Diamond 38

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<Charles è mio padre. E sempre lo sarà.> nei suoi occhi vidi amore e stima, due sentimenti dei più puri al mondo riposti verso l'uomo che più ho detestato sin dall'inizio di questo nuovo capitolo della mia vita.

Non avrei mai immaginato che vi fosse un simile legame tra loro. All'inizio pensavo che fossero solo colleghi, uomini su gradini diversi, pedine in un grande gioco.

<Non lo sapevo...>

<Ora lo sai.> affermò Luke.

<E sai anche perché è fondamentale che questa storia si concluda senza che lui subisca danni, cos'altro ti ha detto Peter?> nella voce dell'avvocato rilevai preoccupazione, una preoccupazione che andava oltre il suo ruolo professionale, era un padre in ansia per il destino del figlio, se così si può considerare.

<Niente, quello che vi ho detto. Ho una settimana e se non ti consegno allora uccideranno Luke. Ah sì, dimenticavo, devo anche dirgli sempre tutto sul telefono che mi ha dato.>

<Dov'è questo telefono?> domandò lo psichiatra, indifferente a tutto ciò che era accaduto fino ad allora. <È rimasto nella clinica.>

<Dovevi darmelo dall'inizio.> a lui? Ma cosa voleva ora? Per tutta la serata, aveva pronunciato a malapena una manciata di parole, e ora pretende.

<Dartelo? Perché? Che avresti fatto? Lo avresti chiamato prenotando un appuntamento da 10 minuti?>

<Errato, lo avrei affidato al König per poter escogitare una soluzione efficiente.> aveva ragione, con il telefono potevamo facilmente manipolare Peter. <Certo, e farci uccidere tutti.> sì, non gli avrei dato ragione, anche se l'aveva.

<Lo psichiatra ha ragione, quel telefono è una miniera d'oro. Penseremo a una soluzione e ti tireremo fuori da tutto questo senza che ti faccia male.> io? È Luke a cui faranno del male, non a me, o almeno credo.

<Va bene, pensate e in fretta.>

<Qualche altro ordine signorina One?> domandò sarcastico Luke sorridendo e guardando suo padre che ricambiò <Divertente.> alzai gli occhi al cielo per poi girarmi verso lo psichiatra che continuava a fissarmi, è l'unico che sentii indifferente a tutta questa situazione. Ammetto che da sempre lo è stato, ma non avrei mai immaginato che fosse freddo anche nei confronti dei suoi amici, o perlomeno, penso lo siano.

Si alzò, prese la sua bottiglietta di vodka ed uscì, andando a sedersi in giardino. Lo potei vedere grazie all'enorme vetrata di fronte a noi. <Perché se n'è andato?> domandai continuando a guardarlo. <Perché non vai a chiederglielo? Siete molto vicini, a quanto ho capito.> in effetti, Luke aveva ragione. È il mio psichiatra; perché non andare da lui e parlargli? Era questo il mio obiettivo sin dall'inizio di questa serata e ora si è presentata l'occasione perfetta. <Hai ragione.> affermai, per poi prendere il succo d'arancia che mi aveva portato e dirigermi verso la vetrata. La aprii varcando la soglia e dirigendomi dallo psichiatra.

Il giardino era completamente illuminato da piccole luci appese agli alberi. Al centro, tre divani grigi erano disposti uno accanto all'altro, creando un quadrato aperto perfetto. In mezzo a questo quadrato si trovava un fuoco basso, che riempiva il centro di una cornice bianca. Mi sedetti di fronte allo psichiatra, bevendo il succo. <Questa villa è molto bella.> ma seriamente, Diamond? "Questa villa è molto bella"? Non potevi trovare una frase migliore per iniziare la conversazione?

<Sì, ne sono consapevole. Perché sei qui, Diamond?> vidi le sue iridi ambrate voltarsi verso di me. <Per parlare con il König.> affermai con la massima sicurezza che potei trasmettere.

<Ritieni sia un'idea brillante mentire a uno psichiatra?>

<Non sto mentendo.> okay, sì, sto mentendo, ma non può provarlo. È uno psichiatra, non un mago.

<Va bene, supponiamo che tu stia realmente dicendo la verità. Perché ti sei diretta a casa mia invece di quella di Charles?> complimenti, Diamond. Ora trova una risposta intelligente e evita di essere scoperta come sempre.

<Perché è stato più facile trovare la tua che la sua.>

<Possiedi un telefono, c'è Google e la possibilità di scoprire l'indirizzo di uno degli avvocati più rinomati in Brasile. Al contrario, il mio è introvabile. E, in tale situazione, la domanda mi sorge spontanea: con quale mezzo mi hai seguito?> uno è un avvocato con nome e cognome, l'altro uno psichiatra di cui si conosce solo il numero con cui lavora. Ovviamente è più facile trovare l'indirizzo del primo, Diamond. Che stupida... E ora cosa gli avrei dovuto dire? Non potevo certo raccontargli di come mi sono nascosta nel suo bagagliaio per tutto il tragitto.

<Me l'hanno riferito.>

<Chi?>

<Non posso dirtelo.> nessuno, sei stato tu a portarmi qui.

<Perfetto, in questo caso, richiederò il licenziamento di tutti i dipendenti del tuo piano.>

<Cosa? Perché?!> che torto avevano quei poveri uomini che semplicemente stavano lavorando per poter sfamare le proprie famiglie.

<Ritengo necessario lavorare in un ambiente basato sulla fiducia. Se hanno riferito a te la mia posizione, potrebbero riferire ad altri qualcos'altro. E non è possibile nella nostra professione.> certo, i signor nessuno che lavorano per il bene pubblico, stabilendo appuntamenti da 10 minuti.

<Non è stato un dipendente a dirmelo.>

<In questo caso, riferisci la verità. Sono uno psichiatra in grado di analizzare chiunque si trovi di fronte a me. Afferma la verità o non avrai la coscienza pulita a partire dal mattino seguente.> lo vidi prendere in mano la bottiglietta di vodka e bere, rilassandosi sul divano. Se c'era una persona capace di rimanere calma nonostante stesse minacciando di licenziare persone innocenti, era lui. È strabiliante il suo menefreghismo.

<E a te non importa neanche più di tanto a quanto vedo.>

<Assolutamente nulla.> bevve di nuovo non distogliendo lo sguardo dalle mie iridi <Come puoi essere così senza cuore?>

<La vita.> affermò, per poi alzarsi e guardarmi dall'alto. <Quando avrai finito, raggiungici all'interno. Dormirai qui questa notte, al mattino ti accompagnerò in clinica.> disse, dirigendosi verso la vetrata dalla quale eravamo usciti, senza lasciarmi il tempo di rispondere.

Come poteva quest'uomo controllare le sue emozioni così bene? È impossibile che nulla lo riesca a toccare. Freddo come il ghiaccio, non riesco a concepire come possa essere uno psichiatra, come possa aiutare, a far stare meglio, persone delicate che hanno bisogno di sostegno psicologico e morale. Lui è l'uomo più indifferente e menefreghista che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita.

The PromiseWhere stories live. Discover now