Diamond 18

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Ripresi conoscenza, aprendo gli occhi, e lo vidi di fronte a me, seduto, con lo sguardo fisso su di me. Sentii addosso quella forte tinta dorata. Inclinò appena la testa, senza mai distogliere lo sguardo.

<Cos'è successo?> chiesi, ancora sotto shock.

Lui non rispose, continuò a fissarmi, a tratti inquietante. <Come sta quella ragazza, Elisabeth?> domandai.

<Ti importa davvero?> chiese, con un tono che mi fece rabbrividire.

<Certo che sì.> risposi. Come poteva non interessarmi? Ho quasi perso la vita per salvarla.

<È stata trasferita in un'altra clinica.>

<Perché? Se sei uno psichiatra, perché non la aiuti come dovresti fare?> domandai.

Ci trovavamo nella clinica psichiatrica più famosa di tutto il Brasile, eppure l'hanno abbandonata.

Se avevano abbandonato lei, che chiaramente aveva bisogno di sostegno, cosa avrebbero fatto con noi altri? Cosa faranno con me? Mi lasceranno al primo crollo?

<Questa non era la prima volta, lei lo fa sempre e no, non è come pensi. Lo fa solo per attirare l'attenzione.>

<Stava per suicidarsi, S U I C I D A R S I. Sai cosa vuol dire?>

<Esattamente, per attirare l'attenzione.>

<Tu sei pazzo.> alzai gli occhi al cielo e mi sollevai in piedi, perdendo per un attimo l'equilibrio e risedendomi sul letto.

Lui rimase lì, di fronte a me, osservandomi senza muovere un muscolo, come se mi stesse analizzando.

<Cosa fai lì? Perché mi guardi in questo modo?> chiesi, infastidita dalla sua calma e freddezza nell'affrontare la situazione.

<Sto cercando di capire se sei veramente stupida come mi è sembrato oppure se sei semplicemente pazza.> rispose, incrociando le mani. Proprio in quel momento, un raggio di sole divise il suo volto a metà: una parte completamente illuminata e l'altra immersa nell'oscurità.

Una parte del suo volto rifletteva la sua innocenza e purezza, mentre l'altra rivelava l'oscurità della sua anima.

La prima era innocua, dolce e premurosa, come la parte di lui che mi aveva mostrato il primo giorno che ero arrivata qui. Era quella che mi aveva convinta a darmi una seconda possibilità e a mettere me stessa al primo posto.

La seconda era trasgressiva, potente e impetuosa, rappresentava il lato più spaventoso che mi teneva lontana da lui, portandomi a considerare i lati infernali della sua anima.

Lui era fuoco ma anche ghiaccio.

Lui era l'inferno ma anche il paradiso.

<Pazza? Vuoi che ti ricordi dove ci troviamo?> risposi con una smorfia e presi i vestiti puliti che erano sulla sedia.

<In una psichiatria, ma pensavo avessi bisogno di uno psicologo, non di uno psichiatra.>

<Io ho bisogno di pace, dottore.>

<Tutti ne abbiamo bisogno, Diamond.> affermò con una nota di nostalgia nelle sue parole, una nostalgia mai avvertita prima in lui.

<Cambiati e poi vai a mangiare qualcosa. Se rimani così sverrai di nuovo e non sarò sempre presente per salvarti.> disse prima di alzarsi e uscire.

<Non ti preoccupare, non ho bisogno di te.> risposi infastidita. Davvero pensava che fossi così fragile? Sono una militare.

Non sono mai stata fragile e non lo sarò mai.

Mi vestii rapidamente e aprii la porta, decisa a lasciare quella clinica. Non sarei rimasta un minuto in più qui.

Uscii lentamente e mi guardai attorno, accertandomi che non ci fosse nessuno. Poi mi diressi verso la cucina.

<Cosa ci fate qui, signorina?> disse una voce alle mie spalle. Mi voltai lentamente e la vidi davanti a me, la cuoca.

<Io... stavo solo andando a mangiare qualcosa in cucina.> mentii, sorridendo.

<Questo non è né l'orario di pranzo né quello di cena, signorina.>

<Lo psichiatra n. 7 mi ha detto che potevo venire qui a mangiare, dato che sono appena svenuta.>

<Tu sei quella ragazza pazza che si è lanciata dal tetto?>

<Posso mangiare o dobbiamo rimanere qui ancora per molto?> domandai, alzando gli occhi al cielo di fronte alla sua affermazione. Davvero ora tutti mi conoscevano come "la ragazza pazza che si è lanciata dal tetto"?

<La cucina è tutta sua, signorina. Io sono fuori orario, quindi dovrà cucinare per sé stessa.>

<Non si preoccupi, lo so benissimo.> risposi. Lo avevo capito dal fatto che lo psichiatra mi aveva detto di andare a mangiare senza specificare da chi.

Appena la cuoca se ne andò, entrai in cucina. Ricordavo bene che da lì era entrata una delle ragazze che avevano pranzato con me l'altro giorno così mi misi a cercare.

Una volta trovata la porta, la aprii ed uscii, trovandomi circondata dai profumi dei gelsomini e dalla bellezza della natura che riempiva lo stupendo giardino della clinica. Gli diedi il nome di "giardino dell'Eden" per sottolineare le sue caratteristiche paradisiache.

Lo attraversai rapidamente e mi diressi verso il portone d'ingresso, nascondendomi dietro un albero. Non potevo permettermi di farmi vedere dalle guardie; se mi avessero vista, mi avrebbero sicuramente riportata dentro la clinica.

Una delle clausole del contratto che avevo firmato il primo giorno prevedeva il divieto assoluto di lasciare la clinica. Se mi avessero vista, avrebbero sicuramente informato lo psichiatra. In quel momento, altro che angelo, avrei conosciuto il lato più oscuro della sua anima.

Dovevo uscire ma dovevo anche sopravvivere.

Mi slegai i capelli e corsi verso di loro, gridando: <GUARDIE! GUARDIE!> arrivai davanti a loro, col fiato corto. <Che succede, signorina?> mi chiesero. <Di là, di là> indicai con il dito un punto non definito. <C'è una rissa, stanno massacrando una ragazza!>

<Cosa?!> dissero all'unisono le due guardie, poi si precipitarono verso il punto che avevo indicato loro poco prima.

Ingenui.

Dopo che furono abbastanza lontani, scavalcai il recinto e corsi via, cercando di allontanarmi il più possibile.

I miei capelli sciolti seguirono le onde del vento, che sembrava spingermi, rendendo la mia corsa più veloce e libera.

Mi sentii come una bambina che scappava dopo aver fatto arrabbiare i genitori, come una ragazza normale che si allontanava da casa dopo un litigio.

Mi sentii libera e normale.

La mia destinazione? Luke.

L'unico che riuscì a farmi sentire quella spensieratezza che ormai da anni non mi accoglieva tra le sue braccia.

The PromiseWhere stories live. Discover now