suo corpo contrarsi ogni qualvolta la frusta sfiorasse la sua pelle, mi posizionai meglio sulla sedia e non distolsi lo sguardo da lui neppure per un istante, continuarono a colpirlo senza pietà e con tutta l'energia che risiedeva nelle loro braccia, si alternavano in continuazione mantenendo la stessa potenza, riuscì a scorgere le gocce di sangue che lentamente cadevano a terra, frutto della pelle lacerata.

La pelle che quel giorno mi bruciò a ogni suo contatto con il mio corpo, ora stava morendo davanti a me, su mia richiesta, sotto il mio potere.

Una lacrima gli scese sulle guance seguita da un'altra e un'altra ancora, nonostante cercasse di smettere, il dolore che gli stavano infliggendo andava oltre il suo controllo.

Inspirai ed espirai quella scena sentendomi bene con me stessa, finalmente uno dei mostri del mio passato stava soffrendo davanti a me, per causa mia e su mia volontà.

Gettarono la frusta a terra e uno di loro liberò le manette facendolo cadere a terra senza forze, mi voltai velocemente verso lo psichiatra che mi annuì invitandomi a continuare a guardare senza preoccupazioni, mi girai nuovamente verso di loro e li vidi mentre lo rilegavano ma, questa volta, tenendolo inginocchiato a terra.

Uno dei due uomini nudi si mise sotto al moro mentre l'altro lo prese di peso alzandolo di poco, l'uomo a terra prese in mano il suo peccato e lo posizionò diretto verso il mio mostro mentre il secondo lo fece cadere spingendolo con forza.

Strinse le manette nel momento stesso in cui quella caduta lo lacerò, l'urlo che prima veniva soffocato dal panno ora riuscì a sentirlo più forte, più sofferente e agghiacciante.

Nello stesso istante in cui a impedirgli di cadere a terra erano solo le manette che stringeva con forza, il secondo uomo si mise dietro di lui ed entrò senza chiedere alcun permesso o esercitare alcuna forma di dolcezza, assistei al dolore di quella bestia trasformarsi in un pianto senza eguali.

Iniziarono a muoversi dentro di lui con forza e senza concedergli neppure un attimo di pace, entravano ed uscivano con noncuranza colpendolo con le mani e graffiandolo appositamente con le unghie.

La sua testa cedette a tanto sforzo e non lo vidi più rialzarla, per un attimo pensai che fosse svenuto ma le mani ancora stringevano con forza le manette non lasciandole dall'inizio di questa tortura.

Lo psichiatra si allontanò un attimo prendendo un bicchiere grande di acqua e si avvicinò gettandogliela addosso, gli prese il volto fra le mani alzandolo per poi colpirlo con forza e buttare il bicchiere per terra.

Mi alzai e mi avvicinai di poco a loro osservando meglio i lividi sulla sua pelle e i movimenti bruschi che continuarono ad attuare senza sosta.

Si fermarono, si alzarono e si scambiarono di posto continuando il loro lavoro, sembravano delle macchine, non si chiesero il perché e neppure cercarono di ribellarsi a tale ordine, al contrario, effettuavano ciò che gli venne richiesto con totale volontà e senza alcun risentimento.

<Basta.> affermai guardando lo psichiatra <Perché? Lui ha avuto pietà di te?> domandò lui guardandomi negli occhi <No, ma io->

<Tu niente Diamond. Soffrirà e proverà l'atrocità delle sue azioni.>

Mi voltai verso il moro che, ormai senza forza, non stringeva neppure più le manette, non sentì più le sue urla e neppure i suoi lamenti <Che senso ha torturare un'uomo svenuto?> domandai avvicinandomi ulteriormente allo psichiatra che non mostrò alcun segno di pentimento, anzi, mi sembrò che tutto ciò fosse più per lui che per me.

<Questo è solo l'inizio.> affermò per poi fare segno ai due uomini di alzarsi, fecero ciò che ordinò e si allontanarono di poco dalla loro vittima, lo liberarono dalle manette facendolo cadere a terra e gli tolsero il panno dalla bocca <Risvegliatelo con dell'acqua gelata.>

Uno di loro andò e portò un secchio di acqua con tanti cubetti di ghiaccio all'interno, si avvicinò al moro e gliela versò addosso.

Quest'ultimo si rialzò di scatto iniziando ad emettere molti versi di lamento, mi posizionai davanti a lui <Sbaglio o avevi detto che non saresti mai caduto ai miei piedi?> non ricevetti alcuna risposta, solo un pianto disperato e la vista di un'uomo rannicchiato a terra con la mano sul basso ventre, sicuramente con un dolore pelvico terrificante.

Ancora ricordo quel dolore, quella sensazione orribile di chi aveva appena superato il più orrendo avvenimento nell'umanità, la sensazione di bruciore, il desiderio di volerlo accoltellare per poi stringerlo e gettarlo il più lontano possibile. So come ci si sente e non seppi se ciò che avevo appena effettuato fosse stata la giusta azione da compiere in questa circostanza oppure se la mia reazione di vendetta fosse stata brutale, senza pietà.

I due uomini si avvicinarono nuovamente a lui e lo sollevarono reggendolo in piedi dinanzi a noi, <Ha pianto, ha urlato, è stato macchiato del piacere di terzi, si è inginocchiato "volontariamente" e ora odia se stesso, ma questa non è la conclusione, vorrei aggiungere un'ulteriore punto alle tue richieste: condurlo alla perdita dell'arma con la quale ti condusse a un simile tormento.>

Lo guardai non capendo a cosa si stesse riferendo e, per un attimo, con il timore di ciò a cui stava pensando, fece segno a un altro uomo di avvicinarsi e così fece, si avvicinò prendendo in mano un coltello e posizionandosi di fianco al moro.

<Puoi anche non assistere.>
<No, voglio vedere ogni cosa che farai.>

Mi sorrise per poi fare cenno all'uomo di procedere. Avrei potuto fermarli, essere la salvezza di quell'uomo ormai debole e senza forze di fronte a me, ma qualcosa dentro di me continuava ad invitarmi a continuare, a non essere più debole e a non aver pietà di un simile mostro.

Molto probabilmente io non fui neppure la prima, sicuramente effettuò lo stesso fatto anche ad altre, donne che non hanno avuto il potere per condurlo a una simile situazione, per farlo inginocchiare e averlo alla loro mercé.

L'uomo pose il coltello davanti ai testicoli, sotto al pene e iniziò a tagliare, cercai di tenere gli occhi aperti ma non ci riuscì, nel momento stesso in cui un urlo pervase quel luogo e il sangue iniziò a colare senza sosta, chiusi gli occhi stringendoli e voltandomi dall'altra parte.

Mi sentii orribile, orrenda ad aver acconsentito a un simile gesto, iniziai a tremare all'udire di quelle urla strazianti che si conclusero con il silenzio, espirai ed inspirai con un brivido che mi percorse tutto il corpo, mi voltai verso la sua direzione e lo vidi, giacente a terra nel proprio sangue e con una parte di sé posizionata di fianco a lui, lontana dal suo corpo.

Chiusi la bocca con le mani e lo guardai con gli occhi lucidi.

Non riuscì a credere che la causa di tutto ciò fossi stata io, annebbiata dalla vendetta e bramosa di dar sfogo a questa rabbia, divenni non più solo una carnefice bensì l'impersonificazione della volontà di Satana stesso.

Guardai lo psichiatra che si mise tra me e lui <O morirà dissanguato o bruciato. A te la scelta.>
<C-cosa..>
<Scegli. O sarò io a scegliere.>
<Dobbiamo portarlo in ospedale.>
<Certo, e cosa dirai alla polizia?>
<Dobbiamo salvarlo!>
<Scegli Diamond One. Scegli.>

Lo guardai incredula e feci alcuni passi indietro <Io non sceglierò proprio nulla.> lo vidi sorridere per poi voltarsi verso uno dei suoi uomini <Porta la benzina.> affermò per poi tornare a guardare me.

<Sei cosciente di ciò che stai facendo? Io volevo vendicarmi non ucciderlo!.>
<Complimenti Diamond, ora non vige più solo un rapporto professionale fra di noi, in questo momento sei divenuta parte di questo mondo. Della frazione a me appartenente.>

Lo guardai confusa <A te?>

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