Diamond 1

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Ama, ama follemente, ama più che
puoi e se ti dicono che è peccato ama
il tuo peccato e sarai innocente.
William Shakespeare

<Lui è il caos e tu la tranquillità. Lui è la sua distruzione e tu la sua salvezza, promettimelo Dia, promettimi che lo cercherai e lo guiderai, promettimi che lo amerai, che lo sposerai. Promettimelo.>

L'uomo che 10 anni fa mi aiutò a fuggire da quella che era la mia condanna, ora stava raggiungendo l'aldilà davanti a me. Mi sentii impotente a quella vista, priva di forze per reagire, senza controllo su ciò che stava avvenendo.

Controllo, una parola che nascondeva la mia più grande ossessione, avere tutto nelle mie mani, senza sorprese o incidenti, tutto sotto controllo.

Riuscii solamente a muovere le labbra ed emettere il suono di una parola: <Prometto.> strinsi le sue mani nelle mie, gelide e prive di vita, guardai i suoi occhi celesti chiudersi dinnanzi a me, alleggerì la presa sino ad abbandonarla del tutto, sino ad abbandonare me.

Non riuscii a percepire più nulla, la mente divenne offuscata e la vista lentamente mi iniziò ad abbandonare, è morto, è davvero morto? Non riuscii a crederci, non poteva essere avvenuto realmente.

<Signorina Diamond, la prego si sposti indietro> sentii la voce dell'infermiera che, nonostante fosse posta a pochi metri da me, mi parve lontana <No!> le urlai d'istinto per poi avvolgere Ryan Knight in un ultimo abbraccio.

Ryan Knight è il più anziano della famiglia Knight. Lo conobbi all'età di 10 anni nel momento in cui fece visita al mio orfanotrofio, ricordo benissimo quel giorno: era il 7 luglio, il giorno del mio compleanno. Sulla soglia del portone principale vidi un uomo, alto e robusto, vestito con una camicia bianca che gli definiva i muscoli e le gambe fasciate da dei pantaloni abbinati alla giacchetta nera elegante.

Le scarpe parevano lucide al contatto con i raggi del sole mentre i suoi occhi si fondevano con il cielo rimarcando un azzurro unico e raro. I capelli formavano un miscuglio fra il bianco della neve e il grigio delle nuvole, quest'ultime lo circondavano da dietro sottolineando la sua autorità e il suo potere. Mi alzai da terra e lo guardai meglio, si appoggiava su un bastone, nonostante il corpo ben allenato, potei scorgere benissimo l'avanzata età dalle rughe che il suo volto presentava con raffinatezza ed eleganza.

Mi avvicinai e lo guardai negli occhi <Io sono Diamond One, e tu chi sei?> strinsi fra le mani il peluche, una sensazione di ansia mi accolse d'un tratto, non riuscii a giustificare le sensazioni che provai, quell'uomo riuscì a infondere in me terrore e ansia solo guardandomi <Ma ciao principessina, io sono Ryan.> la sua voce era profonda e rude, mi accarezzò la spalla sorridendomi, mi sentii gelare sul posto. Come poteva un uomo trasmettere un simile effetto a una bambina?

<Diamond! Mi scusi è una bambina molto vivace.> la sorvegliante, anche se all'apparenza sembra fredda e dura, è molto gentile e affettuosa, è stata lei ad accogliermi all'orfanotrofio quando, con solo qualche ora di vita, mia madre mi abbandonò qui fuori, davanti al cancello, nel freddo e nel buio di quel lontano 7 luglio del 2000.

All'orfanotrofio, tra qualche litigata, qualche strappo di capelli e l'altro ci volevamo tutti bene. Mi diressi in giardino a giocare con gli altri bambini quando, in seguito ad alcuni minuti, la sorvegliante mi chiamò <Diamond, vieni con me.> ci dirigemmo su in camera e mi fece sedere sul letto, dall'espressione sul suo viso potei intuire che non sarebbe stata piacevole quella conversazione.

<Il signor Ryan>
<L'uomo grande e con gli occhi cielo?> la interruppi dopo poco, ansiosa di mettere in mostra le mie discutibili doti di memoria <Sì, Dia, lui.> si mise in ginocchio per potermi guardare meglio negli occhi e mi strinse le mani prima di proseguire <È venuto qui per portare con sé qualcuno che lo renda felice, qualcuno che gli faccia dimenticare la solitudine in cui vive, è venuto qui per adottare un bambino Dia, e...> fece una lunga pausa prima di continuare <vuole adottare te piccola mia.> mi accarezzò la guancia aspettando una mia reazione <E perché sei triste? Finalmente avrò una famiglia, no?> non capii il motivo di tanta tristezza nei suoi occhi, io ero felice, qualcuno mi aveva notata, finalmente qualcuno mi voleva.

<Dia, la famiglia Knight è una delle famiglie più influenti che esistano al mondo, non sarà facile vivere con loro. Ti volevo dare questo> si tolse la collana dal collo e la mise sul mio <se vorrai andare con lui, voglio che tu la indossi sempre, voglio che ti ricordi che avrai sempre qualcuno su cui contare qui.> si alzò e mi diede un bacio sulla fronte, toccai la collana e la guardai bene, era a forma di rosa, tutta argentata, brillava al contatto con i raggi del sole che entravano dalla finestra <La indosserò sempre, te lo prometto.>

Ancora oggi, all'alba dei 20 anni, non ho ben capito da cosa volesse avvertirmi. Dopo tutti questi anni Ryan è stato più che solo "l'uomo che mi adottò", Ryan divenne mio padre. Il padre che non ho mai avuto o, per meglio dire, che non ho mai conosciuto.

Il 7 luglio 2000 persi una madre e un padre, oggi, 7 luglio 2020 ho perso il padre, colui che mi ridiede la vita e che mi insegnò cosa volesse dire avere una figura paterna al proprio fianco, avere un genitore che ti ama.

Lui mi aiutò a rinascere e io lo ripagherò mantenendo la promessa fatta.

Mi guardai allo specchio, passarono alcuni giorni da quell'orribile 7 luglio. Mi avvicinai e osservai le mie iridi, erano di un verde così intenso, non le avevo mai osservate da così vicino, parevano un miscuglio di colori, un'opera d'arte senza eguali, "gli occhi cangianti" li chiamavano. Abbassai lo sguardo sulle mie labbra rosse e carnose, in tinta con le guance rosee e in contrasto con i capelli ramati, papà mi ripeteva in continuazione che gli ricordavano le rose delle più caldi estati, a me invece riconducevano al sangue. Presentavo una corporatura abbastanza muscolosa per via dei 3 anni di militare al quale papà mi fece iscrivere, "un giorno mi ringrazierai" era ciò che mi diceva sempre alla fine di ogni chiamata passata a lamentarmi, ed erano tante. Misi il cappotto nero sopra al vestito del medesimo colore che avevo indossato poco prima, odiavo vestirmi elegante eppure a papà piaceva, per questo oggi feci un'eccezione. Abbinai il tutto a delle scarpe da ginnastica e a un foulard per poi uscire ed avviarmi verso la macchina.

Oggi ci sarebbe stata la cerimonia di sepoltura di mio padre, oggi avrei detto addio al mio salvatore.

Iniziarono a gettare la terra sopra la bara, prima andò Black Knight, l'unico figlio di Ryan, seguito da Xavier, figlio di Black e nipote di Ryan. Fu la prima volta che li vedi, papà mi tenne sempre lontana da loro, li considerava troppo "pericolosi" per me, mi ripeteva sempre "un giorno li conoscerai e capirai perché ti ho tenuta lontana, perché Eros se ne andò.".

Eros Knight... l'uomo verso il quale sigillai il mio destino senza conoscere né il suo volto e neppure la sua voce, legai ad egli me stessa promettendo di proteggerlo da qualsiasi male, promettendo di sposarlo.

Finalmente arrivò il mio turno, mi avvicinai alla terra, ne presi un po' con la pala e mi diressi davanti alla bara, una fitta al petto mi travolse in un attimo, lì dentro si trovava Ryan, si trovava mio padre. Gli occhi mi divennero lucidi, una lacrima dopo l'altra rigò il mio volto privandomi delle forze, gettai la terra a fatica e rimasi bloccata a guardarla, a guardarlo. Non riuscii a muovermi, sentii le gambe pesanti e tutti i sensi bloccarsi, nel giro di alcuni secondi tutto scomparve lasciando spazio solamente a me e ai miei ricordi.

Un uomo si avvicinò e mi aiutò a rimettermi al mio posto, di fianco a Black e Xavier. La cerimonia finì e io rimasi lì, l'unica seduta sulla tomba del più grande uomo che io abbia mai conosciuto.

The PromiseWhere stories live. Discover now